domenica 29 aprile 2012

Sabato sera al cinema (venerdì pure): dai supereroi ai film francesi

The Avengers
Ieri sera sono andata al cinema. Brutta idea andare sabato sera, ma non c'erano alternative. Mi sono trovata in mezzo alla peggio gioventù under-diciottenne: ragazzine in pantacollant-canotta e basta, finti bulletti con capellino ed occhiali da sole, genitori annoiati nei parcheggi in un'attesa ambigua. Ho dunque preso la saggia decisione che la prossima volta dovendo scegliere tra il sabato pomeriggio dei bimbi e il sabato sera dei bimbi vestiti peggio sceglierò i primi.
Questo perchè Il film che ho visto era il film (nerd) evento del momento, ovvero The Avengers.
La mia conoscenza di comics americani è pari a quasi zero (ho solo letto qualche albo su capitan America), li ho conosciuti grazie ai films marvel. E dopo averli visti tutti (alcuni a forza, come quando quella volta decisero crudelmente di vedere anche "Thor" ahimè) non potevo non vedere anche questo, sopratutto dopo aver visto il trailer, dove Tony Stark sembrava averne per tutti, anzi dove sembrava sarebbe stato un "Iron Man e gli altri". E invece no. Tutti gli altri hanno retto benissimo, primo fra tutti il dr. Banner, aka Hulk. Lo stesso Hulk dei "due film, due schifi". Le scene epiche sono tutte sue, sopattutto sue, anche se nelle locandine è sempre l'escluso: la prossima volta lo voglio davanti, assieme a Tony e Thor. Ah, Thor, il tamarro. Me lo ricordo ancora, col suo martellone: " SONO THOR, IL FIGLIO DI ODINO, WAAAAARGH ". Eppure anche lui ha due o tre momenti validi. E su Tony nulla da dire, non delude, mai. Gli altri li conoscevo poco, anzi per nulla come la Vedova Nera e Occhi di Falco, ma hanno avuto i loro spazi. E Capitan America, beh, non è colpa sua, lui l'hanno disegnato così: secchioncello.
Vabbè, non voglio dilungarmi più di tanto perchè ho paura di dire boiate e che il primo vero nerd di passaggio mi insulti. Comunque: è stato un bel film, all'altezza delle aspettative, dei pareri letti qua e là, ci sono: azione, ironia, complotti intergalattici, NY distrutta per l'ennesima volta...epicness a palate. 
Le Havre ( " Miracolo " aggiunto da italiani incapaci)
Un sabato sera tutto il contrario del mio venerdì sera, in cui ho scelto di guardare un film agli antipodi della galassia marveliana, Miracolo a Le Havre: ambientato in Francia, regia di Kaurismaki, finlandese. Che dire. Anche di questo film ne avevo sentito parlare molto bene da chi l'aveva visto, amanti del cinema, intenditori, quindi mi aspettavo molto. Su mymovies addirittura danno quasi 4 stelline, almeno da parte della critica ( stessa critica ufficiale che a Avengers ha dato 2 stelline mezzo ). Eppure: mah. La critica ha paroloni molto gentili nei confronti di questo film, ma a me non ha entusiasmato così tanto. E' la storia di un lustrascarpe, Marcel Marx, ex bohemienne, che si trova alle prese con un bambino immigrato illegalmente in Francia. E' anche la storia di sua moglie, dei vicini, delle persone che incontra ogni giorno al bar, per strada.
Ho trovato questo film lento, pesante, grave, silenzioso. Non brutto o astruso, si capisce benissimo tutto, la storia è semplice e lineare, il messaggio è chiaro: aiutare il prossimo, grazie alla semplicità delle persone reali, vere. Ma per me manca qualcosa, il calore umano, l'ottimismo (anche se in film del genere quando c'è qualche personaggio ottimista è la volta che gli accade una disgrazia dopo l'altra), qualcosa che ti faccia dire col cuore "che bella storia". Perchè si è una bella storia, ma i personaggi non si lasciano andare, tengono i loro sentimenti per se, a te mostrano la loro maschera quotidiana, ti fanno capire che sono capaci di grandi azioni, che puoi fidarti, ma non si sbottonano, mai. Come la gente del Nord, d'altrone a Le Havre siamo molto a Nord. E emblema di tutto questo per me è il bambino, Idrissy ( se si scrive così): non sorride mai. 
Comunque, nota di demerito grande come una casa a chi ha deciso di aggiungere "Miracolo" al titolo originale, "Le Havre". Ti rovina il film perchè implicitamente sai già come finirà, sopratutto quando c'è una certa battuta. Perchè?

mercoledì 25 aprile 2012

Un classico del 25 Aprile

Lettere di condannati a morte della resitenza italiana
8 SETTEMBRE 1943- 25 APRILE 1945

Giovanni Battista Vighenzi (Sandro Biloni), 36 anni, nato a Rovato (Brescia), segretario comunale di Rodengo Saiano. Simpatizza con le SS tedesche e italiane per poter meglio organizzare la formazione di gruppi partigiani. Scoperto, combatte, ma viene catturato, seviziato e fucilato il 26 aprile 1945, poco prima che arrivasse anche qua la Liberazione.
Scrive a Liana, la sua fidanzata.
C'è una grande sete nel mio cuore, in questo momento, e una grande serenità. Non ti vedrò più Liana, mi hanno preso, mi fucileranno.(...)
Vieni soltanto di tanto in tanto, sulla mia tomba a portarvi uno di quei mazzettini di fiori campestri che tu sapevi così bene combinare. Addio, debbo salutarti, cara e tanto amata: non m'importa di perdere la vita perchè ho avuto il tuo amore prezioso per quasi tre anni ed è stato un grande dono. Muioi contento per essermi sacrificato per un'idea di libertà che ho sempre tanto auspicata.
Arturo Turani (Arturo), 55 anni, architetto, nato a Bergamo. Diede  vita alla Brigata Matteotti. Catturato e processato, fu fucilato il 23 Marzo 1944.
Letterea senza intestazione.
(...) Non ti chiedo di difendermi se domani persone o forse anche amici si faranno beffe di me, mi basta solo il ricordare che tu tu mi conosci e mi hai giudicato. In un domani quando Mario ti chiederà di me non temere e con franchezza gli parlerai e assicuralo che non si vergogni per quanto fece suo zio. Ma ricorda anche a lui che per essere un buon italiano bisogna pur seguire le orme dei propri cari. 
Giacomo Cappellini, 36 anni, insegnate di una scuola elementare, di Cerveno (Brescia). Comandante del battaglione nella brigata <Ferruccio Lorenzini>, compie azione di sabotaggio, guida colpi di mano in cui vengono fatti prigionieri SS. Una volta catturato, il 21 Gennaio 1945, viene fucilato il 24 MArzo 1945 nel Castello di Brescia.
Ai fratelli.
Il crudele destino che mi colpisce non vi abbatta: più fortunati di me continuate la vostra vita ed essere pei cari genitori il grande conforto di cui, purtroppo, avranno costantemente bisogno. Ve li raccomando tanto. Forse solo al punto in cui io mi trovo si può capire quale dono prezioso siano i genitori, e quali sentimenti siano capaci di suscitare i loro nomi. Amate tanto la Patria mia, questa Patria tanto disgraziata, e, senza odio accettate il sacrificio di vostro fratello.
Addio Martino, Alfredo e Elvira, il vedervi sarebbe stato di grande conforto, ma pazienza...Ancora vi raccomando il babbo e la mamma.
Non dimenticatemi...
Lettere...Copertina, Einaudi.

lunedì 23 aprile 2012

Il Maggio dei Libri: Leggere fa crescere

Dal 23 Aprile al 23 Maggio

Cos'è.
E' una campagna nazionale, nata nel 2011, che ha la scopo di sottolineare
"Il valore sociale della lettura  come elemento chiave della crescita personale, culturale e civile." ( cit.)
L'obiettivo sarebbe quello di prendere il libro o i libri e portarli tra la gente: far conoscere, distribuire, favorire la lettura. Farlo uscire dallo scaffale portarlo davvero sul territorio, nelle grandi città come nei piccoli centri, dalle librerie milanesi alle piccole biblioteche comunali, scolastiche. Si cerca di rivolgersi a tutti. 
Vi partecipano associazioni culturali, case editrici, librerie, circoli, biblioteche, scuole con lo scopo di promuovere la lettura presso persone che solitamente non leggono.

Quando:
Inizia il 23 Aprile, ovvero La giornata mondiale del libro. (qua)
Culmina il 23 Maggio con la Festa del libro.

La campagna 2012
Web, scuola, giovani. E' su queste parole chiave che si orienta la campagna 2012: raccogliendo l'eredità di tutte le esperienze precedenti, quest'anno il Centro per il libro e la lettura e i suoi partner intendono rilanciare il progetto e innescare nuovi processi, rafforzando la rete di soggetti pubblici e privati attivi nella promozione del libro e della lettura. Per coinvolgere sempre di più i lettori di domani, attraverso un uso dinamico di Internet e la partecipazione più attiva delle scuole.
Per ulteriori info rimando al sito o a questo post (scritto da "La contorsionista di parole"), più esplicativo del mio.

A chi si rivolge?
A tutti. Ai bambini, agli adulti, agli anziani. Agli studenti, agli insegnanti, agli addetti ai lavori. Si va da eventi per un ampio pubblico, come le presentazioni di libri in librerie e biblioteche, ai laboratori/iniziative per i bambini. Ma ci sono anche corsi per addetti ai lavori del mondo dell'editoria, scontati in occasione del Maggio dei Libri.

Da tenere d'occhio a Milano
Se avete dei bambini o dei ragazzi non perdetevi i laboratori organizzati dalla Libreria dei Ragazzi, da sempre specializzati nel campo dell'infanzia e dei ragazzi. Qui quelli che si svolgeranno a Milano che si rivolgono sia ai bambini ma anche agli adulti.
Se invece piacciono gli incontri con gli scrittori, in libreria, questi abbondano, molti organizzati dalla Feltrinelli. Ad esempio a Milano sarà presente Bjorn Larsson il 9 Maggio (qui).
Se siete già editori, redattori invece ci sono i corsi dell'AIE scontati al 50%, ad esempio "Come contrastare il download illegale dei libri" (qui) o " I libri illustrati nel digitale..."(qui) e altri che trovate sul sito, Formedi.
Siete invece scrittori in erba ? Ecco anche il concorso letterario aperto a tutti, "Scrivi un racconto", tema: il libro, organizzato dalla testata giornalistica on line i-Libri. Dato che non trovo la sezione del sito che parla di questo concorso riporto la descrizione:
La lunghezza di ciascun racconto non può superare le 3 cartelle, per un massimo di 9.000 caratteri, spazi inclusi. Ogni autore può partecipare con un solo racconto. Le opere vanno inviate all’indirizzo e-mail ‘concorsi@i-libri.com’ in formato .doc o .pdf, entro e non oltre il 15 maggio 2012. Nella e-mail di accompagnamento, dall’oggetto “Scrivi un racconto - Il Maggio dei Libri”, ogni autore deve indicare il proprio nome e cognome, nonché riportare la seguente dichiarazione: “Il racconto intitolato ________ è frutto del mio ingegno, non è opera di plagio, non viola i diritti di terze parti e ne autorizzo la pubblicazione sul sito internet i-libri.com. Autorizzo altresì il trattamento dei miei dati personali ai sensi del D.Lgs. 196/2003”. Si precisa che i dati personali verranno utilizzati per la sola gestione del concorso e saranno cancellati al termine dello stesso. Per ottenerne in qualsiasi momento la rettifica o la cancellazione è comunque possibile contattare l’indirizzo: assistenza@i-libri.com. La giuria è composta dai membri della redazione de i-LIBRI.com. Il vincitore del concorso sarà scelto entro il 23 maggio 2012 e riceverà in premio due libri offerti da i-LIBRI. Il racconto premiato sarà inoltre pubblicato sul sito internet i-LIBRI.com. La giuria si riserva di selezionare altri racconti ritenuti particolarmente meritevoli, che verranno pubblicati in un’apposita sezione del sito i-LIBRI.com. Il concorso non prevede alcuna quota di partecipazione. i-LIBRI è una testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Milano. Nata su iniziativa dei due fondatori, Marika Piscitelli e Diego Manzetti, si potrebbe definire una comunità on-line dedicata al mondo del libro, con recensioni e interviste pubblicate a cadenza giornaliera, ma anche articoli sulla letteratura italiana e straniera, approfondimenti sulla storia del libro, sulle tecniche di stampa e sulle prime edizioni del Novecento. Grande spazio è dedicato agli aspiranti scrittori, soprattutto attraverso una serie di consigli utili per contattare le case editrici e la pubblicazione di presentazioni delle loro opere. Non mancano suggerimenti sull’uso della lingua italiana e concorsi letterari gratuiti.
Se volete sapere se dalle vostre parti succede qualcosa, basta inserire Regione, Città , Località e se volete il Target, il Tema, e anche la Data, nella sezione Appuntamenti.

Buon Maggio dei Libri!

venerdì 20 aprile 2012

Una biblioteca frequentata da studenti è simbolo di decadenza?

Per rimanere in tema con il post di ieri.
Oggi sul Corriere della sera c'era un articolo di Ernesto Galli della Loggia ( storico, giornalista, editorialista del Corriere ), Foto di gruppo con centurioni.
Nonostante tutti i suoi titoli ho trovato l'articolo un po' stiracchiato. Parla della decadenza del paese, della penosa classe politica, della gente che non è più quella di una volta etc etc.  
Un Paese senza regole, abbandonato a se stesso. Un Paese che si sfilaccia nella vitalità dei propri antichi vizi, avviandosi a una sciatta decadenza.
Tutte cose giustissime, sopratutto riferite a Roma, una vera giungla e un inno all'anti-meritocrazia e al nepotismo. Ma nonostante tutto non mi è piaciuto il tono, sopratutto il secondo capoverso.
Lo sfilacciamento italo-romano comincia dentro e intorno ai Palazzi del potere, come mostra una piccola esperienza personale. Da settimane frequento la biblioteca del Senato. Un'importante biblioteca che dispone anche di fondi molto rari: per certe materie tra le primissime d'Italia. Come dovunque tutte le istituzioni di questo tipo, essa è riservata agli studiosi. Il che vuol dire che non può essere adibita a una sala di studio qualsiasi, ad esempio per studenti universitari i quali vengano a prepararci gli esami portandosi i propri libri e blocchi d'appunti (e se no le biblioteche d'ateneo che ci stanno a fare?). E infatti all'ingresso della biblioteca del Senato fa bella mostra di sé un cartello che vieta l'accesso a questo tipo di frequentatori. Risultato? Nessuno: perfino all'interno di una delle massime istituzioni della Repubblica le regole ci sono sì, ma non per essere rispettate. E così la sala di consultazione di cui dicevo è abitualmente affollata da ventenni con la loro brava bottiglietta di minerale appoggiata sul tavolo.
La biblioteca del Senato è questa.
Ora. Il signor Ernesto Galli della Loggia si lamenta della decadenza del paese e sceglie di iniziare proprio dalla biblioteca del Senato che da qualche tempo sta frequentando. Biblioteca che per lui dovrebbe essere riservata agli 'studiosi' e non agli 'studenti'. A parte che non esiste il titolo di 'studioso', ma nel regolamento della biblioteca l'unico obbligo è aver compiuto 16 anni e aver fatto la tessera. 
Poi è evidente che il signore non conosce la realtà dell'Università, non più, e delle biblioteche universitarie. Dove devi arrivare la mattina presto per aver un posto. Dove in periodo di esami puoi anche scordarti di andare in biblioteca. In biblioteca non vai solo per prendere libri a prestito, vai per studiare da solo, per studiare con gli altri, perchè è più comodo che studiare a casa ( dove devi fare lo slalom tra coinquilini casinisti e familiari impiccioni).
E poi il signore si lamenta che i 'ventenni' non rispettano il regolamento, ovvero portano i loro libri, i loro appunti e anche l'acqua, e nessuno li richiama. Mi viene da ridere. Perchè è la prassi in quasi tutte le biblioteche. In alcune sarebbe vietato, ma tutti chiudono un occhio di solito. Perchè? Perchè non ha senso. Ho parlato con diversi bibliotecari chiedendo se potessi portare acqua e libri e mi hanno sempre detto " Non si potrebbe ma porti lo stesso, tanto non fa male a nessuno". L'acqua potrei anche capire, i libri no. Perchè non cambia assolutamente nulla. Tutto quello che si chiede è un posto dove stare seduti e poter studiare, basta.
Comunque, caro signor Ernesto Galli della Loggia, cosa dovremmo fare? Intervenire con forza e far sloggiare gli studenti dalla 'sua' biblioteca? Lasciare quasi tre piani solo a 'studiosi' e senatori (sempre se ci entrano)? E quante sono queste persone? Ma sopratutto, cosa si guadagnerebbe da un intervento simile? Forse la pace dei presunti studiosi, sicuramente una biblioteca meno viva, meno presente, meno sentita. Invece, dal momento che è già così frequentata (con diversi intenti) non si potrebbe fare qualcosa in più per valorizzare il prezioso materiale della biblioteca? In modo che non rimanga ad uso esclusivo dei soli studiosi, come sempre. Si faccia qualcosa perchè i fondi antichi vivano, non perchè muoiano lentamente, assieme alla biblioteca.

Mi viene sempre il prurito quando sento/leggo di interventi simili. E' il tipico atteggiamento da intellettuale: intelligente, grande pensatore, professore... ma fuori dal mondo vero, quello delle cose di tutti i giorni.

Ernesto Galli della Loggia

Pensieri sulla me stessa "giovane" (e sui miei simili)

28 ANNI e 300 EURO  AL MESE
Solferino_28
Tempo fa avevo letto un articolo, questo. Parla di una ragazza che a 28 anni vive con 300€ al mese. Lei dice che da fuori è apparentemente normale: non puzza, non ha le scarpe bucate, non ha i capelli sporchi. Anzi tutte le mattine si trucca, si pettina, indossa il tailleur e va a "lavorare". Vive in un appartamento in condivisione con altri ragazzi, il posto letto pagato da mamma e papà, mentre con i soldi dei suoi stage si paga il resto o almeno ci prova. L'articolo parla di come spende questi soldi e come riesce a vivere riducendo tutto al minimo (cibo, uscite, vestiti), i commenti sotto invece sono 383 e sono l'anarchia completa, perchè ovviamente ognuno dice la sua e l'altro che si sente offeso risponde e via dicendo. Senza giudici di pace, senza mediatori civili, tutti contro tutti, giovani contro vecchi, lavoratori contro presunti fannulloni, stagisti sfruttati contro tutti: ah, il caro vecchio internet.

RIFLETTENDO
Comunque. Mentre lo leggevo ho avuto un brivido lungo la schiena. Perchè prima cosa sinceramente spero di non essere mai mai mai come lei tra qualche anno. Non voglio pesare ancora sui miei genitori, vorrei una mia vita e una mia famiglia. Leggendo quest'articolo all'inizio ero solidale con lei, sopratutto per quello che dice riguardo alla generazione precedente
Il tutto mentre la generazione  precedente alla mia si ingozza. In moltissimi casi non ha nemmeno la metà della mia preparazione e delle mie competenze eppure si lamenta perché non ha soldi, ma ha la casa di proprietà, auto e moto in garage, vacanze in località balneari e uno stipendio ogni mese garantito a vita
E' vero. Anch'io provo rabbia quando vedo tanta gente che non sa fare il suo lavoro, che non ha la preparazione anche solo culturale, sopratutto nell'amministrazione pubblica. Mi viene rabbia perchè a quei tempi a loro non chiedevano niente, mi viene rabbia perchè a noi oggi chiedono tutto (diplomi, certificati, patentini...) e ancora non basta spesso. Capisco che non è colpa loro, ma non si può semplicemente scaricare sempre tutto sul nostro futuro stipendio quando e se finalmente arriverà. E ancora mi trovavo d'accordo su questo:
Questa giovane non tollera di venire additata come la causa dei suoi mali, perché non vuole andare a raccogliere i pomodori o lavare i piatti nei ristoranti, quando la società in cui vive le ha venduto l’illusione di una vita migliore per quelli che studiavano, rimangiandosela poi in modo vergognoso e scaricando persino la colpa su chi, a questa illusione, ci ha creduto.
Tutta la vita davanti_ Call Center
E' vero nemmeno io  dopo aver tanto studiato vorrei "accontentarmi". Non lo accetto perchè sono qualificata ma questa qualifica viene fatta pesare spesso: sei troppo bravo, costi, ciao ciao. L'illusione che ci hanno venduto non esiste, abbiamo pagato per nulla. Amarezza. 
Però poi ho riflettuto ancora. Si la colpa è dei miei genitori, dei nostri genitori, che hanno fatto di tutto per darci di più, per farci avere quello che loro non hanno potuto avere ma che volevano, ci hanno fatto credere nelle loro certezze. Ci hanno fatto credere nelle cose sbagliate. Più che i nostri genitori, la società in generale. E credo che i primi ad essere colpiti da questa crisi culturale (oltre che economica) siano proprio i nostri genitori. E chi ancora la pensa come loro. Non è più il tempo di permettersi il lusso d'illudersi.
Io capisco la rabbia di questa ragazza, il suo equilibrismo, ma non accetto nulla di lei. E in questo momento so che non sarò come lei. Non lo accetto perchè lei sta al gioco di chi questo sistema lo sfrutta e lo perpetua: capisco i sogni duri e puri ma vivere perennemente di stenti pesando costantemente sui genitori credo sia da folli, c'è un limite a tutto. Non lo accetto perchè non crede in se stessa: se è vero tutto quello che ha fatto, davvero non ha ancora trovato nessuno nessuno che le dia uno straccio di contratto a tempo determinato invece che stage sottopagati?. Non lo accetto perchè ha paura: di andare via dall'Italia (a un certo punto lo dobbiamo anche prendere in considerazione), di mostrarsi per quello che è agli amici, di tutto. Non lo accetto perchè lei critica chi ha partecipato alla festa prima di noi, e mentre noi siamo qua che dobbiamo mettere a posto, "pulire", lei non fa altro che cercare gli avanzi, che accontentarsi degli avanzi, sperando che la festa possa continuare, almeno per lei.  
In questo sfogo ci sono solo solo rabbia e paura. 
(Leggete anche questo)

I MIEI SOGNI
Io ho studiato cose (la letteratura) che oggi culturalmente sono considerate meno di zero. Temo addirittura che quando si parla del tanto abusato "scienze delle merendine" si riferiscano anche alla mia laurea, Lettere Moderne. Mi viene rabbia quando tra i commenti sento/leggo che se non troviamo lavoro è colpa nostra che abbiamo scelto materie inutili da studiare. Mi viene rabbia e tristezza. Rabbia perchè sembra che mi si voglia fare una colpa di quello che sono: ma scusate dovremmo tutti studiare solo ingegneria/medicina/architettura/economia? E' colpa mia se io la matematica, la chimica, la fisica ho sempre faticato a capirle davvero? E' colpa mia se non le ho mai trovate affascinanti quanto un libro d'avventura? Ho pensato a lungo come sarebbe stata la mia vita se avessi scelto una delle lauree "vincenti", ne ho dedotto che io non avevo alternative. Avrei forse cambiato qualche indirizzo, ma l'ambito sarebbe sempre stato questo. Pensare semplicemente di studiare qualcosa di "vincente" per me sarebbe stato folle, arrancavo alle superiori, avrei arrancato tutta la vita.
E mi viene tristezza perchè la gente non sa nulla, c'è una clamorosa ignoranza divagante. Il cosiddetto analfabetismo culturale. Guardano la tv e credono di sapere tutto. Credono che della cultura si possa fare a meno. Quella stessa cultura che invece mi ha aiutato tantissimo, che mi ha insegnato come funziona il mondo, come pensa la gente, la storia di chi è venuto prima di noi, una profondità di pensiero che mi fa stare bene e che mi ha educata al mondo. Gli studi che ho fatto mi sono serviti per affinare le uniche cose che so fare: leggere, pensare, criticare, comunicare. Per quanto mi potrà costare cara non rimpiangerò mai di aver studiato Lettere (e Editoria). Anche perchè mi hanno dato quello che i genitori, la società, nessuno mi ha dato: elasticità mentale. Non arrendersi mai, ma non come la quercia che è resiste e resiste e alla fine si spezza, piuttosto come il fuscello che si piega ma non si spezza (qua).
Io non penso di aver studiato cose "inutili", affatto. Non lo dico perchè voglio trovare una giustificazione a me stessa per non deprimermi, lo dico perchè credo davvero nell'importanza di quello che ho studiato, nell'importanza della cultura, della lettura. E proprio perchè ci credo mi arrabbio ancora di più quando mi accorgo che siamo in vicolo chiuso: la gente non capisce l'importanza della cultura perchè la cultura non gli viene spiegata. E la cultura non viene diffusa perchè alla gente non interessa. CAPITO? 
C'è qualcosa che non va, c'è un intoppo, il cane continua a mordersi la coda. L'intoppo sta negli operatori culturali, a qualsiasi livello. In anni di studio, di musei, di biblioteche ho (quasi) sempre visto la quasi totale esclusione della gente vera dalla cultura. Si fanno un sacco di iniziative nel campo della cultura, si ma per chi già le conosce, per chi già le sa apprezzare, per chi le fa. E' un mondo narcisistico che parla solo a se stesso. E' un mondo dove anche gli studenti stessi non ci credono in quello che studiano e molte colpe vanno imputate anche a loro, sopratutto alle ragazze ahimè. Posso onestamente dire che almeno l'80% delle studentesse di lettere moderne/beni culturali studiano con una superficialità spaventosa, bravissime ( ci mancherebbe, quasi sempre al massimo) ma superficiali. E' una cosa difficile da spiegare, non vorrei sembrare presuntuosa, ma il punto è che in loro sopratutto (solo perchè i maschi sono rari) ho trovato un vuoto, un appredere e ripetere senza anima, un'appendice del liceo. Si studia per avere la laurea, per avere un buon posto di lavoro, per avere un bel matrimonio/bella vita. Non c'è nessuna colpa in tutto questo. Ma non si studia per cultura. 
La cultura viene poi dimenticata, rispolverata all'occasione per andare a vedere l'ultima mostra di grido, gli ennesimi Impressionisti probabilmente. 
Io vorrei provare a spezzare questo meccanismo della cultura fine a se stessa. 
( Per le studentesse di lettere moderne non posso far niente se non sperare che il governo Monti abolisca la dicitura Lettere Moderne o istituisca un Lettere Ancora più Moderne)
( Ho parlato di questo perchè ho constatato tutto con i miei occhi)

giovedì 19 aprile 2012

30. Jonathan Safran Foer

30. Un libro che ti ha commosso. 
Due libri, un unico autore. 

Ogni cosa è illuminata
Molto forte, incredibilmente vicino


Jonathan Safran Foer ha 35 anni, è ateo pare (fonte wikipedia), ha scritto due romanzi. Il primo ha vinto il Guardian First Book nel 2007 e il National Jewish Book Award, ed è stato fatta una trasposizione cinematografica. Il secondo non ha vinto nessun premio ma a breve anche di questo faranno un film.

Quando al cinema ho visto il trailer, quando ho visto che anche del secondo sarebbe stato fatto un film ho provato felicità e rabbia. Felicità perchè questo autore merita di essere conosciuto, letto. Rabbia perchè avendo letto i libri i film mi sembrano totalmente sbagliati, fuori luogo. Perchè più di tutti gli altri libri, per me questi e questo autore in particolare è impossibile renderli appieno su uno schermo. Queste storie, questi libri possono solo esistere su carta stampata: solo le parole, i capitoli, le pagine riescono ad esprimere al meglio quello che Foer vuole comunicare. L'unica loro dimensione è il libro. 

Chiarisco subito che non tutti possono leggere questi romanzi, perchè sono complessi nel loro insieme, richiedono adattamento e sveltezza mentale. Il lettore medio abituato a un storia lineare e prevedibile farà fatica ad adattarsi ai salti, ai richiami, alle parole sconnesse. Perchè le storie di Foer si svolgono su più piani, in Ogni cosa è illuminata sono tre storie ad intrecciarsi, in Molto forte incredibilmente vicino due. 
Sono storie che a volte non si concludono e tu ci devi arrivare, ci puoi arrivare se hai osservato attentamente tutti i personaggi. Sono storie che narrano persone, eventi, luoghi, ma leggendo Foer ci porta veramente dentro questo storie, dentro i personaggi, ma senza ababndonarci, la voce che racconta è sempre la sua, ironica e compassionevole. Anche nei momenti più tragici ti può venir da ridere perchè gli occhi con cui stai guardando sono sempre quelli di Foer.
Questi libri mi hanno commossa, etrambi. 

Di Ogni cosa è illuminata mi ha divertita la storia principale, quella rappresentata nel film, ma era impossibile non legarla alle altre storie, all'altra storia, quella di Brod. E' uno di quei libri dove accumuli emozioni lungo la strada, e alla fine esplodono, ma non perchè finalmente "sai", ovvero come-è-finita, ma perchè è successo, tutto quello che hai accumulato, che hanno accumulato è finito ed iniziato. E' un groviglio di emozioni di cui non vedevi l'ora di liberarti ma che allo stesso tempo fa male. Ed è bello perchè queste emozioni non sono solo tue e dei due protagonisti, ma anche di tutti gli altri. Tutti gli altri che il film ha vergognosamente tagliato, perchè era impossibile mettere tutto. La scena topica del film è questa. Ma per me è solo un bel campo di girasoli. Dietro, dentro non c'è quasi nulla.

Su Molto forte, incredibilmente vicino ero scettica. Pensavo che Foer fosse uno di quegli autori-cometa: fatto un bel libro, vinti i premi, fatto il film, goodbye letteratura. E invece mi sono dovuta ricredere. Iniziato di malavoglia l'ho poi finito in un baleno. Mi ha commosso Oskar, ma più di lui la nonna, la sua storia. Che non so se nel film ci sarà perchè lei fa parte anche dell'altro piano narrativo. Ma anche se ci sarà rimarrò ugualmente delusa perchè lei la si capisce attraverso i suoi gesti, le sue azioni, mentre si muove nel suo spazio. Non dice molto ma fa. E per questo ha bisogno di tempo, di ricordare di decidere. E Foer gentilmente le concede tutto il tempo che deve prendersi. Mentre Oskar cerca e cerca a New York, neanche lui lo sa. Ma non è la ricerca della felicità che ci vuol far intendere il film ( o almeno il trailer), o la pace con se stessi, Oskar sta cercando qualcosa che esiste. 
 E' difficile spiegare i libri di Foer senza rivelare troppo, senza usare un sacco di giri di parole. Spiegare come le emozioni dei personaggi ti colpiscano davvero, arrivino davvero, di tutti, anche dei secondi, dei terzi...

Inaspettatamente mi sono piaciuti entrambi, allo stesso modo. Adesso vorrei leggere il saggio Se niente importa, ma ho seriamente paura di diventare vegetariana.

martedì 17 aprile 2012

29. La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Dino Buzzati

29. Un libro che devi ancora leggere. 
Uno? I libri direi.
 Ho perso il conto tra quelli che ho iniziato e non ho finito causa un po' tutto. Riassumendo: 
La straordinaria invenzione di Hugo Cabret: lo stavo leggendo quando la Biblioteca mi ha crudelmente ricordato che il prestito era scaduto. Lo leggevo la sera perchè se l'avessi portato con me ogni giorno in borsa, ciao ciao schiena. E' in attesa.
Le cronache Fantastiche: leggo un racconto ogni tanto, mi piace disperderli nel tempo, centellinarli e gustarmeli appieno.
Se una notte d'inverno un viaggiatore: questo libro l'ho iniziato tantissimo tempo fa. Per come è strutturato mi piace interromperlo, lasciare lunghe pause tra una lettura e l'altra. 
Fiesta: quello che leggo attualmente, porto con me in treno, essendo un tascabile almeno questo non pesa nulla.
Poi. 
Oggi sono stata di nuovo in biblioteca e ho trovato miracolosamente uno dei libri delle Cronache che mi mancano, La regina dei Draghi, preso. Ma lo inizierò solo quando avrò letto quest'altro libro, che in questo momento mi attira tantissimo: La famosa invasione degli orsi in Sicilia.
L'ho trovato ad un mercatino dove vendevano anche libri, era in condizioni abbastanza buone, pagato 1€. E' un libro per bambini, scritto da Dino Buzzati, il mio autore preferito. Ho iniziato a sfogliarlo per caso, ho letto la descrizione dei personaggi e l'inizio e mi è piaciuto tantissimo fin da subito. Scritto un po' in rima (tipo poema) e un po' in prosa, suoni sempre azzeccati. Senza contare la descrizione dei personaggi -quella che ho letto- che è fantastica: tra il comico e serio Buzzati presenta tutti i personaggi del libro, senza svelare troppo dice più di quello che sapremo dalla storia probabilmente, una sorta di brevissima biografia. Con quel guizzo ironico tra le righe invoglia il lettore ad iniziare a leggere, e una volta girata la pagina ecco l'incipit in rima che ti spiazza se non lo sapevi, ma che ti fa venir voglia di leggerlo ad alta voce ( cosa ottima se si hanno dei bambini a portata di mano, loro apprezzerebbero credo.)
Dunque ascoltiamo senza batter ciglia 
la famosa invasione degli Orsi in Sicilia.
La quale fu nel tempo dei tempi
quando le bestie eran buone e gli uomini empi.



lunedì 16 aprile 2012

La settimana della Cultura: 14-22 Aprile 2012

Questa settimana è la settimana nazionale della cultura, quindi saranno aperti per nove giorni, gratuitamente, le porte di musei, ville, monumenti, aree archeologiche, archivi e biblioteche statali su tutto il territorio nazionale
Il programma delle varie regioni, scaricabile qua
Per sapere quali sono i muesi statali da poter visitare gratuitamente, qua, da leggere bene perchè alcuni musei sono privati, quindi se pensate di andare là senza pagare nulla, nisba se non hanno aderito al progetto.

28.Le memorie di Adalberto di Angela Nanetti

28.Un libro che farai leggere ai tuoi figli. 
Sono stata a lungo indecisa su questo post. 
Prima di essere un'aspirante bibliotecario avevo in mente tanti titoli che volevo far leggere ai miei incerti-figli: dai libri  per bambini, ai libri per ragazzi, ai mattoni della letteratura italiana o straniera. 
Da quando ho iniziato il corso-per-bibliotecario comunque i libri dei miei poveri figli sono quadruplicati: ho scoperto il fantastico mondo dell'editoria per ragazzi, immenso.
Se prima avrei voluto far leggere la Pitzorno, o i libri degli Istrici della Salani, o i fumetti come Topolino, adesso sono entrati prepontemente gli albi illustrati, i favolosi e furbi albi illustrati. Ce ne sono di spettacolari, ma sopratutto per tutte le età. 
Se prima avrei fatto conoscere i libri ai miei eventuali figli solo alle elementari, adesso farò conoscere loro i libri appena nati, come vorrebbe il progetto Nati per Leggere.
Comunque il succo è che ho scoperto tantissimi libri che da piccola mi sono persa o che non esistevano ancora. Tra tutti i libri ne ho letto uno che ho pensato di far leggere assolutamente al mio eventuale figlio maschio pre-adolescente, ovvero Le memorie di Adalberto, di Angela Nanetti.
Il protagonista è Adalberto ( dal nome della nonna e del nonno, Ada e Alberto), un bambino brutto che frequenta una scuola privata con le suore, e che ha sempre assecondato i desideri della mamma, delle zie e della nonna. Un giorno fa amicizia con un bambino della scuola pubblica che lo convince a iscriversi lì, con lui, e Adalberto lo fa perchè il bambino gli è simpatico ed è il suo primo vero amico. Da qui inizia la storia vera e proprio, il cambiamento di Adalberto, la trasformazione da bambino ubbediente a quasi-adolescente che vuole prendere sue decisioni. E' divertente perchè è adattissimo per l'età, dai 9 in su, ovvero scritto in modo leggero e scanzonato, non troppo lungo, con personaggi credibilissimi e simpatici.
Lo farei leggere perchè attraverso una scrittura che non vuole farsi prendere troppo sul serio, il personaggio di Adalberto è perfetto: i suoi pensieri sono proprio quelli tipici di un bambino che cresce, senza forzature o sbavature, il suo modo di pensare è a metà tra quello di un bambino (semplice e diretto) e quello di un adolescente, apparentemente capriccioso. Oltre alla scrittura, anche la storia è carinissima: con un tono comico vengono affrontati vari temi, come la sessualità di un bambino, i problemi in famiglia, l'importanza dell'amicizia. Anche il finale  mi ha sorpresa, essendo un libro per bambini l'ho trovato insapettato. Veramente carino, da far leggere all'età giusta, 9-10 anni, prima non verrebbe capito, dopo sarebbe superfluo.

giovedì 12 aprile 2012

27. Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco

27.Un libro che vorresti aver scritto. 
George R.R. Martin
Avrei voluto scrivere tutta la serie delle Cronache del Ghiaccio e del fuoco per evitare i risvolti funebri che mi hanno fatto "ostiare"( trad. non letterale dal dialetto bresciano: inveire) contro Martin.
Mi vorrei peredere in dettagli ma mancanza di tempo e poca voglia di spoilerare a random mi fanno placidamente tornare al bellissimo tomo "Il Convitto Nazionale dei Cicognini, 1692-1992. Tre secoli di cultura" che descrive come si vestivano i bravi collegiali dei Gesuiti, cosa mangiavano, a cosa giocavano ( il gioco dell'oca: liberiamo l'oca, la lasciamo scorrazzare liberamente, la inseguiamo, il primo che l'acchiappa può tirarle il collo). Grazie a quest'interessante lettura ho aggiornato un blog che sembra stia agonizzando.
 Comunque più che riscrivere Le cronache daccapo, e da sola, mi piacerebbe essere Martin nel momento in cui ha iniziato ad ideare questa saga infinita e cattiva. Oppure mi piacerebbe almeno incontrarlo e....why ?!!!

Dopo A Storm of Swords è l'unica cosa che vuoi fare: picchiare il pancione di Martin con i pugnetti per poi accasciarsi lentamente per terra e ritrovarsi in posizione fetale.
Perchè per me lui non è epico sbarra serio come Tolkien (che tende a sacralizzare i suoi personaggi), non è sbarazzino come la Rowling (Harry Potter come pseudo romanzo di formazione ), Martin è sadico! Ogni volta che succedeva qualcosa in A Storm of Swords me lo immaginavo seduto alla sua scrivania, a pensare la prossima scena, rimuginante, e poi zac, il suo colpo di genio, e me lo vedo scrivere scene tragicomiche con un sorrisetto sarcastico. Perchè?

mercoledì 4 aprile 2012

26. La capra, Umberto Saba

26.Un libro che conosci da sempre. 
Mi verrebbe da rispondere: "la Bibbia!"
Ma non risponderò così perchè non è vero che la conosco da sempre: piuttosto da sempre se ne sta su un comodino in cucina, abbandonata da tutti. Però è sempre lì, a fissarti e guardarti male ogni volta che ti parte una bestemmia.
Comunque, un libro che conosco da sempre non è un libro vero e proprio, ma una poesia.
Questa poesia faceva parte di una piccola antologia della prima superiore, Il testo poetico. Che era davvero brutta da vedere: grafica ridotta all'essenziale, colori smorti, nessuna immagine. Probabilmente nessuno oltre a noi l'aveva adottata come testo, non trovo una singola immagine nemmeno in internet. Eppure non so perchè ma di quell'antologia mi ricordo ancora i brani e le poesie scritte tra le pagine ruvide e grigiastre. Mi ricordo in particolare di questa.

Ho parlato a una capra
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d'erba, bagnata
alla pioggia, belava.

Quell'uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perchè il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.

In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.

Commentarla mi sembra superfluo oltre che rischioso: ricordo sempre che esiste, il mio significato, e questo deve bastare.

martedì 3 aprile 2012

25. Signore e Signorine, Corale greca di Beatrice Masini

25. Un libro che hai scoperto da poco. 
Signore e Signorine, Corale greca di Beatrice Masini
Dopo aver letto Bambini del Bosco e aver letto di Beatrice Masini e del suo straordinario curriculum (giornalista/editor/traduttrice/scrittrice) mi è venuta voglia di leggere qualcos'altro di suo. Proprio perchè quel libro non mi è piaciuto alla fin fine, forse quello non è proprio il mio genere.
Signore e Signorine è una raccolta di raccontI della mitologia greca, rielaborati.
Sono storie dove le protagoniste sono le donne. Ingannate, deluse, in attesa, vittime, madri, figlie, sorelle, amanti, assassine. E' questa la mitologia greca: da una parte ci sono gli uomini, gli eroi, sempre in cerca di guerra e di gloria, ma dall'altra ci sono loro, greche o barbare che siano, le donne dei miti classici sono sempre fiere, decise, perseveranti. 
Beatrice Masini riprende i personaggi femminili più famosi, più intriganti della mitologia greca e ce le mostra da un'altra prospettiva. 
Cosa prova Alcesti dopo essere scesa nell'Ade al posto del marito codardo? Lei muore per salvare il suo sposo, il vile che chiede prima ai genitori e poi alla moglie: "Ehi, moriresti per favore al posto mio?". I genitori si rifiutano, Alcesti accetta. E nell'Ade incontra la madre, che la rimprovera per sua scelta: non di esser morta per amore, ma per aver sposato un idiota, anzi un doppio idiota che prima chiede alla moglie di morire e poi la piange pentendosi disperatamente. Semplicemente la madre si chiede: "Ma se ti manca così tanto, perchè non sei morto tu?"
Nel mito nulla di tutto questo avviene. Tutto finisce bene, Eracle salva Alcesti, Alcesti torna dallo stupido Admeto, e tutti vissero felici e contenti. E' stato bello poter leggere di una Alcesti che prende consapevolezza delle sue scelte, grazie alla madre. Mi è piaciuto leggere anche delle altre donne, sia quelle 'famose' come Elena, Ecuba, Medea, ma anche delle sconosciute, quelle sempre ai margini, apparentemente di contorno. Come Isemene, la sorella della combattiva Antigone, mite, rassegnata, timorosa di tutto, piena di rimpianti alla fine: è un personaggio dal carattere debole, ma la Masini ci porta tra i suoi pensieri, tra le sue paure e insicurezze...e la scopriamo semplicemente normale, era Antigone ad essere straordinaria e fuori dal comune.
Illustrazioni di Octavia Monaco
A differenza dell'altro libro, questo mi è piaciuto. Proprio per questo immaginarsi in quei personaggi così innaturali e incomprensibili nei loro gesti, per poterli svelare e rendere queste donne umane, dar loro una possibilità di far conoscere il loro perchè a chi non le conosce, con la loro voce.
Si, ho ucciso i miei figli. Ma prima di giudicarmi la vuoi ascoltare la mia storia?
E' un libro che per me potrebbe leggere tranquillamente anche un adulto, anzi. Non so cos'avessero in testa in casa Einaudi quando hanno buttato questo libro tra i 9+, ma io lo consiglierei decisamente a chi ha compiuto almeno almeno i 12 anni, o i 14. Insomma, quando riesci a pronunciare Clitemnestra senza ingarbugliarti la lingua e hai una vaga idea su cosa possa aver fatto questa donna ( La fanno ancora Epica alle medie?). 
Gli adulti invece possono tranquillamente leggerlo, senza paure o spaventi vari. Sono storie interessanti e sono scritte in modo semplice, perfettamente comprensibile.

domenica 1 aprile 2012

Firenze: il festival dell'inedito

Agli aspiranti creativi
A Firenze il 26-27-28 Ottobre 2012 si svolgerà il 1^ FESTIVAL DELL'INEDITO, presso la stazione Leopolda.

FESTIVAL DELL'INEDITO
Sappiamo tutti quanto sia difficile pubblicare oggi. A meno che non si conosca qualcuno come un editor o agente letterario o qualcuno che ti raccomandi semplicemente, sperare di poter vedere il tuo romanzo tra gli scaffali è come sperare di avere il contratto a tempo indeterminato di questi tempi.
Questo Festival nasce con l'intento di dar voce a tutte le opere inedite di aspiranti scrittori di libri, sceneggiature, format, poesie, teatro. Si vuole offrire visibilità presso un pubblico di editori ed esperti del settore oltre che i soliti amici e parenti. E magari per offrire loro un'opportunità, un trampolino di lancio verso il mercato del lavoro creativo.

Il Festival  
Ci sono 5 categorie, e alcune categorie sono divise in sezioni.

- Narrativa
 Romanzi, Saggi, Fantascienza e Fantasy, Giallo e Noir, Cucina, Favole e Fiabe, Sport, Raccolta di Poesie
- Nuove piattaforme
Racconto per Tablet; Tweet in prosa o poesia sui seguenti argomenti: Futuro e Progresso, Ecologia, Amore

- Intrattenimento Televisivo
Format ; Fiction
 
- Testi teatrali

- Sceneggiature cinematografiche

Per poter partecipare bisogna:

1- Innanzitutto registrarsi sul sito. 
2- Si devono sborsare 130€ per la pre-iscrizione, ovvero: essere letti e ricevere una scheda di valutazione dell'opera.
3- Vi è quindi la selezione delle opere, ad opera di un Comitato di lettori presieduto da Antonio Scurati (docente e scrittore) e coordinato da Alberto Acciari, l'ideatore dell'evento. Qui più info sui selezionatori.
Se siete stati selezionati:
4- Iscrizione: altri 400€. Per avere il proprio spazio espositivo per i tre giorni del Festival presso la stazione Leopolda; avere la preview della propria opera presso lo spazio excalibooks; essere pubblicato, ed eventualmente venduto, online per un anno sul sito di excalibooks; partecipare al contest per avere un contratto di pubblicazione con una importante casa editrice italiana.
5- Sperare di vincere.

Cosa si vince ?
Narrativa.
Partecipano le seguenti case editrici: FrancoAngeli, Gambero Rosso, Le Lettere, Mondadori, RcsLibri. Ognuno di queste pubblicherà almeno un'opera segnalata dal Comitato dei Lettori e dal Comitato dei Garanti. Comunque tutte le opere resteranno per un anno online sul sito excalibooks con la possiblità di essere acquistate dal pubblico.
Nuove Piattaforme.
I racconti per tablet segnalati saranno 10, solo uno però avrà la possiblità di essere pubblicato sull'inserto di Tuttolibri.
I 10 migliori Tweet verranno invece esposti negli spazi interni degli autobus e dei tram di almeno 20 città italiane per un mese intero.
Intrattenimento Televisivo.
La migliore idea di Format Tv sarà premiata da Amygdala con la realizzazione di un promo e/o della puntata pilota. Offrirà un contratto di sviluppo per la migliore sceneggiatura di Fiction TV.
Testi teatrali
Il miglior testo teatrale sarà rappresentato come spettacolo di chiusura del Festival e verrà recitato dagli attori della Scuola di Teatro Laboratorio Nove.
Sceneggiatura cinematografica
La casa di produzione Cattleya offrirà un contratto di sviluppo di un soggetto o sceneggiatura al vincitore.

Date da ricordare:
Se volete partecipare tenete a mente che:
31 Maggio si chiudono le pre-iscrizioni.
31 Luglio si aprono le iscrizioni delle opere selezionate.
10 Agosto si pubblica la preview sul sito del Festival e di Excalibooks.

24. Narrativa ottocentesca

24. Il libro che ti fa fuggire dal mondo. 


Jane Austen, le sorelle Bronte, Dumas, Flaubert...i classici della narrativa per eccellenza. Mi piacciono queste storie piene di pathos, di corsetti e cappellini, spade e giuramenti, sentimenti esageratamente romantici. 
Il Conte di Montecristo che complotta per quattro volumi ( nella vecchissima edizione economcia della Bur), le protagoniste austeniane che cercano eternamente un buon partito da sposare, la sfortunata Jane Eyre, il prode (e a volte ottuso) D'Artagnan, gli intrepidi cavalieri di Walter Scott. Potrei metterne all'infinito.
Torno a leggere questi romanzi ciclicamente per immaginare come doveva essere vivere nell'Ottocento per poter partorire romanzi così romanticamente complessi e assurdi nelle loro trame. E' divertente leggerli alla luce di tutto quello che ha portato il Novecento. 
Leggerli è come ubriacarsi di vino rosso, un leggero mal di testa e quell'odore amarogonolo che ti rimane addosso per qualche giorno.
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