sabato 15 dicembre 2012

Cinquanta sfumature di Cappuccetto Rosso: In bocca al lupo

Cappuccetto Rosso e il Lupo
Un giorno la Mamma dice a Cappuccetto Rosso di prendere il cestino con la torta e di portarlo alla Nonna, attraversando il bosco. Cappuccetto Rosso parte di gran carriera.
Il Lupo la vede, le si avvicina, e le chiede Ma dove vai bella bambina. Dalla Nonna? Che brava bambina. Osserva però il cielo, i prati, i fiori, non correre. Ciao ciao! Cappuccetto Rosso così si ferma, si perde per strada, annusa, osserva, sente, raccoglie. Arriva infine dalla Nonna, e, ma che sorpresa, la trova nel letto, malaticcia, le si avvicina, e gnam: la Nonna si mangia Cappuccetto Rosso.
Un Cacciatore, passando per caso, curioso curioso, va a trovare la Nonna, graziosa vecchietta. Fulmini! Non è la Nonna quella! Così senza farsi troppi problemi, apre la pancia al lupo, estrae Nonna e Cappuccetto, riempie la pancia di sassi al Lupo. Tutti si appartano.
Il Lupo si sveglia, sazio, compie qualche passo, sbam, muore.
Il Cacciatore, la Nonna e Cappuccetto Rosso sono tutti contenti.

E' così che tutti conosciamo la storia di Cappuccetto Rosso, con le relative varianti, ovvio.

E' successo che ho letto un libro illustrato di Cappuccetto Rosso, poi un altro, un altro e un altro ancora. Mi ha affascinata lo sterminato mondo delle rielaborazioni degli illustratori a proposito di fiabe e favole.
Quasi tutti si rifanno alla versione dei Grimm ( a grandi linee quella che ho ri-proposto anch'io), penso perché sia la versione "meno traumatica": nella versione di Perrault infatti Cappuccetto muore. Perrault   è il primo a fissare con parole scritte la fiaba di Cappuccetto Rosso, la scrive nel 1697, e aggiunge una morale, che voleva essere un ammonimento alle giovani donne ( Perrault alla corte di Luigi XIV doveva aver visto di tutto).
Comunque tra i libri che ho letto ho scelto una storia che secondo me merita davvero di essere letta, dai grandi.

In bocca al Lupo
Fabian Negrin, Orecchio acerbo. 
"Mi chiamo Adolfo e sono un lupo."
Inizia così questa fiaba. Parla Adolfo, il lupo, un animale del bosco che mangia  altri animali; lui non si considera cattivo: si nutre. Un giorno sonnecchia tra gli alberi, tranquillo, quando sente un fruscio, si avvicina e la vede: 
"...Sul bordo del bosco, lontano, avanzava una macchiolina rossa che ogni tanto inciampava nei cespugli ... Era una meravigliosa creatura vestita di rosso. La cosa più bella che avessi mai visto..."
Cappuccetto Rosso. Adolfo la segue, le parla, è emozionato: non sapeva che al mondo potesse esistere una creatura così bella. Le domanda le solite cose da lupo, ma con spirito diverso dalle altre fiabe: Adolfo è sensibile, curioso, pieno di stupore. 
In bocca al lupo - Fabian Negrin - Orecchio acerbo
La storia non cambia: arriva dalla Nonna e arriva Cappuccetto Rosso, un lupo è sempre un lupo. Eppure Adolfo è diverso, questa è la sua versione, anche se i fatti parlano chiaro, lui ha dei sentimenti, emozioni che lo tormentano:
"...Che disperazione! Che rimorso! Avevo appena trovato la mia anima gemella e l’avevo già persa, scappai fuori per ululare il mio dolore alla luna. "
E alla fine arriva il Cacciatore, l'uomo, e Adolfo è pur sempre un lupo, che non aveva mai visto una bambina, e quindi non ha mai un uomo e nemmeno il suo fucile: è un animale ingenuo che non ha mai conosciuto il pericolo dell'uomo.

La storia è sempre la stessa, ma raccontata dal lupo e condita da bellissime illustrazioni.  
Fabian Negrin per me non aveva alcun intento pedagogico, ma voleva solo dare voce anche al lupo, raccontare la sua storia: capire perché si avvicina proprio a quella bambina dal cappuccio rosso...le risposte alle nostre domande possono essere quello che non immagineremmo mai.  

In bocca al lupo - Fabian Negrin - Orecchio acerbo
Il libro è solitamente consigliato dai 4 anni in su, ma presenta più livelli di lettura.


venerdì 14 dicembre 2012

Finalmente un buon libro: Sofia si veste sempre di nero

Preambolo
Nonostante l'abbondante neve, mi accingo ad andare in biblioteca a restituire e prendere i libri ordinati. 
Nella mia borsa a malincuore, tra i restituiti, ho messo anche Sofia si veste sempre di nero.
Volevo scrivere due righe veloci su questo bel libro. 
Ultimamente ho letto due o tre libri di autori contemporanei e devo dire che la delusione è stata grande: frasi sconnesse e lunghe meno di una riga, personaggi abbozzati, trama avvincente ma non sviluppata, capitoli brevi quanto una fermata della metro.
Poi ho letto questo libro e ho detto: "Finalmente!".

Non sono una disillusa riguardo gli scrittori d'oggi, del tipo " Ah ma i grandi scrittori oramai non esistono più!", o una lettrice schizzinosa che snobba le miriadi di scrittori/libri/case editrici esistenti oggi. 

Il mio era stato un "esperimento": mi sono messa nei panni di un utente della biblioteca (non della libreria perché il mio fondo-libro è a secco) e ho curiosato tra le novità ben esposte (nota: nella biblioteca dove faccio tirocinio i libri nuovi sono gli stessi che si trovano in libreria, per fortuna i tagli sono stati minimi). E così ho preso volta dopo volta libri che sembravano accattivanti dalla copertina, dal titolo, dalla quarta. Invece una delusione. 

Poi è capitato che una, due, tre persone iniziassero a chiedere questo libro...è così l'ho letto anch'io. 
Il libro è stato presentato a Farhenheit ( qui l'intervista a Paolo Cognetti). 

Sofia si veste sempre di nero.

Chi è Sofia ? Una ragazza, dall'occhio sinistro leggermente strabico, un'attrice che non riesce a piangere a comando, la padrona del cane  Mozzo senza orecchio,  una marinaia a New York, una pirata. 
Sono Rossana, Marta, Roberto, Margherita, Caterina, Leo, Oscar, Bruno, Juri. 
Sono storie, racconti, punti di vista di tutti loro e in mezzo c'è Sofia.  

In realtà mi è piaciuta la storia degli altri. Sofia io l'ho lasciata un po' da parte, anche perché non vuole farsi prendere e tu non riesci a prenderla alla fine: cosa vuole Sofia ? Dove vuole andare? 
Gli altri invece ci sono con tutta la loro persona. 
I più belli per me : 
Disegnata dal vento 
Sulla stregoneria
Brooklyn Sailor Blues

Benché il libro mi sia piaciuto, mi trovo d'accordo con un parere trovato su anobii, scritto da Aeris:
"Questo libro è innegabilmente scritto bene. Il problema è che io ho raggiunto un livello di saturazione a qualsiasi tipo di produzione culturale italiana che contenga per la stra-ennesima volta riferimenti storici e tematiche come: i brigatisti, la FIAT, improbabili bambini che pensano e giocano come adulti, l'infelicità coniugale, il cancro, l'anoressia. Sofia si veste di nero, ha i piercing e i suoi problemi e, tanto per cambiare, il sogno americano lo trova... in America. Mica in Italia. Perché l'Italia nei libri (e non solo) è soltanto immobilismo. Culturale e sociale. E tristezza. E racconti statici di momenti, senza nessuna azione dei personaggi. Pensiamo sempre solo ad analizzare il passato. E mai una volta che ci fosse il racconto di un riscatto italiano che ti dia un po' di speranza."
Il mio entusiasmo per il libro è principalmente dovuto alla scrittura. 
La storia, i riferimenti storico/culturali nel romanzo suonano anche a me come qualcosa di "già sentito/già letto", tanto da farmi pensare "ancora i brigatisti? La Fiat ? Il marito con l'amante? Una ragazza un po' lugubre che si veste di nero ? Studenti festosi ?"...forse anche un po' di fastidio: perché il libro non vuole proporre i soliti stereotipi, eppure tante volte ci si avvicina, anche se poi scopri che dietro lo stereotipo, nel profondo, c'è altro. 
In alcuni punti mi è salita la noia, per via di questi argomenti già sentiti e sviscerati. 
Sono però in disaccordo con una sola cosa dal parere di Aeris di anobii: il "finale", a New York. 
Per le immagini create da Cognetti: Juri, il narratore del racconto, il film, New York, i sogni infranti, i sogni ancora in grembo, le scoperte, la dura realtà. Mi è piaciuto molto e avrei voluto leggere di più.

Consiglio di leggerlo. E se non vi piacerà avrete comunque letto un romanzo scritto bene.



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