mercoledì 27 marzo 2013

Verrai a trovarmi d'inverno, Cristiana Alicata

- Verrai a trovarmi d'inverno ? - le aveva chiesto, le labbra ancora vicine, la fretta ingenua della giovinezza. Ed era quella la prova d'amore dell'isola. Venire d'inverno. Quello l'abisso, la prova da superare, la dimostrazione infinita. 
Verrai a trovarmi d'inverno, Cristiana Alicata,
Hacca, 2011
Di cosa parla
In una piccola isola sperduta nel Mediterraneo, Pantelleria, più vicino all'Africa che all'Italia, troviamo Elena, romana, che sta facendo la riabilitazione: il suo corpo deve riabituarsi a fare il caffè, a guidare, a nuotare.
Elena vive sull'isola da pochi mesi eppure la sente già come casa sua; si sente tranquilla qui, con Gina e Liz, Peppone e Anita. L'estate sta per arrivare.
Ma sa che presto dovrà tornare a Roma, ad affrontare tutte le questioni lasciate in sospeso, prima che si schiantasse con la moto contro un muro.

Il motivo numero 1 per cui ho letto questo libro è stato la copertina: ho trovato affascinante una Biancaneve senza volto (nell'immagine non si vede ma nel libro c'è proprio un buco) che perde i pois del vestito. 
Il motivo numero 2 è che la casa editrice Hacca mi piace molto. 
Il motivo numero 3, il titolo. Perché proprio d'inverno ?

Cristiana Alicata
Ho letto comunque questo libro con piacere. 
L'ho trovato dolce e intrigante. 
E’ molto scorrevole, si lascia leggere tranquillamente. 
All’inizio c’è solo Elena, sull’isola, che capisci che sta nascondendo qualcosa, che c’è qualcosa che la tormenta, un’ossessione. 
Poi, poco per volta, Cristiana Alicata ce la fa conoscere meglio questa Elena che sembra un po’ matta: ci racconta la sua storia, la sua infanzia passata nel ristorante del padre, Giovanni, e dell’amico Aldo, con Mattia, quasi coetaneo. 
Più conosci Elena più non capisci cosa c’è che non va, cos’è che la turba. Perché lei è “a posto”, la senti parlare, la vedi muoversi, la vedi allegra con Liz e Gina (fantastiche), e ti domandi “perché è scappata?”. 
Ho letto il libro molto velocemente perché in certi punti ero proprio curiosa di sapere, quasi come se fosse un giallo. 
Cristiana Alicata è stata molto brava nel costruire la storia, il passato emerge pian piano, incastrato perfettamente con l’Elena del presente. 

Elena è un personaggio che mi piace. E’ una di quelle persone che vedi tutti i giorni, con cui parli sempre ma che non riesci a conoscere davvero. Ci sono persone fatte così, che costruiscono questa specie di barriera tra loro e il mondo, una sottile barriera che ti permette di sfiorarle ma non di toccarle. 
Tutto il libro è in prima persona, il punto di vista è quello di Elena. 
Il libro è semplicemente lei che racconta, è la sua storia raccontata suo modo, una persona che deve controllarsi perché le emozioni che ha dentro sono così complesse e potenti da bloccarla. 

Peccato che nel finale, secondo me qualcosa scricchioli. 
Non è più solo la storia di Elena.
Scopri talmente tante cose da rimanere disorientato. Rispetto al resto del libro, molto calmo, lento, dove ogni ricordo veniva sgocciolato piano piano, il finale è troppo veloce, troppo “rumoroso”. Mi è sembrato quasi di essere in una di quelle telenovelas sudamericane.
E’ come se Elena fosse stata sopraffatta dalla sua storia, e forse è così. 

Dimenticavo, questo libro parla d’amore. 
Di tutti i tipi d’amore, dell’amare, dell’essere amati, del non essere amati, dell’amore incondizionato, dell'essere respinti dall'amore, del desiderio d’amare, degli amori diversi e dell’amore che dovremmo provare verso noi stessi prima di tutto, dicesi accettazione. 
Però non è assolutamente sdolcinato (forse solo nel finale appunto).
Quale tra i tanti tipi d’amore è quello “che va bene”?
Esiste un amore “sbagliato”?
Si può dimenticare qualcuno che abbiamo amato?
Trovo perfetta la quarta di copertina:
- Siamo cresciuti così Elena. Ci hanno detto che quando siamo innamorati dobbiamo comprare una casa, fare dei figli e avere un cane sulla porta.
-Ma io non...
-Invece si. 
Nonostante il finale, mi è piaciuto.
E' un libro che ho letto tutto d'un fiato e che rileggerei, sopratutto per la storia tra il burbero Peppone e la moglie Anita (in apertura e chiusura) mi ha strappato un sorriso per la semplicità e la forza di questi personaggi, piccole comparse. 

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