tag:blogger.com,1999:blog-27032728847304767802024-01-17T04:11:00.775+01:00Storie ad altovolumeUn blog di recensioni, libri, cultura e molto altro.Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.comBlogger176125tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-16527267496174503212015-12-11T08:00:00.000+01:002015-12-11T08:00:03.007+01:00Fino all'ultima mezz'ora di Matteo ManeraÈ un libro che puoi apprezzare quando ogni giorno, per tanti giorni, fai lo stesso identico percorso, la stessa strada. Macchina, treno, moto. Con la mia vita da pendolante un po' mi ci sono ritrovata.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><a href="http://www.erisedizioni.org/Fino_allultima_mezzora.html" target="_blank"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXq8RFsKvsSJ-roMIhdGAQCi3WVuPifUvhHYEi2PW6hZIrw8kSP38_Ixh1QAH6LFZskpphM-vdwTTUk2iMAjM5ZzQzzENKVaHQzPOgF342RMmv9jUK2b5xe_urYIyMGAXlEsGPz3yzS74/s640/fino-all-ultima-mezz-ora-matteo-manera.png" width="439" /></a></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><a href="http://www.erisedizioni.org/Fino_allultima_mezzora.html" target="_blank">Fino all'ultima mezz'ora, Matteo Manera, Eris Edizioni</a></td></tr>
</tbody></table>
Perché è quello che fa Matteo in questo viaggio. 1h di strada per andare al lavoro, in moto; 1.20h in macchina, la strada sempre la stessa: tanta, piena di gente, sempre uguale.<br />
<br />
Guidare è un processo che diventa meccanico quando lo fai continuamente. Arrivi ad un certo punto in cui tu non devi fare più niente, è il tuo corpo che agisce, per istinto. Ed è in questi momenti che la tua mente trova il tempo di osservare, guardarsi attorno e pensare. Una parte di te sta guidando, è attenta alla strada, l'altra rimugina. Sulla giornata che deve venire, sui vecchietti cui non dovrebbe più esser concesso uscire dal paese con la macchina, sul paesaggio sempre uguale a se stesso: desolante.<br />
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<a name='more'></a><br />
Matteo guida una moto da <i>enduro</i>, una moto che “borbotta”. Schiva un camion, sorpassa un vecchietto, insulta un automobilista. Una frase, una parola buttata lì apre la sua mente, libera i ricordi.<br />
Enrico, le vacanze da bambino, l'adolescenza. Matteo ci racconta tutta la sua vita a pezzetti. Leggendo è come se fossimo dentro la sua testa, sotto quel casco da cui osserva il paesaggio che si sta popolando dei personaggi della sua infanzia.<br />
<br />
Ad essere sinceri la sua vita non è proprio qualcosa di straordinario: Matteo ha vissuto una vita come tante altre, tranquilla, niente di impressionante in fondo, nulla che non abbiamo già letto in qualche altro libro. È il come racconta i suoi ricordi che mi è piaciuto: un disegno e una scrittura che lasciano trapelare il bambino ingenuo e spontaneo che era. E anche un po' imbranato, sempre con la testa tra le nuvole o tra le pagine di un libro. <br />
Poi arriva l'adolescenza e Matteo cresce. Si legge la sua voglia di fare, di essere notato, di combinare qualche "ragazzata" ma senza la malizia di oggi. Rubare per sentire il brivido, per il gusto della sfida, non per il possesso. Ma quando agisci senza malizia succede che prima o poi ti beccano. E allora arriva la paura e prendi coscienza dei tuoi gesti, mentre te la fai sotto.<br />
<br />
E poi di colpo non sai più dove sei, stavi guidando si, ma quanto tempo è passato?<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>Ripiombare in strada di colpo, senza ricordarmi come ho fatto ad arrivare lì.<br />Succede spesso, mi guida l'abitudine. Torno al comando quando si presentano situazioni anomale. Le code, per esempio. </i></blockquote>
Ecco, è questo che mi è piaciuto.<br />
Quando tra un ricordo e l'altro affiora la vita reale, le code, le macchine che non mettono la freccia. E tu non sai bene cosa è successo, affronti e poi te ne ritorni nella tua bolla di pensieri.<br />
<br />
<i>Fino all'ultima mezz'ora</i> è un racconto delicato, un alternarsi di passato e presente forse già visto ma che non annoia, ti lascia invece una sensazione di allegra malinconia. Perché all'interno dei ricordi di Matteo è un po' come rivedersi: più o meno siamo lì, anno più anno meno, la sua infanzia è simile alla mia e a tante altre. Certo mancano i particolari caratterizzanti, ma quelli generali ci sono tutti. Le vacanze al mare in spiagge sovraffollate, le persone gentili, la televisione.<br />
<br />
Mi è piaciuto e lo consiglierei a chi ama questi fumetti un po' così, dove non c'è una storia con un inizio e una fine ben definiti, dove tutto è un po' sfumato ma il gusto del leggere sta proprio qui, nell'abilità del narratore di coinvolgerti, di farti pensare, ricordare.<br />
<br />
Un'ultima cosa. Di questo volume mi ha divertita anche la -breve- descrizione dell'autore che riporto pari pari:<br />
<blockquote class="tr_bq">
<b>Matteo Manera</b> è nato a Mondovì ne 1984.<br />È cresciuto sognando di illustrare per vivere, ma si è preparato un piano B laureandosi in Fisica nel 2008. </blockquote>
Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-63937545994426693962015-11-02T11:34:00.000+01:002015-11-02T11:34:04.341+01:00Lucca Comics: di cosplay e "cagne"Scrivo questo post dopo una breve, brevissima, gita fuori porta al Lucca Comics, che consiglio sempre a chi ama l'illustrazione, i fumetti e il fantasy.<br />
<br />
Non so quante persone siano sensibili all'argomento, ma comunque qui voglio parlare della "moda" del <i>cagna&co</i> che da tempo ammorba internet. È un fenomeno talmente assurdo che a volte sono ancora prima antropologicamente affascinata che indignata. <br />
<br />
Succede che su facebook uno dei miei conoscenti pubblica questa foto con un "win". <br />
E il mio primo pensiero è: <i>seriously?</i><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgW1W0YyMTm0Uk6k1DDZv1RGSWanOG14re3xfK8rqZA50hdZWLOtGBVCcB7vLG5xzhrJ4J5YQ_tDBB1nmyttPp5RP6Y7eNYV8aXQ36UfhsWb7UxRknH1V4zfWaC8TBFa5_g2Dq6fmFhAKs/s1600/cagne-lucca.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgW1W0YyMTm0Uk6k1DDZv1RGSWanOG14re3xfK8rqZA50hdZWLOtGBVCcB7vLG5xzhrJ4J5YQ_tDBB1nmyttPp5RP6Y7eNYV8aXQ36UfhsWb7UxRknH1V4zfWaC8TBFa5_g2Dq6fmFhAKs/s400/cagne-lucca.jpg" width="291" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">uno che si crede mister simpatia</td></tr>
</tbody></table>
Sotto il post, <a href="https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10208003372309175&set=a.10206205392400801.1073741826.1444310609&type=3&theater" target="_blank">pubblico</a>, ne è uscita una discussione corposa di cui non parlo, se avete voglia leggetela, ma se siete sensbili all'argomento ve la sconsiglio perché vi farà venire voglia di prendere a pugni il vostro fragile schermo. <br />
Quello di cui voglio parlare, in ordine sparso, è del:<br />
<ul>
<li>perché questo cosplay non è simpatico;</li>
<li>delle ragazze che fanno cosplay;</li>
</ul>
<br />
<a name='more'></a><br /><br />
<a href="https://www.blogger.com/null" name="more"></a><b>Epic win? No, tristezza infinita</b><br />
<br />
Tristezza perché il tizio ha avuto davvero molta fantasia: cosa posso fare per essere divertente? Ma certo, sfruttare la moda della "cagna-croccantini" per avere l'approvazione sociale di cui tanto ho bisogno.<br />
Questa storia già aveva sfracellato i nostri occhi su facebook, ma ora, per questo curioso fatto antropologico dell'umanizzazione dei troll, sta invadendo anche posti che una volta erano piacevoli, come le fiere del fumetto.<br />
Comunque vivo in un mondo ristretto e pensavo fosse ovvio che una roba del genere (mi rifiuto di chiamarlo cosplay) fosse per tutti una mezza schifezza...invece a quanto pare sto tizio ha pure dei fan. Ecco perché mi sento molto banale nel sottolineare che<b> questa roba non fa ridere</b>.<br />
Perché sarà solo la 300milionesima allusione che sentiamo sui croccantini e cagne. Che la prima volta poteva far anche ridere, ma la 300milionesima no, basta, piuttosto guardatevi ancora il video "sono giapponese".<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhklQV89f7dQD45543IsuomuZcdxXVjQBJ8ISm4IH5_NOegRcd88p-ABlU5knVVCSMUYnRk4M4yJkY4u_2HyNN-r7Xl8Lx23TX9kgL6_LInwiMWSh64HTmBeCAUVaOvQDLKy0PSkq3RGLc/s400/cagne-2.png" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" width="303" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><a href="https://www.facebook.com/wolfradsenpai" target="_blank">vignetta sacrosanta</a></td></tr>
</tbody></table>
Non fa ridere perché dice - mi sento sempre molto banale - che una cosplayer mezza nuda e procace è per forza una "cagna", riferendosi non all'animaletto da compagnia ma all'animale che si accoppia con tutti (le cagne randagie fanno così).<br />
Non fa ridere perché ci si permette di giudicare sempre e solo le cosplayers femmine in base alla loro nudità.<br />
Non fa ridere perché queste schifezze alimentano la cultura del "ti svesti, quindi te la cerchi, non lamentarti". Questo pezzo di cartone fa sentire meno isolati solo quegli sfigati che sono pronti a darti della cagna/epiteti vari non appena mostri un pezzo di coscia ma nulla di più, facendogli capire che quella roba è tua (e del tuo ragazzo al massimo), non loro. Sono quelli che sbavano davanti a una cosplayer/ragazza mezza nuda, ma che ricevendo giustamente nulla più d'un sorriso s'incazzano e insultano. Ma come! Negli anime e nei filmetti è così facile: loro si spogliano e io uomo automaticamente posso, anche se sono il personaggio più sfigato del mondo (il che la dice lunga sulla fantasia degli sceneggiatori..). A forza di immedesimarsi in questa brodaglia porno-romantica credono che tutto sia facile, automatico: ragazza mezza nuda = cagna = va con tutti = anche con me. Non va con me? Doppiamente cagna allora, merita di essere insultata (e mi fermo qua). <br />
Non fa ridere perché oramai è una battuta degna dell'ex premiata ditta Boldi&DeSica che erano gli idoli dell'italiano medio, personaggio mitologico rispetto al quale il nerd medio si sentiva superiore, ma oggi sembra che il nerd medio sia diventato l'italiano medio.<br />
Non fa ridere perché moralmente autorizza altri sfigati a inventarsi altre schifezze per le prossime fiere.<br />
<br />
<b>Le ragazze in cosplay</b><br />
<br />
A me <a href="https://www.facebook.com/OfficialJessicaNigri/photos_stream" target="_blank">Jessica Nigri </a>non piace.<br />
Perché trovo che il 90% dei suoi cosplay siano solo l'inizio elaborato di qualche rivisitazione porno degli anime.<br />
Questo perché sono una purista del cosplay: devi essere uguale al 100%, interpretazione compresa.<br />
Dico ciò perché leggendo<a href="https://www.facebook.com/lafriendzonenonesiste/photos/a.1426307090982041.1073741827.1426303224315761/1660004487612299/?type=3" target="_blank"> questa discussione</a> pare che il tizio qua sopra volesse fare una critica molto ironica (altro termine ultra-abusato di questi tempi) alle cosplayers esibizioniste: quelle che si mettono in 2 pezzi a novembre più un paio di orecchiette simpatiche e dicono di essere cosplayers. Un po' come la Nigri.<br />
Detto questo, lei la evito bellamente. Non mi piace, non la seguo.<br />
Ad alcuni però la Nigri e cosplayers simili danno estremamente fastidio. E a sentire l'amica del tizio qua sopra, lui avrebbe elaborato questa roba per ironizzare sul "troiume"(cit.) di questo mondo.<br />
E io mi domando: ma che fastidio vi danno le ragazze esibizioniste? Entro i limiti della decenza per me possono cosplayare come vogliono, dopo ci pensa la polizia. <br />
Di certo non sarò lì a fotografare o a fare "wow" su un 2 pezzi+orecchiette strane, ma qui sta all'intelligenza di chi sta dall'altra parte. E chi sta dall'altra parte? Una volta iper-precisini che se non avevi la sciarpa messa giusta non eri fatto bene...oggi che il pubblico si è allargato, c'è un po' di tutto, tanti italiani medi che si eccitano ancora per le tette (non ne avranno viste abbastanza?).<br />
È abbastanza scontato che le ragazze mezze nude riscuotano successo, ma deriderle o insultarle non cambierà nulla: <b>ci sarà sempre qualcuna disposta a denudarsi più di te per mezzo secondo di gloria</b>. Se a te piace il cosplay dovrai puntare su altro: certo è un problema se anche tu puntavi sulla nudità e quella più bella di te ti ha preceduto. Questo però è rosicamento, non "purezza" del cosplay.<br />
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<b>Oltre il femminismo</b> </div>
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Questo post non c'entra molto con i libri, ma con il modo in chi la donna viene rappresentata nella finzione si. Più avanti ne parlerò, sicuramente dopo aver letto il post di Erica (aka La Leggivendola) che ha partecipato a un seminario molto interessante in materia, cui sarei voluta andare anch'io ma oramai le prenotazioni erano chiuse. </div>
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Questo post nasce dalla frustrazione del dover vedere gente come il tizio qua sopra girare a piede libero per una fiera del fumetto, che non sa cosa sia l'ironia e portatore (in)consapevole del solito stereotipo sulla donna: o santa o puttana.<br />
<b><br /></b>
Comunque no, non me la faccio una risata. Semmai uno sbadiglio, di noia.<br />
Se volete essere ironici forse dovete pensare un pochino di più. </div>
Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com27tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-27846735658215482792015-09-02T13:00:00.000+02:002015-09-02T13:00:02.540+02:00Perché ho (quasi) abbandonato la professione bibliotecaria <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAGOb4NpZmxo6_-Jrkc-4l4O0LZxwik0W6uUs3NyNATFkL_sKxWBWd_kcXFCUL-6-2D2vOtnN42pbaM7tAlD2yncwyfaaaqFi1D38fFBf_r95H7qQcW-rPQhyphenhyphenSXZ9cefwB3-mhdTjqKCo/s1600/biblioteca.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAGOb4NpZmxo6_-Jrkc-4l4O0LZxwik0W6uUs3NyNATFkL_sKxWBWd_kcXFCUL-6-2D2vOtnN42pbaM7tAlD2yncwyfaaaqFi1D38fFBf_r95H7qQcW-rPQhyphenhyphenSXZ9cefwB3-mhdTjqKCo/s320/biblioteca.jpg" width="320" /></a></div>
Qualche tempo c'era un articolo virale tra i bookblogger che si intitolava qualcosa come <b><i>Il lavoro che dovrebbe fare chi ama leggere</i></b> o<i> <b>5 lavori per chi ama leggere</b></i>.<br />
Tra questi c'era anche il<i> bibliotecario</i>.<br />
<br />
In questo post voglio parlare un po' di me e di dove sono finita in questi mesi in cui ho letto veramente poco (sto leggendo il <i>Cardellino</i>, per il libro di Peano mi è mancato il cuore di andare avanti) e ho scritto ancor meno.<br />
Visto che è settembre, sono in possesso di un nuovissimo non-funzionante abbonamento Trenord, e ho una pila di libri alta così sul comodino...ricominciamo? <br />
<a name='more'></a><br />
<b><span style="font-size: small;">Diventare bibliotecari, la mia strada</span></b><br />
<br />
Non è semplice. Esistono tante strade, tanti corsi, tante opinioni.<br />
Per me è andata così: mentre finivo la magistrale e scrivevo la tesi, ho passato una piccola selezione per un corso finanziato dalla regione Lombardia che mi avrebbe dato un attestato valido per eventuali concorsi. Un corso "tosto", 1000 ore in un anno.<br />
Durante il corso ho imparato tantissime cose nuove, tantissime <b>cose vere</b>. È stata una scoperta per me: imparare il funzionamento di una biblioteca di pubblica lettura, la gestione delle informazioni cartacee e digitali, la promozione alla lettura. Un corso che certo non rimpiango di aver frequentato.<br />
<br />
E poi ci sono stati i tirocini, il volontariato, il lavoro mascherato da servizio civile, il lavoro vero. E nel mezzo tantissimi lavoretti, piccoli e brevi, ma pur sempre a contatto col mondo in cui volevo restare.<br />
All'inizio c'era tanto entusiasmo, poi è subentrata la frustrazione. <br />
<br />
<b>Lavorare in biblioteca </b><br />
<br />
Lavorare in biblioteca è bellissimo se ti piace leggere. Puoi parlare con la gente dei libri che hai letto, puoi consigliare e sconsigliare libri, puoi contribuire alla scelta dei libri da acquistare per la biblioteca. E questa è una cosa molto difficilie perché non è che devi rimpinzare la tua libreria, ma devi acquistare per una comunità, devi scegliere libri che resteranno lì per sempre. Devi pensare a lungo termine: ha senso acquistare 2 copie del best-seller del momento, anche se molto richiesti? O magari è meglio prendere un saggio che ora non interessa a nessuno ma che in futuro sarà d'aiuto a molti studenti/studiosi? E per i bambini è meglio comprare un brossurato anche se costa poco o è meglio comprare il rilegato che avrà una vita molto più lunga? <br />
Senza contare gli eventi, le norme da rispettare e i mille servizi che ruotano attorno alla biblioteca.<br />
Lavorare in biblioteca non è uno scherzo. Se te ne frega qualcosa. <br />
È questo il punto doloroso: a nessuno gliene frega niente. <br />
<br />
<b>La professionalità del bibliotecario</b><br />
<br />
Questo non vuole essere un post rancoroso. Tutt'altro.<br />
Sono convinta che questo sia un lavoro bellissimo e se qualcuno me lo chiede consiglio volentieri corsi o non corsi, nei gruppi che seguo. Allo stesso tempo però provo un po' di tristezza nel vedere tanti ragazzi illudersi e provo un po' di rabbia quando vedo colleghi più anziani incitare i ragazzi verso questa professione con tanta leggerezza. Cose del tipo <i>Se ti piace davvero riuscirai sicuramente!!11! </i>o <i>Non demordere!! </i>senza illustrare i limiti e le difficoltà di questa professione. E non sto parlando di difficoltà del tipo <i>c'è-la-crisi, i concorsi sono bloccati</i>. <br />
No, qui ci sono altri problemi. Quelli che mi hanno spinta a cercare altro.<br />
<b><br /></b>
<span style="font-size: small;"><b>1.Il volontario a vita </b></span><br />
Se vuoi iniziare a lavorare in biblioteca devi partire dal volontariato. Se vuoi mantenere le tue competenze e rimanere aggiornato ma nessuno ti chiama, devi fare volontariato. La biblioteca ha sempre bisogno di aiuto e chiama sempre a raccolta i volontari volenterosi. Tanto che a Siena c'era pure stato un <a href="http://www.bibliotecasiena.it/static/download/bandi-e-concorsi/bandoperilvolontariato.pdf" target="_blank">bando </a>per cercare nuovi volontari (era passato in aib-cur nella sezione lavoro). Non so, qualcuno dopo un po' vorrebbe essere anche pagato magari.<br />
<br />
<b>2.I colleghi "bibliotecari" per caso </b><br />
Nel frattempo in diverse biblioteche stanno proliferando gli Lsu travestiti da <i>bibliotecari</i>. <br />
Non ho niente contro gli <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Lavori_socialmente_utili" target="_blank">Lsu</a>, alcuni sono svegli e capaci, ma ecco: io ho studiato, sono qualificata, mi aggiorno e in biblioteca conto meno di un lsu arrivato per caso (qualifica: sa usare il pc). Eppure alcuni di loro poi riescono anche rimanere con un contratto vero (misteri del comune); altri sono meno fortunati, ma nel frattempo hanno avuto il loro momento di gloria: "<i>che ci vuole a lavorare in biblioteca? l'ho fatto pure io, non è mica difficile</i>". E tu sei in giro, in attesa di una chiamata.<br />
(dimenticavo i ragazzi del servizio civile. Uno di loro, mentre facevo una sostituzione, mi ha redarguita asserendo che lui sapeva usare il software - era lì da meno di 1 mese- e non dovevo certo spiegarglielo io che lo uso da più di 2 anni...poi ha fatto casino ed è venuto a chiamarmi di corsa).<br />
<br />
<b>3.I colleghi bibliotecari veri</b><br />
Poi ci sono i bibliotecari veri, quelli che hanno studiato come e più di te, che sono delle perle rare ma...demoralizzati, pronti a lasciare tutto se potessero, con nessuna voglia di crescerti e di farti imparare qualcosa. Loro si che sono rancorosi e in biblioteca, per sopravvivere, si estraniano dal loro corpo.<br />
<br />
<b>4.L'assessore alla cultura</b><br />
Dovrebbero fare una legge almeno, <i>almeno</i>, sui requisiti che dovrebbe avere un assessore alla cultura. Tipo un test di logica combinato a uno di cultura generale. <br />
Gran parte dei problemi deriva da loro. Dalla loro prepotenza e dalla loro presunzione di aver sempre ragione, dalla loro voglia di far sempre campagna elettorale e mai cultura.<br />
Per fotuna non tutti sono così, ma il 90% si. <br />
<br />
<b>5.Il comune non ha soldi</b><br />
Per acquistare libri nuovi, per pagare lo scrittore bravo, per pagare la compagnia teatrale brava. I soldi sono contati quindi devi accontentari di chiunque, come lo scrittore di paese che ha pubblicato con albatros o con amazon. E non puoi non fare niente perché l'assessore vuole che dall'esterno sembra che si faccia qualcosa. Fa niente se poi alla "presentazione" sono 3 gatti (moglie, figlio e suocera dello pseudo-scrittore). Questo anche perché hai dovuto fare un volantino con le pessime immagini che ti ha dato l'<i>artista</i><b> </b>e hai dovuto arrangiarti per renderlo interessante. Questo perché la tipografia la si chiama solo quando bisogna stampare gli eventi importanti, come il ballo <i>latino americano </i>per gli over 65. (tipografia per modo di dire: in 2 anni per un manifesto 70x100 hanno usato una pessima immagine scaricata da google dove si vedeva ogni singolo pixel) <br />
<br />
<b>6.Il precariato</b><br />
Di questi tempi non si fanno concorsi per bibliotecari.<br />
Chi lavora in questo settore campa grazie alle cooperative. Alcune di qualità, piene di professionisti, altre non proprio di qualità, al suo interno ci sono bibliotecari e addetti alla pulizia stradale, pagati allo stesso modo. Si campa sperando che i comuni nelle gare d'appalto riconoscano la qualità della cooperativa e dei servizi che offre, senza basarsi unicamente sul prezzo.<br />
E qui il lavoro è come in ogni azienda: c'è la collaborazione, il contratto determinato, indeterminato...con la differenza che se nel privato vai bene, si aprono nuove propettive per tutti. Mentre qui, anche se fai il lavoro al meglio, puoi sempre rimanere a piedi perché non ci sono mai soldi e gli lsu costano molto meno. <br />
<br />
<b>7.Noia e frustrazione</b><br />
Fin quando avevo una biblioteca "fissa", pur in precarissime condizioni, mi sentivo tutto sommato felice. Anche se dovevo evitare di pensare al futuro, allo stipendio, alla mia formazione. Poi sono arrivate le sostituzioni brevi, ed è subentrata la noia. Stare a contatto con l'utenza è solo uno dei tanti lavori del bibliotecari, fare solo quello è riduttivo. Ho passato lunghi pomeriggi ad aspettare gente che non arrivava, ad annoiarmi, a ordinare maniacalmente i libri, divertendomi a scoprire i diversi metodi di catalogazione dei colleghi. Poi, sempre noia. E frustrazione.<br />
Frustrazione di dover star ferma, di non poter fare di più.<br />
(ed è stato in uno di quei lunghi pomeriggi che ho iniziato ad appassionarmi ad altro). <br />
<br />
<b>Stabilità</b><br />
Forse non sono diversa da chi sta corrodendo questo mondo lavorativo. Se avessi avuto la possibilità sarei rimasta volentieri, pur di continuare il lavoro che stavo facendo, pur di portare avanti i progetti che avevo ideato.<br />
Purtroppo le cose sono andate diversamente. E dopo lunghi pomeriggi di noia ho maturato la decisione di provare a cercare altro, di vedere quanto effettivamente valgo, in che modo far fruttare quello che bene o male ho imparato in questi anni. <br />
Il lavoro del bibliotecario è bellissimo, ma al momento non fa per me. <br />
Non per gli utenti, uno più particolare dell'altro, ma per tutto il resto: l'attesa perenne, non poter avere stima per chi collabora con te, non vedere riconosciute le proprie qualità, ma essere anzi sminuita, non poter dare il meglio per non far sfigurare tizio o caio.<br />
<br />
Non sono le biblioteche, è tutto quello che ci ruota attorno.Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-82942647022858123402015-06-22T18:25:00.000+02:002015-06-22T18:25:59.157+02:00Punto di fuga, Lucia Biagi<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzzsTGh7YSgbiGdAWIW23mQJKJlkX02WOSalU-QZ9JfFB0ts7UDXTRPHoSu-sjtrpXGvOmYz-tQcuheskGduXar3NxIC-YN_F8oGRADllOBU8rirORb92sEny5u0j_WXilL3BDt8bgHXc/s1600/puntodifuga-luciabiagi.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzzsTGh7YSgbiGdAWIW23mQJKJlkX02WOSalU-QZ9JfFB0ts7UDXTRPHoSu-sjtrpXGvOmYz-tQcuheskGduXar3NxIC-YN_F8oGRADllOBU8rirORb92sEny5u0j_WXilL3BDt8bgHXc/s320/puntodifuga-luciabiagi.jpg" width="225" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b>Punto di fuga</b>, Lucia Biagi, <br />Diabolo Edizioni<i><b><br /></b></i></td></tr>
</tbody></table>
Immaginate.<br />
Immaginate di avere 26 anni, un lavoro e un ragazzo che amate.<br />
Immaginate di fare un test di gravidanza e trovarlo positivo. <br />
<br />
Immaginate, e avrete <b><i>Punto di fuga</i></b> di <a href="http://www.whenaworld.com/" target="_blank"><b>Lucia Biagi</b></a>.<br />
<br />
Sabrina è una ragazza cinica, ama i vestiti, lavora come commessa, vive con la mamma e il fratello. Ha un ragazzo con un cane dalla faccia buffa, un'amica che fa vestiti e pupazzetti, un circoletto dove andare a sbevazzare.<br />
E dentro ha un sentimento strano fatto di paura e rabbia.<br />
Un giorno ad interrompere questo universo fatto di piccoli momenti di vita arriva lo shock: Sabrina è incinta.<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
<i>Punto di fuga</i> non parla di decisioni importanti da prendere.<br />
<br />
Sabrina una scelta l'ha già fatta ed è un no. Chiaro, netto, deciso: <b>nessun bambino</b>.<br />
Sabrina non è la rappresentazione ideale di qualcuno, non è un personaggio in cui ci potremmo identificare e pensare <i>potrei essere io</i>. Sabrina è se stessa, sempre: cinica, rabbiosa, con qualcosa dentro che non la lascia tranquilla.<br />
Sabrina non è che <i>non si sente pronta per diventare madre</i>. <b>Semplicemente non lo vuole</b>.<br />
<br />
I motivi potete sceglierli: la crisi, l'insicurezza economica, i problemi logistici reali (dove potrebbe stare il bambino? Nella sua cameretta?).<br />
Il fatto è che lei, come tanti, come tutti, si trova in un limbo.<br />
Non è più una ragazzina, non è ancora <i>adulta</i>, si trascina lentamente nella sua esistenza fatta di piccoli momenti rubati, goduti fino in fondo.<br />
Rimanere incinta però è qualcosa di grosso, qualcosa che non puoi mettere in un angolo e far finta di dimenticarlo. È una scadenza che non puoi evitare, un orologio impietoso che ti fa correre. Ti costringe ad aprire gli occhi, a guardare sul serio la tua vita.<br />
Per Sabrina significa constatare subito, con un'obiettività disarmante, che non è pronta per una cosa così grossa.<br />
Iniziano quindi le corse, contro il tempo. <br />
<br />
<i>Punto di fuga </i>non vuole dire niente sul delicato tema dell'aborto.<br />
Scegliere di tenere o meno un bambino è solitamente un argomento che infervora tutte le parti: tutti hanno un parere che deve essere assolutamente preso in considerazione.<br />
Eppure <i>abortire</i> è una decisione che riguarda prima di tutto solo la potenziale madre. È una scelta personale, intima, diversa per ogni donna.<br />
Sabrina è molto sicura nella sua decisione, non vuole il bambino, per motivi che non ci spiega perché sono solo suoi. <br />
<br />
Mentre corre da un ambulatorio all'altro, vediamo crescere ansia, paura, rabbia.<br />
Crescono in Sabrina man mano si avvicina la sua "data di scadenza", ovvero i tre mesi entro cui deve fare l'igv.<br />
<i>Punto di fuga</i> parla di questo, del prendere coscienza di sé.<br />
Il libro di Lucia Biagi parla si dell'aborto, ma non come siamo abituati a pensarci.<br />
Mette in primo piano la persona e costringe a farsi delle domande, non sulla possibile nuova vita, ma prima di tutto sulla vita di chi già c'è: Sabrina non è pronta, si trova in questo limbo dove tutto è sospeso, in un precario equilibrio tra piaceri e doveri.<br />
<br />
Per Sabrina significa essere una giovane donna incinta che vuole
abortire significa doversi attivare, ascoltare medici, prendere
appuntamenti, uscire dal limbo in cui si era autoconfinata. <br />
E poi?<br />
E poi tutto diventa confuso, troppo e <b>l'unica cosa di cui sente il bisogno, di cui sentiamo il bisogno quando l'ansia sta per braccarci, è trovare un</b> <i><b>punto di fuga</b></i>.<br />
E così Sabrina "stacca". Feste, amicizie casuali, sbandate, tatuaggi.<br />
<br />
La parte in cui Sabrina "scappa" dalla realtà mi è piaciuta molto perché dà proprio l'idea dell'ansia che sale e sale e la necessità di trovare una via di fuga: è un po' come l'ultimo giorno di vacanza prima della scuola. Come se Sabrina volesse raccogliere tutte le sue forze prima di ricominciare tutto, prima di ricominciare a <b>vivere</b>: stavolta sul serio.<br />
<br />
Durante la storia sembra che Sabrina sia lontana da quello che le sta accadendo, come se nulla non la toccasse. Lei una decisione l'ha presa, con una sicurezza spiazzante: sembra che niente possa turbarla.<br />
Ma è davvero così?<br />
Cosa pensa Sabrina in quelle lunghe vignette senza nuvolette parlanti, senza didascalie?<br />
<br />
Questo è un aspetto della graphic novel che potrebbe non piacere: non sapere niente di quello che pensa Sabrina. Non sapere cosa le passa per la testa, averne solo una vaga idea guardando le sue espressioni neutre, i suoi gesti, il silenzio dentro la pagina. <br />
Ancora una volta, i pensieri di Sabrina rimangono soltanto suoi e noi lettori possiamo solo immaginare quello che sta pensando: è davvero convinta della sua scelta? Quanto le è pesato? Perché si comporta così?<br />
<br />
Tutte domande a cui non abbiamo risposta, possiamo solo interpretare quanto vediamo.<br />
<br />
<a href="http://www.whenaworld.com/comics/comics.html" target="_blank"><b><i>Punto di fuga</i></b></a> mi è piaciuto. Per il disegno quasi manghesco, per i colori così particolari (bicromia giallo/blu) e perché la storia è insolita, diversa, forse lasciata troppo all'interpretazione personale ma comunque fuori dagli schemi. Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-39889984748667092662015-06-18T11:30:00.000+02:002015-06-18T11:34:07.802+02:00Game of Thrones: 10 differenze tra i libri e la 5° stagione...<span style="font-size: large;">...che da <u>lettrice</u> non ho apprezzato</span><span style="font-size: large;">.</span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDThQfKN75rAWtOktxxGVYtEd9w0RaAKEQFKHP9ECXM9qq4AVwQos32KBKwNst3h7C3XBR7TYH5euPrPQRCvNhOAKiYwPZqthcI0zHPx7TSIGc4s14QG5FpL5z4FsxT9G-AAZHGzWOmss/s1600/differenze_libri-game-of-thrones.png" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDThQfKN75rAWtOktxxGVYtEd9w0RaAKEQFKHP9ECXM9qq4AVwQos32KBKwNst3h7C3XBR7TYH5euPrPQRCvNhOAKiYwPZqthcI0zHPx7TSIGc4s14QG5FpL5z4FsxT9G-AAZHGzWOmss/s320/differenze_libri-game-of-thrones.png" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Vedendo alcune scene...</td></tr>
</tbody></table>
Premetto che la quinta stagione di <b>Game of Thrones </b>in generale mi è piaciuto.<br />
Le differenze tra libri e serie tv sono sempre tantissime e contarle tutte sarebbe inutile: libro e serie tv sono due prodotti diversi per pubblici diversi (quanti spettatori della serie tv andranno a leggersi anche i libri?).<br />
<br />
Detto questo ci sono <b>10 differenze</b> <b>irritanti </b>che <b>come lettrice</b> non ho proprio apprezzato. <br />
Alcune sono banalità, sottigliezze - lo riconosco- altre abbastanza importanti ai fini della storia. Ovvero:<br />
(<i>spoiler se non avete visto la serie tv e/o non avete letto i libri</i>)<br />
<a name='more'></a><br />
<ol>
<li><b>L'ASSENZA DI ARIANNE MARTELL</b>.<br />
È uno dei principali protagonisti di <i>A feast of crows</i>. È un personaggio dal carattere forte, indomabile, dallo spirito ribelle. È la futura regina ed è lei che trama contro il padre e contro i Lannister. Nella serie tv è stata rimpiazzata dalle serpi delle sabbie che non convincono. <br />La sua non è una parte fondamentale, per ora, ma il personaggio è molto bello e ben rappresenta lo spirito di Dorne; inoltre le azioni avventate che compie obbligano poi il padre a condividere con lei e -con noi- i suoi loschi piani. <br />Introdurranno il suo personaggio nella prossima stagione? <br />In fondo è lei la legittima erede di Dorne e non Trystane Martell, che è solo il 3°.</li>
<li><b>LA RAPPRESENTAZIONE DI DORNE</b>.<br />La parte su Dorne mi è piaciuta molto nei libri. <br />Per questo non sono rimasta soddisfatta della serie tv. <br />Non c'è la voglia di rivalsa, l'indignazione trasversale per la morte di Oberyn, l'orgoglio di un popolo che non ha dimenticato la principessa Elia.<br />Nella serie tv sembra che le Serpi delle sabbie agiscano solo per puro spirito di vendetta, per capriccio: dietro sembra proprio che non ci sia nessun piano complesso, come quello che aveva in mente Arianne.<br />Anche a Dorne, come ad Approdo del Re, ci sono nobili che complottano, faide interne, grandi piani che non hanno niente da invidiare a Cersei&co. <br />Nulla di questo viene nemmeno lontanamente accennato. <br />Anche in questo caso, si spera nella prossima stagione. </li>
<li><b>SANSA STARK CHE SPOSA RAMSAY BOLTON.</b><br />La parte di Sansa nel libro viene lasciata in sospeso: rimane confinata e quasi dimenticata nella valle degli Arryn, promessa sposa di tale Harry Hardyng grazie al quale potrebbe governare legittimamente su Grande Inverno. Nella serie tv si sposa con Ramsay Bolton.<br />Questo è un cambiamento importante perché uno dei punti forti di Sansa, nei libri, è che comunque è ancora vergine, ancora "<i>buona</i>" per essere data a questo o quel nobile, sposarsi e rivendicare così Grande Inverno.<br />Per quel che ne sappiamo nella serie tv potrebbe anche esser rimasta incinta.<br />E se Martin avesse avuto in mente qualcos'altro per lei? <br />O invece stavolta toccherà a Martin rincorrere la HBO? </li>
<li><b>BRIENNE DI TARTH E LADY STONEHEART.</b><br />Speravo che in questa nuova stagione trovasse posto anche Lady Stoneheart. <br />Invece credo che Catelyn Stark sia stata messa definitivamente nel dimenticatoio dalla HBO.<br />Forse, quando Martin mostrerà il motivo per cui l'ha riportata alla vita, verrà ripescata. <br />Tutta la parte di Brienne nella serie tv è un di più, di cui potevamo anche farne a meno. </li>
<li><b>TYRION CHE INCONTRA DAENERYS.</b><br />È una parte bellissima. <br />Penso tutti noi non vedessimo l'ora di questo fatidico incontro. <br />Tyrion però si perde una parte importante del viaggio, l'incontro con Griff il giovane/Aegon.<br />Uno degli incontri che aspettavo con trepidazione. <br />Questo personaggio sicuramente apparirà nella prossima stagione. <br />Ci sarà però da chiedersi cosa farà scattare in lui la molla del cambiamento: nel libro viene iniziato al "gioco del trono" da Tyrion e dalla sua abilità nelle parole. Nella serie tv, chi potrebbe convincere Aegon a cambiare la sua -tutto sommato tranquilla- vita all'improvviso? Chi meglio di Tyrion conosce le bassezze di cui sono capaci i nobili? <br />Tyrion dà al ragazzo consigli validi, che risvegliano il suo sangue. <br />Sono poi convinta che nei libri Tyrion prima o poi avrebbe sicuramente incontrato Daenerys: avrei preferito comunque prima leggerlo scritto nero su bianco da Martin. </li>
<li><b>IL SACRIFICIO DI SHIREEN.</b><br />Tralasciamo la scena in sé che è stata molto toccante. <br />Nel libro questo non succede, ma non contesto questo. <br />Contesto che forse il sacrificio di Shireen poteva essere utile per altro, come ad esempio riportare in vita Jon Snow (anche se..). O comunque, Martin poteva avere in mente altro, no?<br />Ad esempio: Stannis, in caso gli succeda qualcosa, vuole la figlia regina. <br />Shireen non è un personaggio di primo piano, ma tutto sommato poteva ancora avere una parte nella storia. </li>
<li><b>JON SNOW CHE VA ALLA GUERRA.</b> <br />Anche se non sa niente ed è stato divertente quando gliel'ha detto pure Melisandre, la sua parte in generale è stata ben rappresentata. <br />C'è solo un punto su cui si sarebbe potuto insistere di più: Jon che tradisce il suo giuramento nei confronti dei guardiani. Fino a quel punto dei libri Jon si era sempre dichiarato neutrale: anche dopo quello che era successo a Robb si era trattenuto. <br />Invece nei libri visto tutto quello che sta accadendo nel Nord, Jon Snow decide di agire. <br />Sembra che finalmente si risvegli il suo sangue di Stark. E tu lettore sei già lì che fantastichi, Jon e i bruti in marcia verso i Bolton, per riprendersi Grande Inverno. <br />Nella serie tv bastava pochissimo, c'erano pure tutte le scuse per mettere una scena del genere dato che i Bolton hanno Sansa Stark, che è pur sempre una sorella di Jon Snow. <br />Questa parte è molto importante per il cambiamento che avviene in Jon. <br />Ora tutto sta nelle mani di Martin, sperando che la HBO non inventi per Jon destini che non sono ancora stati scritti. </li>
<li><b>QUELLO CHE SUCCEDE A GRANDE INVERNO.</b><br />Capisco che sia veramente difficile ridurre a poche scene tutto quello che succede a Grande Inverno nei libri, ma non farne nemmeno cenno mi è sembrato un po' troppo. <br />Nei libri la situazione è molto complicata, ma in sostanza si capisce che i Bolton non hanno tutto l'appoggio che credono di avere. E non hanno vita facile.<br />Le persone che spariscono, la tensione che cresce, i Frey che se la fanno sotto. Certo questo è merito anche di Mance Rayder e delle donne-brute che l'aiutano: avendo eliminato tutta la sua parte, hanno tagliato tutto il resto, figlio di Mance compreso.<br />E poi nei libri c'è quel cenno, fatto quasi di nascosto, a Rickon Stark. Questo però sono abbastanza sicura che verrà ripreso nella prossima stagione. </li>
<li><b>LA DISFATTA DI STANNIS</b><br />Tagliando tutto quello che succede a Grande Inverno cambia anche il destino di Stannis.<br />Nei libri non sappiamo che fine faccia, ma la sensazione che ti dà Martin è che potrebbe vincere i Bolton visto tutto quello che sta accadendo a Grande Inverno. Il suo nome viene evocato con terrore, pagina dopo pagina. <br />Certo, c'è anche il messaggio che Ramsay Bolton spedisce a Jon Snow in cui dice di aver sconfitto Stannis e di aver catturato Mance Rayder. Sarà vero?<br />Nella serie tv Stannis comunque non muore, non ancora. Perde "solo" l'intero esercito e incontra Brienne pronta a giustiziarlo. Sia che viva sia che muoia, Stannis nella serie tv che ruolo potrebbe giocare ancora? Senza esercito, senza moglie e erede, abbandonato pure da Melisandre, cosa può rivendicare?<br />In ogni caso, manca anche tutto la parte con i Greyjoy, che presumo inseriranno nella prossima stagione. </li>
<li><b>MYRCELLA BARATHEON E JAIME LANNISTER</b><br />Da una parte ancora bambina, dall'altra adolescente innamorata. <br />Tralasciamo l'età e quello che succede a Dorne, ci sono due cose che mi sono sembrate un po' stiracchiate, successe nell'ultima puntata.<br />Myrcella che se ne va da Dorne con la benedizione di tutti (tranne di Ellaria). È un fatto che non ha molto senso: pur essendo una bambina e pur non avendo intenzioni di guerra, resta un ostaggio molto prezioso per il principe Doran. <br />Forse non la faranno arrivare ad Approdo del Re, forse nella serie tv la riporteranno a terra per curarla. <br />C'è però il problema di Jaime Lannister: ora che le ha rivelato di essere suo padre sembra che voglia comportarsi come tale, come potrà abbandonarla? <br />Il destino di Jaime Lannister è un altro, nei libri va via con Brienne, per affrontare -forse- Lady Stoneheart. <br />Nella serie tv ci mostrano un Jaime Lannister che sembra aver scoperto le gioie della famiglia, ma il suo personaggio nei libri è diverso: sembra che voglia tagliare tutti i ponti con Cersei. <br />La scena in cui rivela a Myrcella di esser suo padre scoprendo che lei già sapeva è stata un po' troppo: la bambina/ragazza accetta sul serio con tanta serenità&gioia che il suo vero padre non è il defunto re Robert ma lo zio Jaime? </li>
</ol>
È evidente che serie tv e libri di Game of thrones a ogni stagione che passa siano sempre più due storie diverse. <br />
Nelle passate stagioni c'era sempre stata una sorta di fedeltà a quello che voleva essere il "cuore" dei libri.Invece in questa stagione i rimaneggiamenti sono stati tanti. Mi pare che gli autori abbiano osato di più, fin troppo, arrivando a colmare buchi che Martin probabilmente aveva lasciato vuoti per un motivo. <br />
Solo leggendo il prossimo libro, <i>The Winds of Winter</i>, potremo sapere se la HBO ci ha visto giusto o se ha fallito clamorosamente.<br />
Comunque è interessante <a href="http://www.giornalettismo.com/archives/1832321/george-r-r-martin-se-stancato-dei-fan-trono-spade/" target="_blank">quello che ha detto Martin</a> a questo proposito:<br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><i>«...so che The Hollywood Reporter mi ha nominato “il terzo più
potente scrittore di Hollywood” nello scorso dicembre. <br />Vi stupireste se
sapeste quanto poco valga questo titolo. <br />Non posso controllare quello
che fanno gli altri o farli smettere di dire o fare, sia sul fronte
professionale che al di fuori. <br />Quello che posso controllare è quello che
succede nei miei libri, quindi ora tornerò al capitolo “<b>The Winds of Winter</b>” che stavo scrivendo, grazie a tutti.»</i></span></span></blockquote>
<br />
Per finire ribadisco che la quinta stagione mi è piaciuta in generale, certe scene sono davvero epiche, ma con la consapevolezza che libri e serie tv hanno stanno prendendo definitivamente due strade diverse. <br />
<br />
Sono curiosa di vedere cosa succederà nella prossima stagione: la storyline di Jon Snow e Daenerys è a un punto morto nei libri. A meno che il libro di Martin non esca quest'anno, cosa farà la HBO senza i suoi due protagonisti principali? Aspetteranno? Inventeranno? <br />
Avevo letto che Kit Harington, Jon Snow, non figurerebbe tra i membri del cast della sesta stagione, lui avrebbe dichiarato: <span itemprop="articleBody">«Mi hanno detto che sono morto. Non tornerò nella prossima stagione, è tutto quello che posso dirvi».</span><br />
<br />
<span itemprop="articleBody">In ultimo la domanda delle domande: <b>quante libertà "<i>morali</i>" possono prendersi gli sceneggiatori nel riadattare un romanzo? </b></span><br />
<span itemprop="articleBody">Va benissimo tagliare/aggiungere per comprimere il tutto in 10 episodi, ma va bene cambiare radicalmente la sorte e il carattere dei personaggi? </span><br />
<span itemprop="articleBody"><b>Davvero Martin non ha alcuna voce in capitolo?</b> </span><br />
<span itemprop="articleBody">Oppure c'è proprio lui dietro a tutto questo rimaneggiamento? </span><br />
<span itemprop="articleBody"><br /></span>
<span itemprop="articleBody">L'unica speranza per noi lettori è che la smetta di rilasciare interviste e continui a scrivere.</span>Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-47833233743130988882015-06-12T11:23:00.000+02:002015-06-12T11:23:02.925+02:00Come avere un libro subito?Qualche giorno fa mi sono messa in testa di volere un certo libro, di saggistica e non di narrativa.<br />
La precisazione c'è perché quando si tratta di comprare narrativa tendo o a fare mega-ordini al libraccio o ad acquistare dopo presentazioni fatte ad hoc.<br />
<br />
La cosa più logica da fare sarebbe comprarlo in eBook.<br />
Solo che si è fatto sentire il mio feticismo per i libri di carta unito alla necessità di sentire i libri che "studio". Al liceo e all'università certi libri, quelli che m'interessavano davvero, dovevo averli di carta e originali. Altri li "piratavo"...ma alcuni proprio no. (E questo è il motivo per cui tra i libri in bella mostra nella mia libreria ho "<i>Storia della lettura</i>" anche se ne dovevo studiare solo 4 capitoli).<br />
Poi c'è anche il fatto che conosco la casa editrice: mi piace come fa i libri.<br />
<br />
Quindi che fare?<br />
In biblioteca c'è una sola copia ed è a prestito. <br />
La "libreria" più vicina è a 13 km e non hanno il titolo.<br />
<br />
<a name='more'></a>Potrei ordinarlo su Amazon: so che mi arriverebbe in breve ma non mi va proprio, per i <a href="http://adaltovolume.blogspot.it/2013/12/perche-non-comprero-piu-su-amazon.html" target="_blank">motivi che ho già spiegato</a>. <br />
Ho pensato di usare il servizio offerto da Goodbook ma non funziona. Il sito dice che il mio point non esiste e non mi dà la possibilità di cambiarlo.<br />
Gli altri store (mondadori, ibs, etc) li ho già provati e sono "normali", i libri ti arrivano in una settimana anche se sul sito scrivono "DISPONIBILE IN UN GIORNO!!!" (memorabile è stata la volta in cui l'ordine era effettivamente arrivato in pochissimo -due giorni mi pare- ma il fattorino non aveva trovato la casa e se n'era andato). <br />
Non resta che setacciare le librerie.<br />
Fortunatamente domani pomeriggio sarò in giro e spero di trovare almeno una libreria con il libro che cerco. <br />
<br />
Questo per dire che a meno che non si voglia ricorrere ad Amazon, che è comunque una garanzia, non ci sono molte alternative all'eBook per chi vuole un libro subito/in pochi giorni, se abiti in un piccolo paese. <br />
<br />
Se qualcuno ha qualche dritta da suggerirmi (ad esempio esistono altri store? Altri servizi online?) sarà ben accetto. Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-72344194219217069992015-05-29T17:00:00.000+02:002015-05-29T17:00:06.413+02:00Amici, Yumoto Kazumi <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0HOI7RNZeJQKXpgGMwOdytqXlkJeF6-shN7QoQYAImCNaLQNg3u-I0BXRJ3_GT9HEKTqbLLN51VuBmpRhFAPyOFLpKOZxDfKUUaQgqRUHIk6Htc3FJbm35JKbvK8zClt0HrHyxpJIVy0/s1600/amici.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0HOI7RNZeJQKXpgGMwOdytqXlkJeF6-shN7QoQYAImCNaLQNg3u-I0BXRJ3_GT9HEKTqbLLN51VuBmpRhFAPyOFLpKOZxDfKUUaQgqRUHIk6Htc3FJbm35JKbvK8zClt0HrHyxpJIVy0/s320/amici.jpg" width="212" /></a></div>
<i>Amici</i> di Yumoto Kazumi è un romanzo per ragazzi che è stato finalista al premio Andersen 2015 ed è nella cinquina finale del premio Mare di libri.<br />
<br />
La storia è ambientata in <b>Giappone</b> e, come si può vedere dalla copertina (di Francesco Sanesi), i protagonisti sono tre ragazzini di 6° elementare: Kiyama, lo spilungone; Kawabe, quello con gli occhiali; e Yamashita, il ciccione. <br />
Il tutto inizia quando Yamashita va al funerale della nonna: ai tre ragazzini viene la curiosità di sapere come funzioni esattamente <i>la morte</i>.<br />
Una curiosità ben strana, no?<br />
Comunque, per soddisfare questa macabra curiosità, iniziano a tampinare un povero vecchio.<br />
Lo osservano con attenzione e decidono che potrebbe essere questione di giorni; quindi iniziano a pedinarlo facendo veri e propri appostamenti. All'inizio con discrezione, ma poi, essendo tre ragazzini un po' sfigati, la discrezione va a farsi friggere e vengono scoperti. <br />
E così, dopo vari battibecchi, Kiyama, Kawabe e Yamashita iniziano a frequentare regolarmente la casa del vecchio, sempre con la scusante di volerlo vedere morire, ma ben presto inizia a farsi strada un altro sentimento.<br />
<br />
<a name='more'></a><i>Amici </i>è un romanzo per ragazzi, un romanzo di formazione.<br />
La storia raccontata dura il tempo di un'estate: in pochi mesi i tre amici affronteranno un'esperienza che alla fine li vedrà trasformati in giovani uomini. <br />
È un romanzo che sicuramente piacerà a chi ama il Giappone.<br />
<br />
La storia ha come protagonisti tre ragazzini che sono molto amici tra loro, sono un<i> trio</i>, stanno sempre insieme. Non parlano molto di sé, di quello che provano, ma Yumoto Kazumi raccontandoci come passano il tempo ci fa capire molto di loro.<br />
Sono bambini soli. Come tanti bambini giapponesi sono cresciuti in solitudine, con genitori distanti da loro: li guidano, li osservano, li fanno crescere ma non sono vicini. Forse per questo Kiyama, Kawabe e Yamashita stanno sempre così attaccati, anche fisicamente. Trovano conforto l'uno nell'altro, il loro legame è la loro forza.<br />
<br />
Chi ci racconta la sotria è Kiyama, lo spilungono, quello <i>intelligente</i>, quello che sembra essere il più normale tra i tre. Yamashita è il ciccione: così lo chiamano gli altri, così si chiama lui, adeguandosi al suo status sociale. E Kawabe, quello con gli occhiali, è un piccolo sbruffone, bugiardo, instabile psicologicamente.<br />
Ed è proprio lui ad avere la brillante idea di pedinare il vecchio, per vedere <i>come si muore</i>. <br />
<br />
<b>Che cos'è la morte? Cosa succede dopo che si è morti? Cosa significa morire?</b> <br />
Sono queste domande che spingono i bambini ad assecondare la stramba idea di Kawabe.<br />
Una curiosità del tutto legittima che parte dall'episodio della nonna di Yamashita.<br />
Tutti dobbiamo morire, ma cosa significa davvero morire?<br />
<br />
Così conoscono il vecchio.<br />
All'inizio è come giocare a guardie e ladri, a nascondino.<br />
Dopo che vengono scoperti però inizia la storia vera e propria, quella che richiama il titolo, <i>Amici</i>. <br />
I ragazzini trovano uno spazio, un luogo, una casa dove poter stare.<br />
Il vecchio li accoglie malvolentieri, si lamenta di loro ma c'è. Li ascolta, li osserva, insegna da lontano. <br />
Quello che poteva essere uno scherzo di cattivo gusto diventa una dolce abitudine: prendersi cura della casa, ascoltare il vecchio, piantare fiori, mangiare l'anguria.<br />
<br />
In questo romanzo si racconta la più classica delle estati giapponesi, con una sottile malinconia che fa da sottosfondo.<br />
Perché per i ragazzi arriva il momento di crescere.<br />
<br />
Si diventa grandi in tanti modi.<br />
Per i nostri tre protagonisti succede quando finalmente affrontano i bulli che da tempo li tormentavano.<br />
Come?<br />
Ammettendo la paura, ammettendo le nostre debolezze.<br />
Dichiarare la loro paura e la loro amicizia li rende forti, li rende finalmente consapevoli della forza del loro legame. E poi saranno finalmente pronti, per l'atto finale.<br />
<br />
<i>Amici </i>è un romanzo molto bello, delicato come quasi tutta la narrativa giapponese, fragile come le cosmee che i tre piantano nel giardino del vecchio: ci si aspettava che non nascessero, si era già fuori stagione, i semi erano troppo vecchi. Eppure fioriscono, crescono, resistono al temporale e poi sono ancora lì, quando tutto finisce. <br />
<br />
<i>Amici </i>è un romanzo dal ritmo lento, come un'estate che non vuole finire; potrebbe venir voglia di lasciarlo perché <i>non succede niente</i> ma se si arriva alla fine ci si accorge che tutto è già successo. Mentre noi leggevamo, loro sono cresciuti. E una volta chiuso il libro, ci mancheranno.<br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><i>“L'odore dolciastro che riempiva la stanza era quello dell'uva.</i></span></span> <span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><i><br />Sul tavolino c'erano quattro grappoli d'uva sistemati in una ciotola, e avevano un colore simile a quello del cielo di notte illuminato da un incendio lontano. <br />Di sicuro, prima di addormentarsi, il vecchio li aveva lavati pensando di mangiarli insieme a noi.” </i></span></span></blockquote>
Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-45424165899900862342015-05-26T16:30:00.000+02:002015-05-26T16:30:01.217+02:00La montagna magica, Jiro Taniguchi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjI9Uj-bb07rxf6xprLUIYp7S9QUBzqPjuLFhbdpevFYNsP7Wl1AxHGF0fRWys7WnD4nNz_30LZteWaZKUoZQsYZEuJulDn5xfseNV_lbM70VVOhG1JKXi3FOrfXCAHJLNpOV2idtQ_yFk/s1600/jirotaniguchilamontagnamagica.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjI9Uj-bb07rxf6xprLUIYp7S9QUBzqPjuLFhbdpevFYNsP7Wl1AxHGF0fRWys7WnD4nNz_30LZteWaZKUoZQsYZEuJulDn5xfseNV_lbM70VVOhG1JKXi3FOrfXCAHJLNpOV2idtQ_yFk/s320/jirotaniguchilamontagnamagica.jpg" width="224" /></a></div>
Ho scelto di leggere questa graphic novel in quel modo molto poco razionale con cui scelgo i libri ultimamente: sistemo i libri in biblioteca, incappo in qualcosa che sembra interessante, lo tiro fuori e dopo aver sfogliato brevemente lo porto a casa.<br />
<br />
Di<b> Jiro Taniguchi</b> avevo già letto qualcosina tempo fa, <i>In una lontana città</i>.<br />
Sarò sincera: non ricordo granché della storia.<br />
Ricordo solo che al termine non ero pieno soddisfatta della lettura, forse mi aspettavo di più.<br />
<br />
Jiro taniguchi è un magaka molto diverso da quelli cui siamo - <i>sono</i> - abituati. <br />
Immergersi in una delle sue storie è come ascoltare i ricordi un vecchio signore. Non ancora così vecchio da far si che le storie siano più delle antiche leggende, ma abbastanza perché vi sia quella dolce magia che permea tutti i racconti giapponesi che ci(<i>mi</i>) fanno impazzire.<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
Ne <i>La montagna magica</i> il protagonista è Kenichi, un ragazzino giapponese di 10/11 anni, orfano di padre, con una madre malata, e una vivace sorellina. <br />
<br />
Siamo nel 1967 ed è estate.<br />
Già dall'inizio capiamo che quella che Jiro Taniguchi ci sta per raccontare non è la classica oziosa e nostalgica estate di una volta, no. Questa sarà un'estate diversa.<br />
La mamma di Kenichi infatti deve partire per l'ospedale, per potersi curare. Starà via giorni e saranno i nonni a prendersi cura dei due fratellini. <br />
Kenichi è solo un ragazzino ma sa che qualcosa non va nella malattia della mamma.<br />
È in quell'età che fa da confine tra l'infanzia e l'adolescenza. Il bambino dentro di lui cerca ancora i giochi e le sfide infantili, ma in fondo al suo cuore c'è quel senso di angoscia verso il futuro che lo attanaglia e spaventa.<br />
Un giorno entra per caso in un museo e incontra una salamandra magica.<br />
L'animale prega il ragazzino di aiutarlo, in cambio offre la realizzazione di un suo desiderio.<br />
Cosa desidera la salamandra?<br />
Vuole tornare a casa, sulla montagna.<br />
<br />
Il resto della storia si può ben immaginare.<br />
<br />
<i>La montagna magica</i> è prima di tutto una favola, destinata a un lettore non ancora adulto. <br />
La trama è molto semplice, lineare, senza deviazioni. In fondo l'albo è molto breve e si legge in pochissimo tempo. <br />
È una storia, in sintesi, molto semplice.<br />
<br />
Eppure a differenza dell'altro albo, <i>In una lontana città</i>, che ho presto dimenticato, <i>La montagna magica</i> mi ha colpita. Mi ha regalato quello che del Giappone mi affascina di più, quella magia pulsante che sembra essersi solo assopita, non scomparsa.<br />
<i>La montagna magica</i> a prima vista potrebbe sembrare meno profondo degli altri libri di Jiro Taniguchi; eppure leggendo quei silenzi, quelle vignette che sembrano dislocate in un'altra dimensione, vi ho trovato un profondo attaccamento alle proprie radici culturali.<br />
Ma non solo.<br />
Il fatto che la salamandra parli solo con Kenichi, finché questi rimane un ragazzino, dà un'altra visione della storia: l'infanzia come territorio di scoperte e sperimentazioni, dove tutto è possibile.<br />
Alla fine della storia mi è quasi sorto il dubbio che potesse esserci un'altra lettura, ovvero che tutto fosse frutto dell'immaginazione dei due fratellini: in fondo l'infanzia è un'età quasi magica, dove a volte è difficile distinguere il vero dal falso, dove quando succede qualcosa che desideriamo intensamente si pensa subito sia merito di qualche nostro piccolo rito infantile. <br />
<br />
Pur essendo breve e semplice, <i>La montagna magica</i> è un albo che per me merita una lettura, a dispetto di quanto si possa legggere in rete. Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-16259324410091448052015-05-17T16:35:00.000+02:002015-05-17T16:35:08.996+02:00Il blu è un colore caldo, Julie Maroh<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjduCWHbZHC2zpS7GdqRXdyK8BPMi33hDz-BIg9brIGLetNJ7h8EpK-EiloBLHnrObHvbThETG9IjD8PGZktYQfh4CrjTAxWqQyjaheAUyIKDPxVNGjE0XQa-wg_fYWepQ9tHQVRG6JcQ8/s1600/Il-blu-e%CC%80-un-colore-caldo-copertina.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjduCWHbZHC2zpS7GdqRXdyK8BPMi33hDz-BIg9brIGLetNJ7h8EpK-EiloBLHnrObHvbThETG9IjD8PGZktYQfh4CrjTAxWqQyjaheAUyIKDPxVNGjE0XQa-wg_fYWepQ9tHQVRG6JcQ8/s320/Il-blu-e%CC%80-un-colore-caldo-copertina.jpg" width="226" /></a></div>
Oggi 17 maggio è la <b>giornata internazionale contro l'omofobia</b>. <br />
E ho ripreso tra le mani <i>Il blu è un colore caldo</i> di Julie Maroh, un po' per "l'occasione", un po' perché non ne ho mai parlato anche se l'ho letto tempo fa, un po' perché ho letto <a href="http://www.softrevolutionzine.org/2015/vita-adele/" target="_blank">questo articolo</a> e non mi trovo molto d'accordo con quanto espresso dall'autrice.<br />
<br />
La prima cosa che colpisce, che mi ha colpita, è il bellissimo disegno che fa da cover alla graphic novel. E anche il titolo, <i>Il blu è un colore caldo</i>/<i>Le bleu est une couleur chaude</i>, molto evocativo.<br />
Comunque, il disegno l'ho trovato subito magnetico: quel blu pieno di sfumature, l'occhio ammiccante di Emma, il lieve sorriso che rivolge a noi o a Cléméntine?<br />
Questo secondo me è quello che ti spinge a prendere in mano e a sfogliare questo albo, ancor prima di sapere che parla di una storia d'amore tra due ragazze.<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
La storia credo che sia nota, dopo due anni in cui fumetto e film hanno spopolato.<br />
È una storia che inizia dalla fine, dalle parole di Cléméntine:<br />
<blockquote class="tr_bq">
<b><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><i>“Amore mio, quando leggerarai queste parole avrò già lasciato questo mondo.”</i></span></b></blockquote>
E pian piano, attraverso i ricordi di Emma, si ripercorre la vita di Cléméntine partendo dall'adolescenza. All'inizio c'è quella che sembra essere la vita <i>normale</i> di tutti, gli amici, la scuola, i genitori. Cléméntine però presto si accorge di non essere come tutti gli altri, si rende conto che quello che la emoziona è un altro tipo di batticuore. Un giorno una compagna di classe la bacia sulla bocca e per lei è una scoperta. Un'intima rivelazione che non la fa dormire e che la spaventa. <br />
<br />
Il fumetto poi si concentra su quello che succede a Cléméntine quando vede per caso quella ragazza dai capelli blu e se ne innamora. È attraverso le sue parole che noi con Emma leggiamo dei compagni che la schifano perché la credono lesbica, dei genitori tradizionalisti che inveiscono contro il gaypride, dell'amore sempre più forte per Emma. Un amore di quelli ti travolgono, che ti fanno male. <br />
Quell'amore poi inevitabilemente esplode, Emma e Cléméntine diventano una cosa sola. La paura però c'è sempre, perché siamo negli anni '90 e l'amore gay è ancora una "novità" e molti non riescono ad accettarlo, come i genitori di Cléméntine che la cacciano di casa.<br />
Così Emma diventa il suo unico mondo. <br />
<br />
Nell'articolo sopra citato si parla di "<i>dramma senza uscita</i>" .<br />
Ne <i>Il blu è un colore caldo è vero</i>, il dramma c'è perché Cléméntine fatica ad accettare la parte di sé che ama le ragazze. La parte iniziale del fumetto è incentrato su questo, anche perché è ambientato negli anni '90 quando il clima era diverso e non si poteva non parlare dell'intolleranza di allora. Oggi è diverso (anche si deve fare ancora molto) .<br />
Su quello che succede dopo però io non vedo alcun dramma lesbico.<br />
Non vedo una storia d'amore <i>lesbica</i>, vedo una storia d'amore e basta. Quello che succede a Emma e Cléméntine potrebbe accadere in qualsiasi altra coppia. <br />
E anche quello che succede dopo, la persona che si lascia andare per amore, potrebbe accadere a chiunque.<br />
Il <i>dramma</i> c'è perché è una storia d'amore di questo tipo (tragica), non perché è una storia d'amore "lesbica".<br />
La tragedia finale è causata dal troppo amore, che ferisce, acceca e fa sragionare. <br />
Sarebbe stata una "tragedia lesbica" se, ad esempio, a Emma in ospedale avessero impedito ogni contatto con Cléméntine in quanto "non legata a lei ufficialmente" e nel frattempo lei fosse morta.<br />
<br />
Emma è Cléméntine sono due persone diverse, con visioni contrastanti sull'amore.<br />
Da una parte c'è Emma che potremmo definire "attivista", che si batte per i loro diritti, con una coscienza politica molto forte.<br />
Dall'altra c'è Cléméntine che vede l'amore come una cosa molto intima.<br />
<blockquote class="tr_bq">
<b><i><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">“Lei la chiama viltà, mentre io cerco solo di essere felice...in un modo o nell'altro...come tutti.” </span></i></b></blockquote>
Probabilmente è questo che le allontana. <br />
Cléméntine è in cerca di tranquillità, non è interessata alle battaglie gay perché egoisticamente cerca solo la propria piccola felicità. Emma invece ha basi solide, ha una famiglia che l'ha accettata, ha tanti amici e lotta per i suoi diritti. Sono due persone diverse e questa differenza non riescono a conciliarla, non riescono a parlarne: il fumetto infatti ci mostra rapide vignette senza parole, piene di sguardi cupi. E una Cléméntine sola.<br />
<br />
"<i>Raccontare solo tragedie non aiuta più nessuno.(...)</i><br />
<i>Dovrebbero esserci più storie di orgoglio, e meno storie di odio verso
se stessi. Dovrebbero esserci più “e vissero felici e contente" e meno amori impossibili che finiscono in tragedia.</i>"<br />
(Ancora dall'articolo citato all'inizio)<br />
Sono d'accordo, ma non è questo il caso. <i>Il blu è un colore caldo </i>non lo metterei mai tra i romanzi lgbt perché non lo è. Il tema dell'omosessualità non è centrale, è una conseguenza dell'amore che Cléméntine prova. Fin dalle prime pagine, dalla copertina, è chiaro che è l'amore per quella ragazza dai capelli il blu il fulcro della graphic novel. <br />
<br />
Ho visto anche il film <i>La vita di Adèle</i>.<br />
È diverso dal fumetto, finisce in tutt'altro modo.<br />
A me personalmente non è piaciuto molto. Per scenografia, fotografia, attrici si. Certe scene le ho trovate bellissime e le attrici sono perfette per quei personaggi.<br />
Per la storia non so, è un film francese con molti silenzi, tanti sguardi e tante scene di nudi che dopo un po' mi hanno stufata (e infatti ho mandato avanti). A volte ho la sensazione che questo film sia stato tanto apprezzato solo per i meravigliosi corpi di Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux che non per la storia in sé. <br />
È un film bello, ma per me troppo lungo, non sono riuscita ad apprezzarlo fino in fondo.<br />
Non lo riguarderei e non riesco a consigliarlo, a meno che uno non abbia letto la graphic novel in modo da poter fare un confronto.<br />
<br />
Il fumetto in definitiva a me è piaciuto, più del film.<br />
E più per i disegni che per la
storia perché l'amore tragico non è proprio tra i generi miei preferiti.<br />
Il seppia dove tra i suoi chiaroscuri emerge quel blu così potente e caldo. <br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: large;"><i><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">“L'amore si accende, muore, si spezza, ci spezza, si ravviva...ci ravviva.</span></i></span><br />
<span style="font-size: large;"><i><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Forse l'amore non è eterno ma ci rende eterni. </span></i></span><br />
<span style="font-size: large;"><i><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Dopo la nostra morte, l'amore che abbiamo destato continua a compiere il suo cammino.”</span></i> </span> </blockquote>
Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-80984266485562463962015-05-13T11:00:00.000+02:002015-05-13T11:00:01.016+02:00Appunti per una storia di guerra, Gipi <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTj6jblOSDRdgKnQIRwEjemWx_5fmcFFa60H9HXfpsHkwKUzoGHZ3oX17sXfGAldxbeGDHR5BUyksJzy7gR-vFyzZ5iIbz089qHoVLe2YdllHhymaxRVazPZ-mYr5M8YUgGWma0kO0t14/s1600/appuntinew.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTj6jblOSDRdgKnQIRwEjemWx_5fmcFFa60H9HXfpsHkwKUzoGHZ3oX17sXfGAldxbeGDHR5BUyksJzy7gR-vFyzZ5iIbz089qHoVLe2YdllHhymaxRVazPZ-mYr5M8YUgGWma0kO0t14/s320/appuntinew.jpg" width="237" /></a></div>
Gipi è un artista cui mi sono avvicinata solo di recente.<br />
Ho letto <i><b>S.</b></i> che è molto bello, tenero e grave allo stesso tempo per la storia che racconta, quella di un padre e dei suoi terribili ricordi, a metà tra storie horror e simpatiche prese in giro.<br />
<br />
Da <i>Apppunti di una storia di guerra</i> non sapevo cosa aspettarmi. L'edizione che ho in mano è quella pubblicata dalla Rizzoli nella serie 24/7.<br />
Il mio spaesamento derivava dal fatto che non è riportato da nessuna parte, né sulla quarta né sul segnalibro interno di cosa parlasse effettivamente.<br />
Ovvero, cosa cercavo io?<br />
Cercavo una qualche traccia per sapere a quale guerra si facesse riferimento: quale delle mille aveva deciso di raccontare Gipi?<br />
Una volta letto l'albo invece capisci che Gipi non racconta <i>una </i>guerra, ma <i>la</i> guerra. <br />
<br />
<a name='more'></a>Siamo in un paese di provincia, San Donato, dove vivono tre ragazzi, Stefano, Christian e Giuliano. <br />
Stefano è il capo della piccola banda, è soprannominato il killerino per la sua faccia tosta ma anche per la cattiveria nera dentro di lui. Christian invece è un ragazzo ingenuo, semplice, non è cattivo: ha avuto una storia difficile, cerca solo sicurezza e qualche certezza, più il desiderio di possedere le cose che non ha mai avuto. In Stefano trova entrambe e per questo lo segue ovunque, si rifugia nelle forza dell'amico.<br />
Giuliano invece è diverso. Si unisce alle scorribande degli amici perché vorrebbe essere come loro, vuole sentirsi forte, <i>cattivo</i>. Non riesce mai ad integrarsi veramente con gli altri due perché per lui è diverso, lui <i>ha una via d'uscita</i>. Ha una famiglia, una casa, un futuro: è facile pensare che per lui sia tutto un gioco, e in fondo forse lo è, mentre per Stefano e Christian quella vita è la loro unica possibilità.<br />
<br />
Sullo sfondo c'è la guerra. Con bombe, soldati, violenza. Quale guerra sia non verrà mai detto, Gipi sembra che voglia dirci che non è importante, la guerra è guerra ovunque.<br />
È in questo clima che i tre iniziano a farsi strada, a farsi un nome, impelagandosi in storie più grandi di loro. Inizia quasi come un gioco, ma ben presto la guerra tira fuori il peggio di loro. Sopravvivere, non aver niente da perdere, il sogno di una vita migliore sono il motore che spinge i ragazzi avanti.<br />
E in tutto questo Giuliano è una mosca bianca. Il killerino di lui si fida fino a un certo punto e anche Christian, pur volendogli bene, non lo sente realmente vicino.<br />
Quando arriva il momento di "giocare" sul serio, Giuliano non ci riesce, si tira fuori.<br />
E quegli anni per lui diventano solo un pesante ricordo.<br />
<br />
Lo stato di guerra diventa decisivo per questi ragazzi quasi vicino all'età adulta. Crescere sotto le bombe, in mezzo a criminali pronti a lucrarci sopra, cercare qualcosa da mangiare. Quanto sono colpevoli per gli atti che compiono? E quanto è colpevole Giuliano nell'essersi lasciato alle spalle quella vita, esserne uscito lui che poteva? <br />
Gipi non dà risposte, non giudica, si limita a raccontare disegnando. Nei volti acquerellati e nelle espressioni dai lineamenti sottili dobbiamo ricavare fuori le storie che le parole non dicono. Come un senso di colpa che, a distanza di anni, ancora tormenta.<br />
<br />
Con <i>Appunti per una storia di guerra</i> Gipi vince il premio come miglior libro al festival di Angoulême nel 2006. <br />
Libro e non fumetto perché Gipi, al pari di altri artisti italiani, non crea personaggi macchiette, bensì attraverso la complessità del disegno dà vita a vere e proprie storie. Storie da interpretare spesso, proprio come succede in letteratura.<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><i><span style="font-size: x-large;">“Se dico che faccio fumetti - sostiene l'autore - mi chiedono: che personaggi disegni? Non disegno personaggi: racconto storie.”</span></i></span></span></blockquote>
Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-74664231326883739152015-05-11T09:30:00.000+02:002015-05-11T09:30:04.069+02:00Maze Runner. La fuga, James Dashner<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh18GP_eDTjXLiJXHQbUjDOS9ob4X8vMui1DlXBXMygHG7IOc2AIxGje3qnnGOMQIND2PLdvebqDCcu11JivDZ4o_Mj_vcU8poMYcsGd4bUUjhUkV6oo9MD-AmEbrhFMqseplbJsPWY138/s1600/MazeRunnerfilm.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh18GP_eDTjXLiJXHQbUjDOS9ob4X8vMui1DlXBXMygHG7IOc2AIxGje3qnnGOMQIND2PLdvebqDCcu11JivDZ4o_Mj_vcU8poMYcsGd4bUUjhUkV6oo9MD-AmEbrhFMqseplbJsPWY138/s1600/MazeRunnerfilm.jpg" width="216" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Maze Runner, il film</td></tr>
</tbody></table>
Mi sono avvicinata a questa saga perché ho visto al cinema <b><i>Maze Runner. Il labirinto.</i></b><br />
Ho trovato il film molto carino, quindi mi sono avvicinata ai libri di James Dashner.<br />
<br />
Da brava nerd sono partita con il primo,<i><b> Il labirinto</b></i>, per vedere quanto effettivamente fosse stato fedele il film.<br />
Ho trovato film e libro abbastanza fedeli l'uno all'altro nella trama in generale, anche se qua e là le piccole differenze ci sono sempre. Quelle piccole cose che ti fanno sempre pensare "<i>il libro è meglio</i>".<br />
Parlo di ambientazione, descrizioni, spiegazioni.<br />
Il film è molto veloce, succede tutto molto in fretta perché effettivamente ci sono un sacco di cose da raccontare, prima fra tutti, la più interessante, chi è Thomas, perché ha perso la memoria e perché si trova in una radura piena di ragazzini astiosi.<br />
Nel libro l'autore se la prende con calma, forse troppa, e ci racconta mille cose, inutili ai fini della trama, ma comunque ci sono.<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
Il <b>primo episodio</b> terminava con i nostri eroi al sicuro finalmente, alla fine delle loro peripezie. <br />
Ovviamente non è così.<br />
Quella era solo la prima delle prove cui sono stati sottoposti, senza sapere perché. E nemmeno noi lo sappiamo ovviamente, anche se abbiamo la certezza che i tipi della Wicked/Cattivo stiano per tirar loro qualche brutto tiro. Come succede in seguito.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkU4NPScdm7SxNyuslAPO8ct-DoO4wuem3vgcJ5daEGJ_UxTnM-94bnzmWylgw2rZs6D7SASb2vMCL2DfZdLFJNPDJF7BVeSwRhrfmgx8J0ACt6jYeR3sa6hwiO6QJB6nYi31KAqkMc6E/s1600/Maze+Runner.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkU4NPScdm7SxNyuslAPO8ct-DoO4wuem3vgcJ5daEGJ_UxTnM-94bnzmWylgw2rZs6D7SASb2vMCL2DfZdLFJNPDJF7BVeSwRhrfmgx8J0ACt6jYeR3sa6hwiO6QJB6nYi31KAqkMc6E/s1600/Maze+Runner.jpg" width="200" /></a></div>
In <i><b>Maze Runner. La fuga</b></i> Thomas e gli altri radurai/<i>gladers</i> devono affrontare le prove che gli vengono imposte: attraversare un lungo percorso pieno di pericoli creati ad hoc, raggiungere la meta finale e trovare il <i>porto sicuro</i>. Se completeranno il tutto avranno un premio che li spetta. Inutile dire che non sarà una passeggiata e se la vedranno brutta diverse volte, ma i nostri eroi, alcuni perlomeno, ce la faranno.<br />
La differenza sostanziale rispetto al primo episodio è che stavolta c'è qualcuno, una persona vera, che dice loro chiaramente cosa devono fare e come. <br />
E ovviamente la storia non finisce qui perché sappiamo già che c'è un terzo libro ad attenderci. <br />
<br />
Una prima cosa che devo dire è che non capisco il titolo italiano del secondo libro, <i><b>La fuga</b></i>.<br />
È un titolo sbagliato, fuorviante ripetto all'originale e all'effettivo contenuto del libro. Il titolo vero è <i><b>The Scorch Trials</b></i>, che tradotto alla carlona sarebbe<i> Le prove della zona bruciata</i> che ha molto più senso.<br />
Comunque il libro è carino, un buon secondo episodio alla fine di tutto.<br />
Chi si avvicina a questa saga deve tener presente che siamo in pieno campo <i>young adult</i>, si tratta una distopia alla <i>Hunger Games</i> e <i>Divergent</i>, senza il pepe della rivoluzione da compiere.<br />
Nel primo episodio eravamo portati a cercare di capire cosa stesse succedendo nel labirinto, da dove venissero i ragazzini e se esistesse un mondo oltre al labirinto e ai suoi mostri.<br />
In questo secondo episodio invece scopriamo parecchie cose ma non ancora tutte. Thomas qualcosa inizia a ricordare, attraverso i sogni, ma è sempre troppo poco. Inoltre i suoi ricordi ci portano a pensare che la Wicked/Cattivo agisca <i>for the grater good</i>, per un bene supremo, ma a giudicare da quello che capita al ragazzo non sembra proprio che sia così.<br />
La prima parte del libro è infatti costellata di prove che Thomas e gli altri devono affrontare, è molto incentrata sulla paura e sul disorientamento dei ragazzi in un mondo nuovo per loro. Alla lunga però annoia perché James Dashner non si scuce neanche un po'.<br />
Nella seconda parte, quando Teresa entra in azione, si fa tutto più interessante. È qui che assieme a Thomas non capiamo più niente: la Wicked lo sta usando o no? Deve fidarsi dei suoi ricordi a pezzi o deve leggere la realtà dei fatti?<br />
Il bello di questa saga è che le risposte alle domande di Thomas e nostre, volendo, ci sono. Sappiamo cos'è successo nel mondo, cos'è Wicked, chi sono i ragazzini sperduti. Non sappiamo però quanto possiamo fidarci di queste informazioni. In fondo si scopre di continuo che tutto è finzione, allora perché non dovrebbero esserlo anche le spiegazioni che ci danno?<br />
E sembra essere anche quello che pensa Thomas, visto che alla fine decide di non credere più a niente e di stare costantemente all'erta.<br />
<br />
Il colpo di scena, la spiegazione delle spiegazioni avverrà di sicuro nel terzo libro, quando sapremo che ne è stato di Thomas. Anche se ho il sospetto che alla fine di tutto ci sarà spazio per un piccolo post-scritto dove scopriremo che c'è ancora qualcosa che non ci hanno detto.<br />
Il punto di forza di questa saga, di questo secondo libro in particolare, è che probabilmente fino alla fine non ci diranno niente sul cosa-come-perché di tutto quello che succede.<br />
Punto di forza che è anche una debolezza perché nel momento in cui scopri cosa c'è dietro passa la voglia di leggere: quindi attenzione agli spoiler.<br />
È diverso da <i>Hunger Games</i> e <i>Divergent</i> perché non c'è nessuna rivoluzione da portare avanti. C'è solo curiosità di conoscere il passato misterioso di Thomas e di Wicked, che è il motivo per cui leggerò anche il terzo. Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-29158908193263896412015-05-07T11:00:00.000+02:002015-05-07T11:00:03.835+02:00Se leggere è considerato una frivolezza passeggera<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitf9FZcc8aq98m8O3x7xmJ_jyw97IBGPpEGVigUXopKOlDIUaZ0OdLDwu6qlL1wvODu6cTgt_wwcBDhHkDHuAZbkz7_9pk2slFlX244VAfQP-8L8p3XOABDo5to4LL2x7nfCTwRHrD7bU/s1600/giovane-donna-legge.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitf9FZcc8aq98m8O3x7xmJ_jyw97IBGPpEGVigUXopKOlDIUaZ0OdLDwu6qlL1wvODu6cTgt_wwcBDhHkDHuAZbkz7_9pk2slFlX244VAfQP-8L8p3XOABDo5to4LL2x7nfCTwRHrD7bU/s1600/giovane-donna-legge.jpg" height="320" width="256" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Immagine stereotipata di una donna lettrice.<br />
Io di solito leggo in bagno (perché c'è più luce,<br />
non pensate male, anche se certi libri...) </td></tr>
</tbody></table>
Partiamo da un presupposto: sono<b> giovane </b>(ancora per poco), <b>donna </b>e <b>amo leggere</b>.<br />
In un paese che <b>non legge</b>, che è ancora fortemente maschilista e che ha una classe politica che ha chiamato i giovani con vari appellattivi bamboccioni/choosy/mammoni etc. <br />
Capirete anche voi che c'è qualcosa che non va.<br />
L'anomalia sono io-che-leggo ovviamente, non il sistema e il modo di pensare comune.<br />
<br />
Così succede che sempre-più-spesso alla domanda/risposta: «Leggi tanto?/ Si, mi piace leggere» la gente, per lo più signore oltre i 40-50, mi rispondono con un sorrisetto: «ah si? Goditela adesso perché poi non avrai più tempo di leggere» - sorrisino d'intesa con altra signora - «dopo avrai così tante cose da fare che ti passerà!».<br />
Oppure: «Eh ma tu sei giovane, hai tanto tempo libero. Vorrò vederti alla mia età!»<br />
E ancora: «Vedrai quando ti sposerai» <br />
<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
Tralasciando che queste sembrano più minacce e che se uno dovesse ascoltarle davvero, si guarderebbe bene dal solo pensare di metter su famiglia. Ecco, tralasciando ciò, penso: perché se io amo leggere ed effettivamente riesco ancora a leggere, devo avere automaticamente una <i>scusante</i>?<br />
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/736x/2c/d1/ae/2cd1aeb38ac0f4c6cb81e3e683566500.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/736x/2c/d1/ae/2cd1aeb38ac0f4c6cb81e3e683566500.jpg" width="240" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Quando leggo sono più o meno così.<br />
Orba, mentre faccio altro, in piedi o <br />
comunque in posizioni scomode.</td></tr>
</tbody></table>
Sono <b><i>giovane</i></b>.<br />
Bene, secondo l'opinione comune quindi ho un sacco di tempo libero e <i>solo per questo</i> riesco a leggere.<br />
Nessuno ha mai dato l'impressione di pensare che mi sforzi di ritagliare dei momenti per la lettura.<br />
Nessuno sembra pensare che essere giovane di questi tempi è difficile perché il tuo contratto ha una scadenza sempre più vicina, perché devi fare per forza questo e quello per far quadrare i conti, perché devi essere sempre e costantemente all'erta quando ti chiamano per un lavoro a km di distanza.<br />
No, per tutti se sono giovane e amo leggere è solo perché ho tanto tempo libero. E magari quel politico là ha ragione, se ho tempo per leggere potrei aver anche il tempo per trovare un<i> lavoro vero</i>.<br />
<br />
Sono <i><b>donna</b></i>.<br />
Ah, questa è grave, la minaccia più concreta.<br />
Sono donna e quindi significa che a breve dovrò necessariamente accasarmi e sfornare pargoli, quindi non avrò più tempo per leggere. E se troverò tempo per leggere probabilmente sarò una sciagurata perché non avrò messo i figli al primo posto.<br />
Sono donna e quindi significa che dovrò occuparmi di tutto in casa: pulizie, cibo, economia domestica. Altro che libri!<br />
A nessuno passa per la testa che una madre-moglie è necessariamente munita di un padre-marito.<br />
Non ho mai capito questa pretesa, ai limiti della cattiveria, che hanno certe persone, sopratutto donne, di farti sentire in colpa perché riesci a fare qualcosa che ti piace, qualcosa solo per te. <br />
<br />
<i><b>Amo leggere</b></i>.<br />
La gente fatica a concepire questo <i>hobby</i>, figuriamoci quando è anche un <i>lavoro</i>. In un paese che è vissuto negli ultimi trent'anni con la politica del <i>mi sono fatto da solo</i>, che vive con slogna tipo <i>il governo del fare</i>, leggere è <strike>quasi</strike> una colpa.<br />
Per leggere devi prenderti necessariamente del tempo, devi stare immobile, estraniarti da te stesso e immergerti in un'altra storia, imparare nomi diversi, complicarti un'altra vita. E non ci sono risultati concreti. Capirete che di questi tempi è una pecca non avere niente di concreto in mano. Leggere ti offre solo altri punti di vista, sta a te poi vedere cosa fartene. <br />
<br />
Questo post nasce dall'esasperazione.<br />
Esasperazione dal sentirsi continuamente a disagio, quasi in colpa, quando dici che ami leggere e effettivamente riesci a leggere. Il popolo dei non-lettori - che l'AIE cerca di convertire con tanta buona volontà ma che fosse per me traccerei una bella linea e guai a superarla- è composto da nugoli di persone contorte che pensano che tu li voglia far sentire in colpa perché non leggono semplicemente dicendo che tu leggi. Capite?<br />
Persone che sentono il bisogno di sminuirti facendoti intendere che <i>leggere</i> è in fondo una perdita di tempo, non è una cosa seria e che presto passerà. Sento questi discorsi da quando sono ufficialmente "donna", il tempo è passato e io sono ancora qua uguale a prima, dentro e fuori.<br />
<br />
Dopo tanti sorrisi di circostanza, non ho più parole e non voglio averne perché non devo giustificare il mio modo di vivere con nessuno. <br />
Ebbene signori e signore, mi dichiaro colpevole. Sono giovane, sono donna e amo leggere.<br />
E non intendo smettere. Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-28285144180634693832015-05-06T08:30:00.000+02:002015-05-06T08:30:00.358+02:00Josephine, Pénélope BagieuHo letto che dovrebbe uscire il terzo volume di Josephine di <a href="http://www.penelope-jolicoeur.com/" target="_blank">Pénélope Bagieu</a> e non vedo l'ora di leggerlo. <br />
<br />
Josephine è la protagonista dell'omonimo fumetto, scritto da Pénélope Bagieu e pubblicato in Italia da <a href="http://www.hopedizioni.com/" target="_blank">Hop Edizioni</a>.<br />
I due albi raccontano la vita quotidiana di questa ragazza, trentenne e single nella città più romantica del mondo, Parigi.<br />
Sono tanti micro-episodi, a volte di una pagina sola, dove viene mostrata la quotidianità di Josephine, tra battibecchi lavorativi, una famiglia abbastanza stressante e la perenne ricerca del grande amore.<br />
<a name='more'></a><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8K2onojt9zQvnvLyiT8SmY_sLEEXvpscKQRCnBHNdunU3IIxcEuiAn6SH1WJWjFL0DspA117TbZyUzrOH_mtARZe3euhal4hz3vC68ocfXIckN-GEyLShw4o8NTqbd46CdsNyLEv1K6s/s1600/Josephine1Hopedizioni.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8K2onojt9zQvnvLyiT8SmY_sLEEXvpscKQRCnBHNdunU3IIxcEuiAn6SH1WJWjFL0DspA117TbZyUzrOH_mtARZe3euhal4hz3vC68ocfXIckN-GEyLShw4o8NTqbd46CdsNyLEv1K6s/s1600/Josephine1Hopedizioni.jpg" height="200" width="150" /></a></div>
<br />
A una prima lettura si potrebbe pensare che tutti gli episodi siano slegati tra loro, in fondo non c'è una sequenzialità dichiarata: prima Josephine è a una festa, dopo in palestra, dopo a cena dalla famiglia. Qua e là però ci sono vignette in cui si fa cenno a quello che sta succedendo nella vita di Josephine, come ad esempio l'uscire con un ragazzo nuovo.<br />
E questo è importante, perché senza la presenza di questa "macro-storia" forse il fumetto risulterebbe pesante dopo un po'.<br />
<br />
Josephine è un personaggio molto buffo, ha mille paranoie e altrettanti scazzi.<br />
Ha la fissa di avere i fianchi larghi - li ha sul serio - ma ciò non le impedisce di vestirsi con abiti carini. Ha una famiglia che la fa sentire inadeguata perché non ha un marito, non ha un lavoro come dicono loro e viene costantemente e silenziosamente paragonata alla sorella, moglie e madre "perfetta" sposata con un chirurgo di successo. E Josephine ascolta paziente, rispondendo acidamente ogni tanto, ma comunque: la famiglia non la scegli, te la tieni e basta.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcjbFzVZLyFt4Yh0lXkZIU99HxJ_qerYMDLgYjpbvcp-ZiDOLi5j1PPeSfuDBUEWihhXyOHh_KGwxeej1gmCZVb9I9rW-HM9QVtNQSriuDT-bL9xy7Vqe4SSdTtPZHHW-6e6fYb9E3ddQ/s1600/Josephine2vatuttobene.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcjbFzVZLyFt4Yh0lXkZIU99HxJ_qerYMDLgYjpbvcp-ZiDOLi5j1PPeSfuDBUEWihhXyOHh_KGwxeej1gmCZVb9I9rW-HM9QVtNQSriuDT-bL9xy7Vqe4SSdTtPZHHW-6e6fYb9E3ddQ/s1600/Josephine2vatuttobene.png" height="200" width="148" /></a></div>
<br />
<i>Josephine</i> rappresenta la vita delle donne "in carriera", ma in un modo molto più divertente. Perché Josephine non è una<i> femme fatale</i>, anzi, è parecchio imbranata, pasticciona e insicura. È indipendente ma non toccatele il gatto. Cerca l'amore della sua vita, ma non è la sua ossessione: la serata perfetta è anche starsene a casa sul divano a guardare <i>Grease</i> assieme al micio. <br />
Il bello di Josephine è che nei due albi cresce.<br />
Rimane sempre goffa e paranoica, ma un pochino cambia.<br />
Identificarsi con lei viene abbastanza naturale, non sempre badate, ma la sensazione è quella di leggere una storia quasi vera, come se una nostra amica ci raccontasse le sue disavventure. Un po' come quando sui giornali patinati leggiamo le storie di quelle donne in carriera che sembrano perfette, a cui sembra non possa capitare mai nessuna rogna e ci domandiamo: sarà mai possibile?<br />
Ecco, Josephine è la risposta. <br />
<br />
Ho trovato gli albi molto divertenti, ogni tanto li rileggo per farmi due risate in leggerezza.<br />
Personalmente non riesco sempre a immedesimarmi in tutto con lei perché secondo me Josephine è troppo insicura, a volte tende ad essere vittimista (sopratutto con i ragazzi), ama molto la moda e cerca di seguirla.<br />
A parte questo però ogni volta che rileggo gli albi mi scappa sempre una risatina.<br />
Pénélope Bagieu racconta le vicende di Josephine con molta ironia.<br />
Per rappresentare la vita della nostra eroina ha utilizzato delle illustrazioni pulite, dai colori chiari, pastellosi, e dando ai personaggi molto espressività. Il disegno è quasi quello utilizzato nei bozzetti dell'alta moda, ricco di dettagli, senza sbavature, raffinato.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1_kFfI3WBULOLrcz_tSoA6c7cZk7n4cZusjpwcyDy3E4O6-9Qm7HERNHsm2wVbIkoeGcVXEUTKCTsaT7LpTrI5EMXRfP4svDLWjggzF4oFbtLsz9IG2vIMH4Zbrxu9N2J6GMJzYJ-z-w/s1600/Josephine3.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1_kFfI3WBULOLrcz_tSoA6c7cZk7n4cZusjpwcyDy3E4O6-9Qm7HERNHsm2wVbIkoeGcVXEUTKCTsaT7LpTrI5EMXRfP4svDLWjggzF4oFbtLsz9IG2vIMH4Zbrxu9N2J6GMJzYJ-z-w/s1600/Josephine3.jpg" height="200" width="152" /></a></div>
Quando uscirà il terzo volume lo leggerò con piacere. <br />
Il primo albo può esser letto anche da solo, con un finale che vuole ribadire l'indipendenza di Josephine come giovane donna: la ricerca di un legame si, ma non a tutti i costi perché felicità è anche saper godere della propria libertà.<br />
Il finale del secondo albo però lascia intendere che qualcosa sta per cambiare nella vita di Josephine, dopo tanto cercare forse ci siamo. E anche qui la cosa bella di questo secondo albo è che nonostante tutto quello che è andato storto Josephine rimane comunque indipendente nelle sue scelte, spesso sbagliate, ma comunque sue. <br />
<br />
È un personaggio che ricorda per certi versi Bridget Jones, quindi un albo che sicuramente consiglierei a tutte le estimatrici di questo genere.<br />
A me quel genere non piace moltissimo, ma Josephine mi ha comunque conquistata.<br />
Potete trovare un estratto <a href="http://www.hopedizioni.com/download/josephine.pdf" target="_blank">qui</a>. Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-68447901821157235662015-04-28T09:00:00.000+02:002015-04-28T09:00:03.676+02:00Lacci, Domenico Starnone<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEWQuRVhLgd7vWzHEUysAetKAFUUJN_lOut5ZwMm2QTlgoRb9Q9q_mU8ekO7Ow-35ATjgEAsQgU4xdmLAaAJLmfCZFxlnMiOWwuiQ3cFNKszMvwvzWbAMSZ7Wklb3KmK9EZpTdTwEBqXc/s1600/lacci-domenico-starnone.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEWQuRVhLgd7vWzHEUysAetKAFUUJN_lOut5ZwMm2QTlgoRb9Q9q_mU8ekO7Ow-35ATjgEAsQgU4xdmLAaAJLmfCZFxlnMiOWwuiQ3cFNKszMvwvzWbAMSZ7Wklb3KmK9EZpTdTwEBqXc/s1600/lacci-domenico-starnone.jpg" height="320" width="195" /></a></div>
Ho conosciuto questo libro perché banalmente l'autore era ospite di Fazio.<br />
"Banalmente" perché tendo a scegliere i libri secondo miei personalissimi parametri, come leggere recensioni di persone di cui mi fido o di cui comunque conosco il gusto. <br />
<br />
In ogni caso, partivo prevenuta nei confronti di questo libro. Eppure, eppure...alla fine mi son ricreduta. L'ho finito una settimana fa e ne scrivo la recensione solo ora.<br />
Quello che mi ha fatto finire il libro in qualche giorno non è la brevità, saranno un centinaio di pagine, ma la<i> scrittura</i>. <br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>Se tu te ne fossi scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie.</i></blockquote>
Questo è l'incipit che apre il libro e che getta il lettore immediatamente nel mezzo della tempesta. Da queste poche parole capiamo già che: ci sono un marito e una moglie, la moglie è scontenta e ha da rimproverare qualcosa al marito - una scappatella?-, il marito sembra non avere diritto di replica.<br />
Quest'ultima affermazione è stata una delle mie prime impressioni.<br />
Continuando a leggere ci si accorge che lui, Aldo, non ha diritto di replica perché queste sono lettere. Lettere scritte da Vanda, risentita e amareggiata per il comportamento del marito: scappato con una ragazza molto più giovane di lui, abbandonando moglie e figli, due. <br />
<a name='more'></a>Domenico Starnone ci racconta una storia come tante se vogliamo.<br />
Una storia di tradimento, dolore, rabbia. E usa parole taglienti: le lettere che Vanda scrive a Aldo sono piene di sarcasmo e rancore. Il dolore fa emergere il suo lato più fragile e meschino, mentre vacilla tra supplica e minaccia.<br />
All'inizio, potremmo essere portati a fraternizzare con questa donna umiliata, potremmo volerci mostrare comprensivi, vorremmo esserle vicini. Veniamo però spaventati dal veleno che pagina dopo pagina inizia a sgorgare da queste lettere.<br />
È il ritratto di una donna pronta a tutto, anche alle scorrettezze e al ricatto pur di riavere il marito. <br />
E quello che ci domandiamo, da lettori, è <i>ci riuscirà?</i>. <br />
Quello che dovremmo invece domandarci è che tipo di donna sia Vanda, se davvero lei sia una vittima. Saremmo portati a essere solidali con lei perché ricopre il ruolo del debole, viene naturale stare dalla sua parte contro il marito fedifrago. Spiazzano però le sue parole, dure, crudeli. <br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>A leggere quello che scrivi, pare che io sia il carnefice e tu la vittima. Questo non lo sopporto. Sto mettendo tutto l'impegno di cui sono capace, mi sto sottoponendo a uno sforzo che nemmeno immagini, e la vittima saresti tu? Perché? Perché ho alzato un po' la voce, perché ho spaccato la caraffa dell'acqua? Devi ammettere che avevo qualche ragione. </i></blockquote>
È brava con le parole, Vanda.<br />
Proseguendo la lettura del libro conosciamo anche gli altri componenti di questa famiglia a pezzi. <br />
Ci rendiamo conto che l'impronta del libro è data da questo primo capitolo, da queste lettere dimenticate. È Vanda il fulcro e di lei non avremo che questi brevi scritti.<br />
Attorno a lei ruota un microuniverso dove le basta muovere uno sguardo per decretare vita o morte. Effettivamente Aldo sembra non aver diritto di replica, né ora né mai. Addirittura a fine libro ci pare quasi impossibile che quest'ometto opaco sia riuscito nell'impresa di <i>abbandonare</i>, così imbranato, succube, pieno di debolezze.<br />
È un legame malato quello che unisce questa famiglia.<br />
I <i>lacci </i>di cui si parla nel titolo sono particolare reale, un piccolo ma significativo episodio nella storia, e metafora: i lacci che danno l'impressione di piccole corde ruvide che opportunamente legate stringano talmente tanto da creare nodi che mai si riuscirà a slegare.<br />
E rimanendo nella metafora, nodi che rimangono vittime di questo legarsi sbagliato della madre sono i due figli. Bambini quando il padre scelse un'altra vita, adulti quando si ritrovano insieme nella casa dei genitori, ricordando. La madre, il padre, la guerra. Usati come armi, <i>strumenti</i> da utilizzare bene per poter essere unanimemente giudicati buoni/cattivi gentiori; una partita che vede inevitabilmente il padre sconfitto, rinunciatario, arrendevole di fronte a una madre stratega che tuttavia non ha bisogno di dimostrare nulla perché lei è già <i>madre</i>, i figli sono cosa sua. <br />
<br />
Lacci è il ritratto di una famiglia prigioniera di se stessa. Domenico Starnone non racconta una storia che sia valida universalmente per tutte le famiglie in crisi, no: racconta la storia di una sola famiglia, quella di Vanda, e di come sia riuscita a sgretolarsi, con le sue mani.<br />
CI sono colpevoli? Può esser ritenuta solo Vanda la responsabile della sua infelicità e di quella dei suoi familiari? Oppure non sono stati complici anche il marito e i figli nella scelta di non recidere questo legame? <br />
È un romanzo che lascia molte domande e supposizioni perché Domenico Starnone non ci offre che tre rapidi intensi sguardi, iniziando e finendo <i>in medias res</i>. È come sbirciare la vita dei vicini attraverso una finestra aperta che poi, improvvisamente, si chiude. Siamo curiosi di sapere cosa succederà, ma forse lo sappiamo già.Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-6919016072868320862015-04-21T17:00:00.000+02:002015-04-22T09:47:28.564+02:009 tipi di lettori da evitareLeggendo <a href="http://www.internazionale.it/weekend/2015/04/19/leggere-significa-scegliere-giudicare-scartare" target="_blank">questo interessantissimo articolo</a> di Nadia Terranova su Internazionle, che consiglio caldamente, non ho potuto fare altro che pensare ai tanti <b>lettori-casi-umani</b> in cui mi sono imbattuta.<br />
Sono perfettamente d'accordo con tutto quello che dice la scrittrice, ovvero:<br />
<blockquote class="tr_bq">
<b><i>«Un lettore vero è tutt’altro che onnivoro, perché leggere significa
scegliere, giudicare, scartare e trovare la propria angolazione da cui
osservare e raccontare il mondo» </i></b></blockquote>
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhah6Gs4Zn0ysqoYaDjTKl0DEeSyv4E6_FfviUquVPsV6y13FNoM1CRZCHJSl8m91fGI-2KTvyQ_py1qxlqbnSsVyrUY3st4bQ1ma2NUgkvYM2Ydt4LlpZH6x_ixfb5_eDv82cZWyZT7qo/s1600/lettori-onnivori.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhah6Gs4Zn0ysqoYaDjTKl0DEeSyv4E6_FfviUquVPsV6y13FNoM1CRZCHJSl8m91fGI-2KTvyQ_py1qxlqbnSsVyrUY3st4bQ1ma2NUgkvYM2Ydt4LlpZH6x_ixfb5_eDv82cZWyZT7qo/s1600/lettori-onnivori.jpg" height="213" width="320" /></a>I 9 tipi di lettori elencati qui sotto sono persone che ho incontrato davvero.<br />
Lettori pieni di pregiudizi. <br />
Lettori da cui non accetterei <b>mai</b> un consiglio di lettura.<br />
I libri si leggono, si amano, si odiano, si criticano, si consigliano e si sconsigliano.<br />
I libri si sottolineano, si cancellano, si annusano, si portano in tasca, in borsa, in zaino: non sono da tenere sul piedistallo. <br />
I libri sono "oggetti" da vivere.<br />
<br />
Leggere non significa essere i primi della classe, vuol dire che il sistema scolastico funziona ancora.<br />
Saper leggere però significa che avete fatto delle scelte: a volte avete sbagliato, altre avete passato la notte in bianco pur di sapere come finiva. Saper leggere vuol dire aver sviluppato una propria personalità, nient'altro.<br />
<br />
Comunque, ecco i nove tipi di lettore da evitare, per il vostro bene.<br />
<a name='more'></a><ol>
<li><b>Il lettore che legge tutto</b>.<br />L'etichetta del bagnoschiuma, quella dei cereali, la posta del cuore di <i>Chi</i>. E il dizionario ovviamente. Legge anche libri ogni tanto, quelli che trova. Non chiedetegli cosa ne pensa però, cosa volete che ne sappia: è troppo impegnato a leggere. </li>
<li><b>Il lettore che legge solo best-seller</b>. <br />Legge perché gli hanno detto che leggere è importante. E allora vai di best-seller: vuole leggere solo il <b>meglio</b> e se questi libri sono al primo posto, un motivo ci sarà. Se gli chiedete cosa ne pensa vi dirà che è d'accordo con quello che dicono tutti.</li>
<li><b>Il lettore-blogger che legge solo i libri che gli mandano gratis</b>. <br />Ha aperto il blog per due motivi: fare soldi e diventare famoso. Ha iniziato con le recensioni e poi ha visto che poteva guadagnarci davvero qualcosa: libri gratis e la riconoscenza di scrittori e case editrici. A patto che ne parlasse bene, eh. <br />Se gli chiedete cosa pensa di questi libri cercherà di convincervi che sono tutti bellissimi. <b>Tutti</b>. </li>
<li><b>Il lettore che conta</b><br />Voi dovete controllare anobii, lui invece, se gli chiedete "quanti libri hai letto finora?", vi risponderà immediatamente: con il numero esatto (scappate). Se gli chiedete cosa ne pensa però lo manderete in crisi: era troppo impegnato a tenere il conto, non è questo l'importante? </li>
<li><b>Il lettore snob </b><br />Legge solo classici. Generalmente disprezza tutto ciò che viene scritto da qualcuno ancora in vita, a meno che questo non sia più di là che di qua. Se gli chiedete cosa ne pensa, vi guarderà con disprezzo: è letteratura, c'è da aggiungere altro? </li>
<li><b>Il lettore che legge solo su carta</b><br />Ha sentito parlare degli eBook, ma pensa che quelli non siano libri veri<i></i>. Il libro vero è fatto di carta: più vecchia è, meglio è. <br />Se gli chiedete cosa pensa di quei libri vi dirà che non lo sa: ha paura che si sgretolino. <br />Oppure vi dirà che i libri hanno bisogno di tempo e lui non ne ha, è sempre in viaggio. <br />Se gli direte che quel romanzo è anche in un comodo e pratico eBook, non vi ascolterà. Il libro è solo quello di carta.<br />Generalmente è un under18 o un over65.</li>
<li><b>Il lettore aspirante scrittore</b><br />Ama tantissimo leggere. Così tanto che ha scritto un libro.<br />Legge giorno e notte: il suo libro, le recensioni su amazon del suo libro, le recensioni sui blog del suo libro. <br />Se gli chiedete cosa pensa dell'ultimo libro letto, non avrà dubbi: bellissimo! In fondo l'ha scritto lui. Ne volete mica una copia?</li>
<li><b>Il lettore alternativo</b><br />Ama leggere. Profondamente. Cerca i libri da leggere tra le pieghe sconosciute dell'editoria. <br />Legge solo libri che sono stati stampati in qualche regione sconosciuta del mondo, in tre copie, magari scritti da un viaggiatore ubriaco hippy o da un filosofo sconosciuto che si è formato nell'<i>Università della Vita</i>. Libri importanti insomma, incompresi dalla massa, apprezzati da lui e pochi altri.<br />Se gli chiedete cosa ne pensa sarà contento di illustrarvi la purezza dell'autore non ancora corrotto dal sistema. Abbandonerà ovviamente il suddetto libro non appena l'autore arriverà - per sua fortuna- al grande pubblico, etichettandolo con un "venduto" e sputando velenoso rancore su ogni opera successiva. </li>
<li><b>Il lettore finto genio ribelle</b><br />Il più insopportabile. Si finge distratto, strano, sempre vestito con accurata casualità. Perché vuole farvi credere che questi suoi "difetti" siano il segno di una profonda intelligenza creativa. In passato probabilmente ha provato anche a fingersi mancino, come Leonardo. <br />Solitamente è anche scrittore o comunque <i>artista</i>. In mano ha sempre libro e blocco per scrivere. Se potesse, passerebbe tutto il suo tempo in posa, immobile a fissare il vuoto, segno che <i>sta creando</i>. Se gli chiedete cosa pensa dell'ultimo libro letto vi farà un discorso astruso che non capirete. Poi vi renderete conto che sotto il fumo non c'è manco mezzo-arrosto. </li>
</ol>
Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com17tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-7989981000277905012015-04-15T14:53:00.002+02:002015-04-15T14:53:58.501+02:00Cosa davvero non va in #ioleggoperchéIl 23 aprile sarà il giorno "mondiale" del libro e del diritto d'autore.<br />
<br />
Se siete informati (<b>ma se siete bookblogger di sicuro lo siete</b>) saprete che l'<a href="http://www.aie.it/">AIE</a> & altri per l'occasione hanno organizzato la <a href="http://www.ioleggoperche.it/it/home/">campagna <b>#ioleggoperché</b></a> per promuovere la diffusione del libro e della lettura.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAXu4Iz0ONSiLgCvK9VXng0lLfDfz7P3e0mzD2QH2rgipxo1HapqjiTDO-SpaiNJ9LGwPDAaBd569GVtx9383Oz19oLlgLFsgHN78TI_bQWq45RWDIQWFXSWyR1XpHhVdlhdO1igo_Lss/s1600/ioleggoperche%CC%81.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAXu4Iz0ONSiLgCvK9VXng0lLfDfz7P3e0mzD2QH2rgipxo1HapqjiTDO-SpaiNJ9LGwPDAaBd569GVtx9383Oz19oLlgLFsgHN78TI_bQWq45RWDIQWFXSWyR1XpHhVdlhdO1igo_Lss/s1600/ioleggoperche%CC%81.png" height="320" width="259" /></a></div>
<br />
Il tutto culminerà proprio questo giorno, il 23 aprile, quando a Milano si terrà uno "<a href="http://www.ioleggoperche.it/it/eventi/23-aprile-tutti-gli-eventi/"><i><b>straordinario evento</b></i></a>" trasmesso in diretta televisiva da Rai 3. Anche se, siamo al 15 aprile e:<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHE9mMo_X-oXj8YYnWL9aTptimom3YGymFmY4qmxU7pEzwdmFO1TrZvc824y0dclXsl7a46tDYthh_DdQA8xAcDQT3WOmht-nfjX8Tux1VNknPOqwsokfvLxJ03YNNBYKEobN2x2JclS8/s1600/ioleggoperche%CC%811.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHE9mMo_X-oXj8YYnWL9aTptimom3YGymFmY4qmxU7pEzwdmFO1TrZvc824y0dclXsl7a46tDYthh_DdQA8xAcDQT3WOmht-nfjX8Tux1VNknPOqwsokfvLxJ03YNNBYKEobN2x2JclS8/s1600/ioleggoperche%CC%811.png" height="57" width="320" /></a></div>
Non solo Milano. <br />
L'evento dovrebbe "accendere" <b>tutte le piazze italiane</b>, con incontri, feste, presentazioni. <br />
Per adesso i numeri sono un po' miseri, 5 piazze in tutta la nazione. <br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXb79NaFNWNhiEBbq5ZFIkzYyBcYSoh-LjkegWO2H-QN9dq03ixcfMgof4v5vhyb8h6HALxJtVuwAdYfgqL8gKKp3l1sdZCgaTLi-BtCq2t7UPQGWd_E6vVquOcUyOoU-qQOB_1QhF9as/s1600/ioleggoperche%CC%812.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXb79NaFNWNhiEBbq5ZFIkzYyBcYSoh-LjkegWO2H-QN9dq03ixcfMgof4v5vhyb8h6HALxJtVuwAdYfgqL8gKKp3l1sdZCgaTLi-BtCq2t7UPQGWd_E6vVquOcUyOoU-qQOB_1QhF9as/s1600/ioleggoperche%CC%812.png" height="106" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">(è cambiata la grafica del sito, ora è bianco su sfondo bianco.<br />
Vi conviene evidenziare.)</td></tr>
</tbody></table>
Queste sono solo le prime crepe balzate all'occhio mentre cercavo qualche informazione in più sul sito. <br />
<strike>Da organizzatrice di eventi culturali posso dire che il programma del 23 aprile, almeno quello di Milano fulcro di tutta la campagna, avrebbe dovuto essere on-line già da un pezzo.</strike><br />
<b>Mi è arrivata una mail dall'ufficio stampa dove si dice che il programma del 23 aprile sarà presentato lunedì 20. </b>(n.b. <i>ho preparato il post ieri</i>)<br />
<br />
Per creare, insomma, un minimo di attesa con nomi di richiamo, siano questi scrittori, case editrici e pseudo vip televisivi (per richiamare la gggente). <br />
Spero che si rimedi al più presto: personalmente sono curiosa di sapere chi ci sarà a Milano il 23. <br />
<br />
Che dire?<br />
<b>È un bell'evento innanzitutto</b>. <br />
Ci sono però alcune cose che non vanno. <br />
<a name='more'></a><b>TESTIMONIAL FAMOSI</b><br />
Alcune persone hanno criticato l'utilizzo dei vip come testimonial. <br />
Personalmente <b>non ci vedo nulla di male</b> (a patto che non siano stati pagati in modo esagerato).<br />
Avrei preferito come testimonial scrittori e editori. È anche vero che sono riconoscibili solo da chi è dentro il settore. Quindi avrei puntato sulla gente comune. Fotografie di persone (mamme, nonne, papà, pendolari, gente sotto l'ombrellone...) colte <b>nell'atto della lettura</b>: concentrazione, disgusto, facce "rapite". <br />Ho visto diverse mostre fatte di fotografie così e, beh, anche se può sembrare un'idea "vecchia", mi pare funzioni sempre: ci si avvicina sempre per vedere chi è la persona, cosa sta leggendo e altri particolari della fotografia. <br />
<br />
<b>LIBRI SCELTI</b><br />
Anche sui <a href="http://www.ioleggoperche.it/it/ioleggoperche/i-libri/" target="_blank">libri scelti</a><b><a href="http://www.ioleggoperche.it/it/ioleggoperche/i-libri/" target="_blank"> </a>non sono critica</b>. C'è un po' di tutto.<br />
Avendo lavorato/lavorando in biblioteca posso dire che i titoli coprono i gusti di tutte le persone. C'è la persona dai gusti ricercati e c'è la persona che le legge solo Liala e Danielle Steel (che oramai considero quasi come una vecchia zia). Spiace solo che si sia puntato solo sulla narrativa come lamentava Laterza (i fumetti? i manuali? saggi?), ma qui ci si dovrebbe interrogare sul significato della parola <i>leggere</i>: è l'atto in sè o l'entrare in altre storie? <br />
Per amor di trasparenza sarebbe bello anche sapere come sono stati scelti: gli editori hanno avuto carta bianca o l'AIE ha dato qualche dritta? <br />
<br />
<b>MESSAGGERI</b><br />
Ecco qui ho qualche dubbio mi è venuto. <b> </b><br />
<b>Ai messaggeri è stata fatta un minimo di formazione? </b><br />
Perché si, è tanto bello portare i libri alla gente ma il rischio è di diventare come il promoter di turno: assalito dalla massa perché <i>ci sono i gadgets gratis!!!</i>. <br />
Può andar bene per l'azienda che vuole pubblicizzare subito la nuova barretta al gusto dei mirtilli giapponesi: farla assaggiare a più persone possibili così sapranno che la mia marca esiste. E qualcuno quando andrà al supermercato si ricorderà di me (a patto che abbia una buona distribuzione e un buon posizionamento) e avendo già provato potrebbe essere più propenso a scegliere la mia barretta. L'unica cosa che si chiede al promoter è intercettare più gente possibile.<br />
Qui l'obiettivo è un altro, <b>convincere i non-lettori a leggere</b>. E i libri non sono barrette.<br />
Un libro è impegnativo, punto. <b>Scegliere il libro che potrebbe piacere a una persona non è semplice</b>, parlo per esperienza personale.<br />
Prima di arrivare al libro giusto devi fare domande, saper leggere tra le vaghe risposte, conoscere gli scrittori e il loro stile, conoscere le case editrici. Non serve leggere i libri per intero, basta sapersi muovere nel panorama editoriale. <br />
In biblioteca capivo bene quando uno era da Minimum fax o da narrativa Mondadori, da Newton Compton. O da Danielle Steel ovviamente. Ero facilitata però dallo storico degli utenti, dal fatto che li conoscevo da tempo e ci avevo parlato più volte.<br />
Il rischio però è minimo, potrebbe pensare qualcuno. <br />
Si, il rischio è minimo: non muore nessuno se sbagli il consiglio. Si rischia però un lettore: un non-lettore è disposto al massimo a dare una possibilità ai libri, se sbagli, lo perdi. <br />
L'obiettivo della campagna è far scoprire il piacere della lettura, no?<br />
Insomma, secondo me non basta essere "<i>appassionati lettori</i>" per svolgere questo compito delicato. La passione va bene ma se non indirizzata correttamente è solo sprecata.<br />
Ho letto che alcuni messaggeri sono stati coordinati da alcune biblioteche: benissimo, chi meglio di loro può dare preziose dritte a questi messaggeri? <br />Spero che nelle librerie e nelle università sia stato fatto altrettanto. <br />
<br />
<b>GRATUITÀ </b><br />
Ho letto che è stata criticata la gratuità dei libri che verranno distribuiti.<br />
Ecco qui in parte sono d'accordo e solidale con i librai che vedono in questa operazione una svalutazione del libro stesso. Il loro mestiere è vendere libri e questa campagna li <b>regala</b>.<br />
Devo però ribadire che l'obiettivo dichiarato è :<br />
<blockquote class="tr_bq">
<b>Contagiare alla lettura chi non conosce il piacere dei libri. </b><br />
<b>«#ioleggoperché nasce proprio per stimolare chi legge poco o addirittura non legge. Parliamo di oltre la metà degli italiani» ha spiegato il presidente di AIE, Marco Polillo.</b>
</blockquote>
E un non-lettore o comunque uno che non è appassionato a qualcosa, mica spenderebbe dei soldi per quello. Un po' come se qualcuno mi convincesse ad andare a una partita di calcio: manco morta. Se però mi regali i biglietti posso andarci e magari in futuro, se mi è piaciuto, potrei pensarci due volte prima di dire di nuovo "manco morta". È un <b>investimento</b>.<br />
E proprio perché è un investimento il tutto si deve fare al meglio e vedere poi se abbiamo centrato il nostro obiettivo.<br />
<b>Come si stabilisce se questo è stato raggiunto?</b><br />
Come si misura la <i>passione</i>? Con le vendite? Con i prestiti? Con la compilazione di una scheda-del-libro, come a scuola?<br />
In teoria, tra un po' di tempo, si dovrebbe tornare dai non-lettori e chiedergli se adesso si sentono più <i>appassionati</i> di prima. <br />
(qui invito a leggere cosa dice la <a href="http://lalettricerampante.blogspot.it/2015/04/ioleggoperche-ecco-cosa-non-mi-convince.html?showComment=1429036109697#c1497051254424842553" target="_blank">Lettrice Rampante</a> al punto <i>I risultati</i>)<br />
<br />
<br />
<br />
Ebbene queste erano le premesse, cose che contano marginalmente per me (a parte la questione dei messaggeri). <br />
Il succo del post arriva adesso. (occhio che è lungo)<br />
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<b>Cosa <u>davvero</u> non va in #ioleggoperché?</b></div>
<br />
<b>1. SOLDI, SOLDI, SOLDI</b><br />
Il problema dei libri, della cultura, di chi organizza gli eventi culturali sono i soldi. (Ma va?)<br />
La campagna #ioleggoperché negli intenti è molto nobile, brava, la prima della classe. Però nei fatti non è niente di nuovo, l'ennesimo evento a scadenza. <br />
Avete visto come si inseriscono gli eventi?<br />
Basta cliccare su inserisci un evento, compili i campi e<i> ta-dan</i>, fatto. Anche voi farete parte della campagna #ioleggoperché.<br />
Potrei organizzarne uno anche a casa mia volendo: mi autonomino scrittrice, compro un po' di patatine e finta coca-cola all'eurospin, chiamo mia cugina di secondo grado per presentarmi et-voilà, fatto. (<b>N.B.</b> - in realtà sul sito c'è scritto che:<u> <i>Se inerente al progetto, lo inseriremo nel calendario</i></u>).<br />
Scherzi a parte.<br />
Quando a inizio anno, nella biblioteca dove ero stabilmente, sono arrivate le varie comunicazioni sulle diverse iniziative, la prima cosa che mi han chiesto dal comune è stata<br />
<b>«Ci danno i soldi?»</b>. Ovviamente no.<b>«Eh, ma allora cosa ci cambia?»</b>. <br />
È proprio questo il punto.<br />
Basterebbe<b> mappare stabilmente</b> tutto quello che già c'è (vedi la bella iniziativa<a href="http://opencultureatlas.tropicodellibro.it/" target="_blank"> OpenCultureAtlas</a> o l'ottimo lavoro che fa la <a href="http://opac.provincia.brescia.it/" target="_blank">RBB</a> con gli eventi nelle biblioteche).<br />
<br />
I comuni, non tutti eh, e altre associazioni già si occupano di fare cultura: molti si ingegnano con le <b>poche risorse</b> a loro disposizione.<br />
Volete aiutare davvero queste realtà che già si impegnano a diffondere la lettura? Dategli soldi.<br />
Invece di pagare i vari vip di turno (comunque, pagateli meno) e stampare libri che si possono avere già gratuitamente, date soldi per creare eventi e fateglieli monitorare. <br />
<b>Soldi per poter finalmente organizzare un evento come si deve</b>, con apertitivo, <u>scrittore vero</u> chiamato apposta per l'occasione, un po' di musica senza l'ansia per la Siae (su cui non mi esprimo). <b>Soldi per organizzare nella scuola un bell'evento</b> con più scrittori o vari operatori culturali, un laboratorio, una lettura teatralizzata.<br />
Soldi per pubblicizzare davvero l'evento come si deve e non sperare nei soliti affezionati. Sul sito è scaricabile il kit da stampare, ma in certe biblioteche è già tanto avere la stampa in bianco e nero con fogli riciclati.<br />
Oppure agire alla fonte e <b>reclutare scrittori e operatori culturali</b>, pagandoli ovviamente, e inviarli nelle scuole, librerie, biblioteche più lontane.<br />
Un po' come fanno i <a href="https://piccolimaestri.wordpress.com/" target="_blank">Piccoli Maestri</a>, gratuitamente tanto per cambiare. <br />
Questo farebbe la differenza. <br />
E chiedere in cambio di rendicontare il tutto, metterla come condizione perché questo è un punto debole degli eventi culturali. Si fanno tante cose, ma poi spesso non si dice nulla di come sia stato, come sia andata. <br />
Spero comunque che la <b>social wall</b>, molto carina, rimanga e venga vivacizzata anche dopo il 23 aprile.(Stando a leggere i vari comunicati si direbbe di si, poi vedremo.)<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsXsgnMTWpy9D7OkrYYJC87qJchPTSqVdR2tvhOD1FkzFb7JgxZhNz-fvgPJ3aplq0u3JGBPf16O47GowcOZRPFuCjZMgyb171h9k6tBMkpmITc2NBGISjEmB1X4bhyphenhyphenxogZardoa1Fu9k/s1600/ioleggoperche%CC%813.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsXsgnMTWpy9D7OkrYYJC87qJchPTSqVdR2tvhOD1FkzFb7JgxZhNz-fvgPJ3aplq0u3JGBPf16O47GowcOZRPFuCjZMgyb171h9k6tBMkpmITc2NBGISjEmB1X4bhyphenhyphenxogZardoa1Fu9k/s1600/ioleggoperche%CC%813.png" height="82" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span class="s1">"Al momento non sono previsti altre attività con autori <br />e testimonial a esclusione di quelli pubblicati sul sito."</span></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<b>2.QUALITÀ</b><br />
Questo punto è direttamente collegato al primo. <br />
Il rischio del non dare soldi, non finanziare mai nulla è affidarsi, come sempre, all'inventiva dei singoli. Con il risultato di avere si tanti eventi, ma tutti di<b> dubbia qualità</b>.<br />
Ora, io non sono stata a spulciare ogni singolo evento presente su #ioleggoperché. <br />
Conosco però abbastanza bene il mondo degli eventi, avendo avuto a che farci direttamente. <br />
So che a Milano, Roma e altre città ci saranno sicuramente eventi fighissimi, come sempre: gli scrittori, le librerie più belle, gli editori già si trovano lì, è naturale partecipare alla vita culturale delle città.<br />
Nel resto d'Italia però, nella provincia e nei piccoli centri, è come se fosse la<b> fiera degli squallori</b>.<br />
A parte pochi luoghi dove si trovano persone competenti che s'impegnano nel creare eventi di qualità sempre (nella mia "zona" segnalo due bellissime librerie, <a href="https://elicagiochiestorie.wordpress.com/" target="_blank">Elica Giochi e Storie</a> e <a href="https://www.facebook.com/muttysocial" target="_blank">Mutty</a>), in altre spesso è meglio stendere un velo pietoso.<br />
Provate ad immaginare: un'amministrazione che vuole creare eventi per vivacizzare la vita culturale del piccolo centro ha due opzioni. Da una parte c'è lo scrittore di qualità che viene da lontano e meriterebbe almeno il rimborso spese, dall'altra lo "scrittore" che si è autopubblicato (ma più spesso è EAP) e sarebbe disposto a pagare pur di avere un po' di visibilità, quindi si offre ovviamente <i>aggratis</i>, basta che possa -finalmente- provare a vendere i suoi libri. Secondo voi cosa succederà, in tempi di continua spending review? <br />La stessa cosa vale per le librerie e simili, dove però il singolo è più libero (e c'è sempre chi lavora in libreria -di catena/indipendente- e non capisce un caspio di editoria, ma vabbé). <br />
<b>La sempre e totale gratuità è male</b>.<br />
Non solo per chi lavora ma anche per chi riceve, per chi va a questi eventi fuffa. <br />
<b>Come si può apprezzare la narrativa di qualità se si viene perennemente esposti a scrittori che, mi perdonino, spesso non hanno nulla da dire</b>? <br />
Raccontano la loro storia personale, le poesie che hanno scritto durante una notte di temporale come Snoopy (con tutto il rispetto per snoopy), il libro per ragazzi che hanno scritto senza aver mai letto Harry Potter ("è di massa, che skifo"). Ma è sempre tutto qui, non c'è un lavoro di scrittura vero dietro, un ragionamento, un progetto. <br />
E la persona che va a questi eventi crede che questa sia l'editoria, cultura.<br />
<br />
Una campagna come #ioleggoperché potrebbe fare la differenza se finalmente offrisse almeno eventi di <b>qualità certificata</b>. Sarebbe però un lavoro complesso, ma sopratutto significherebbe previlegiare alcuni editori a discapito di altri, come la EAP.<br />
Già <a href="http://scrittorincausa.blogspot.it/2012/12/editori-pagamento-piu-libri-piu-liberi.html" target="_blank">altre volte</a> erano state mosse critiche, ma nulla è mai stato fatto.<br />
E questo non va bene perché c'è chi come editore lavora meglio di altri e meriterebbe finalmente dei riconoscimenti per il prezioso lavoro di selezione/proposta che fanno.<br />
(parlo di editori che non chiedono contributi agli scrittori, editori che pagano i propri collaboratori, editori che tra i loro titoli non hanno solo "primi libri" di esordienti ingenui). <br />
<br />
<b>3.EBOOK</b><br />
Dopo la campagna <b>#unlibroèunlibro</b> ti aspetti che gli eBook finalmente siano usciti dall'ombra. E invece no. Sono stati dimenticati, ancora una volta.<br />
È difficile promuovere gli eBook perché in mano non hai niente, però non è impossibile.<br />
Tre anni fa ci erano riusciti al Salone del Libro di Torino: in collaborazione con <a href="http://www.bookrepublic.it/" target="_blank">BookRepublic</a> avevano distribuito dei coupon per ricevere degli eBook gratuiti. È stato uno dei modi con cui mi sono avvicinata agli eBook: all'epoca non avevo ancora l'eReader, però avevo curiosato molto volentieri sul sito e ho anche comprato qualche mese dopo.<br />
Qualche tempo fa ho conosciuto i ragazzi di <a href="http://www.natividigitaliedizioni.it/" target="_blank">Nativi Digitali Edizioni</a>: loro per vendere un eBook in fiera si sono inventati dei foglietti piegati che ricordano un mini-libricino. C'è una copertina, una breve descrizione del libro e un codice per poter scaricare il libro. Niente computer, niente carta di credito, comodissimo.<br />
Ci si poteva inventare qualcosa di simile per promuovere anche la lettura di eBook. <br />
<br />
<b>CONCLUSIONI</b><br />
In conclusione, ribadisco quello che altri hanno già detto. <br />
In sintesi: <b>riusciremo a portare avanti un progetto con continuità</b>? <br />
La paura di molti è che #ioleggoperché sia solo l'ennesimo mega-evento che tra un anno non ci ricorderemo più perché sarà stato scavalcato da un altro mega-evento. <br />
L'unica cosa di cui c'è bisogno è questa: <b>progettualità, continuità</b>.<br />
E invece anno dopo anno i tagli alla cultura/istruzione sono sempre più pesanti. E ci si può inventare tutti gli eventi fighi di questo mondo, ma se dietro non c'è qualcosa di solido sono tutti sforzi a vuoto. E il Mibac dovrebbe fare qualcosa in più di concreto invece che piazzare il suo logo un po' ovunque e dire "che bello leggere". Promuoviamola davvero questa lettura. <br />
<br />
C'è anche un altro tarlo nella mia testa.<br />
Si è inventata questa campagna per promuovere la lettura.<br />
Ribadisco il concetto che promuovere la lettura non è facile (leggete l'aneddoto divertente ne <a href="http://www.ilpost.it/mariofillioley/2015/03/30/ioleggoperche/" target="_blank">Il Post</a>).<br />
Promuovere la lettura però non significa che magicamente le vendite miglioreranno.<br />
Se io fossi un messaggero (mi sono mossa troppo tardi credo) mi piacerebbe dare quei libri a chi non ha la possibilità di comprare libri. Lavorando in biblioteca mi sono trovata spesso di fronte a queste realtà. Bambini "di seconda generazione" che amano leggere alla follia ma ovviamente non possiedono libri, ragazzi che non hanno i <i>Promessi Sposi</i>, adulti che leggono tanto perché sono senza lavoro da così tanto tempo che hanno riscoperto la lettura, i romanzi per svagarsi e la saggistica per imparare cose nuove.<br />
Ecco, queste persone come sono da considerare? Loro leggono, ma non comprano. <b> </b><br />
<b>Dare libri a chi in casa non ne ha proprio si può considerare promozione alla lettura? Può far parte degli obiettivi? Oppure l'obiettivo unico è promuovere la lettura per poi vendere?</b><br />
In fondo l'AIE è un'associazione di editori, che per vivere devono vendere.<br />
<br />
Comunque, come al solito, ci sono realtà (o meglio <i>persone</i>) che si danno da fare, partecipano, organizzeranno eventi: hanno accettato l'invito a partecipare con entusiasmo (un esempio? <a href="https://www.facebook.com/lafeltrinelli.como" target="_blank">La Feltrinelli di Como</a>, che già organizza eventi interessanti, cosa che non si può dire di altre feltrinelli) .<br />
E ci sono altre che se ne fregano.<br />
Qui si dovrebbe lavorare un po' sulla comunicazione tra <i>pezzi grossi</i> e <i>pezzi piccolissimi</i>. <br />
<br />
In ultimissimo, vorrei che quando si tireranno le somme di questa campagna, si valutino davvero tutti gli aspetti, si ascoltino le critiche e si guardi cosa non è andato bene. <br />La speranza è che non si concluda nell'ennesimo "<i>siamo stati tutti bravi</i>, <i>facciamoci un applauso</i>"<i> o con un "è stato molto bello, c'è ancora molto da fare e cmq w leggere</i>". <br />
<br />
Alcuni pareri interessanti che ho letto sull'argomento:<br />
<a href="http://www.internazionale.it/weekend/2015/04/11/nicola-lagioia-giro-italia-in-ottanta-librerie" target="_blank">Nicola La Gioia su Internazionale </a><br />
<a href="http://lalettricerampante.blogspot.it/2015/04/ioleggoperche-ecco-cosa-non-mi-convince.html?spref=tw" target="_blank">La lettrice rampante</a><br />
<a href="http://laleggivendola.blogspot.it/2015/04/ioleggoperche-editoria-e-cultura-dei.html" target="_blank">La Leggivendola </a><br />
<a href="http://bookblister.com/2015/02/09/io-leggo-perche-iniziative-delleditoria-ed-epic-fail/" target="_blank">Bookblister 1 </a><br />
<a href="http://bookblister.com/2015/03/24/23-aprile-ioleggoperche-ovvero-il-giorno-aggratis/" target="_blank">Bookblister 2</a><br />
<a href="http://www.laterza.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1584&catid=49:in-questione&Itemid=112" target="_blank">Giovanni Solimine </a><br />
<a href="http://www.laterza.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1580:ioleggoperche-se-manca-la-saggistica&catid=49:in-questione" target="_blank">Giuseppe Laterza</a><br />
<a href="http://www.ilpost.it/mariofillioley/2015/03/30/ioleggoperche/" target="_blank">Mario Fillioley su Il Post</a>Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-77224848691780675152015-04-08T18:34:00.000+02:002015-04-08T18:34:20.996+02:00Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa<span style="font-size: small;"><b>Storie di ragazzi che non hanno avuto paura di diventare grandi</b></span><br />
<br />
Non vi è mai capitato di essere compatiti da qualcuno più vecchio di voi, in genere cinquantenni/sessantenni, per il solo fatto di essere nati in questa epoca? <br />
<br />
A me è capitato più volte. Parenti, conoscenti, colleghi.<br />
Tutti rigorosamente al di là della famosa linea di salvezza. Ovvero pensionati o quasi.<br />
Non conto nemmeno più tutte quelle persone che in questi ultimi anni mi hanno guardata come si guarda un morto sul letto di morte. Frasi come "Mi dispiace, andrà meglio, coraggio" accompagnate da pacca sulla spalla e sguardo a terra, sconsolato. <br />
<br />
Da qui parte il libro di Mario Calabresi. Dallo scetticisimo e dallo scoraggiamento generale che i vecchi stanno passando ai giovani.<br />
Quando anche i liceali, che devono ancora iniziare a vivere, sentenziano che "Siamo nati nel tempo sbagliato" cosa si può rispondere?<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiw2lODIHE69DHipZxGQkaTAAUeJ1RxJMpQCqKit87DMlryn2NwKPt9hO1QdK9aNoFUN0vptALwBITtatymhxbOju2W2m_eY-_qr2pCiJgyz03bRkvU7HFbJNqb68KVZHIP3c4hiA7cPR8/s1600/lanostravitasarameravigliosa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiw2lODIHE69DHipZxGQkaTAAUeJ1RxJMpQCqKit87DMlryn2NwKPt9hO1QdK9aNoFUN0vptALwBITtatymhxbOju2W2m_eY-_qr2pCiJgyz03bRkvU7HFbJNqb68KVZHIP3c4hiA7cPR8/s1600/lanostravitasarameravigliosa.jpg" height="320" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa. <br />Mario Calabresi<br /><a href="https://instagram.com/altovolume/"><span style="font-size: xx-small;">©silviaschwa</span></a></td></tr>
</tbody></table>
<a name='more'></a>Mario Calabresi in questo libro va alla ricerca di ragazzi che non hanno avuto paura. Di crescere, di partire, di buttarsi.<br />
Leggere questo libro equivale a respirare aria sana finalmente.<br />
Ogni giorno ci stordiscono con catrastofi, sondaggi, statistiche al ribasso che anche il più coraggioso a volte tornerebbe sotto le coperte. Figuriamoci un ragazzo con un futuro traballante davanti. <br />
<br />
È vero, il mondo è cambiato. Non siamo più nei favolosi anni '60-'70-'80, quando tutti trovavano lavoro al volo, qui era tutta campagna e il cielo era sempre più blu. La vita è dura. Ma la soluzione è forse quella di autocompatirci e aspettare immobili il fantomatico cambiamento? E siamo sicuri che la vita non fosse già dura per qualcuno, anni fa?<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>«Oggi l'indignazione prevale sull'umorismo e sull'ironia.
Si pensa che la vita vera debba essere seria, debba avere la faccia
cupa, invece solo con la capacità di sorridere, di avere senso
dell'umorismo si possono cogliere degli elementi che non si potrebbero
neppure immaginare.»</i></blockquote>
La prima storia che ci racconta Mario Calabresi è quella di Gianluigi Rho e Mirella Capra.<br />
26 e 27 anni, freschi di una laurea in medicina partono per l' Africa per fondare il reparto maternità nell'ospedale di Matany, Uganda. Siamo nel 1970.<br />
<br />
Inutile dire che scelgono una strada dura. Sono giovani, pochi e alle prese con una realtà che diffida della scienza e preferisce le cure dello stregone.<br />
Molti, prima della partenza, provano a dissuaderli da questa scelta: la carriera, i figli e <i>una battaglia persa in partenza</i>.<br />
Eppure dopo le difficoltà iniziali le cose iniziano a funzionare. Tra le righe ci arriva l'entusiasmo di questi ragazzi che hanno lasciato tutto per un ideale, il loro. Le parole che usa Mirella sono un mantra che chi ha un desiderio, un obiettivo, un sogno e sta lavorando per realizzarlo, dovrebbe continuare a ripetersi. <br />
<blockquote class="tr_bq">
<i><b>«Non temete per noi: la nostra vita sarà meravigliosa, ne sono sicura.» </b></i></blockquote>
Quello che colpisce di questa storia è che le difficoltà ci sono. Sono tante e spesso portano scoramento, rabbia. Vedere tante vite spegnersi a causa di carestie e epidemie, non poter fare obiettivamente di più.<br />
Cos'è che li spinge ad andare avanti? <br />
Onestamente non lo saprei dire con esattezza perché questo era il loro sogno. Aiuta però guardare sempre avanti, contare le sconfitte e le vittorie, sperimentare e migliorare.<br />
Così si arriva ai primi ragazzi in bicicletta, i primi dottori, le mamme che fanno km e km pur di farsi visitare. <br />
Quella di Gigi e Mirella è una bellissima storia. Vera.<br />
Filo portante del libro che tra un capitolo e l'altro ci racconta anche di altri ragazzi.<br />
<br />
Di un ragazzo che dopo la terza media andò a lavorare con il padre nel mulino di famiglia. E ai suoi tempi non arriva la crisi, ma il progresso, che fa chiudere tutto. A lui viene detto "vai a fare il gommista". Con la terza media, a 18 anni, dove poteva andare?<br />
Lui però è un ragazzo attento, che ascolta e osserva. E decide di scommettere: su prodotti biologici e naturali come alternativa a quelli industriali. Inutile dire che vede lontano.<br />
Non c'è solo questo però. In questa storia c'è un ragazzo che ha passione, curiosità e che non si ferma mai. <br />
<br />
E poi ci sono tante altre storie, che s'intrecciano tra loro e che potrebbero essere le storie di tanti nostri amici, quelli che partono e chissà quando/se torneranno.<br />
<br />
Il libro che ha scritto Mario Calabresi è un bel libro. Storie non di ragazzi che "ce l'hanno fatta" ma di ragazzi che hanno fatto quel passo, sono andati oltre la linea della paura del futuro per realizzare se stessi. E non ce l'hanno fatta semplicemente perché non si arriva mai. Realizzare un sogno, un progetto, sta nel pianificarlo, viverlo e continuarlo, fino alla fine. <br />
<br />
Questo è un bel libro, leggero, veloce che dovrebbe leggere chi oggi vede solo quello che non c'è più. Un libro che ti mette voglia di fare, di esplorare.<br />
Un libro che dà voce (e corpo) a uno dei luoghi comuni più sottovalutati: nel mare ci sono tanti pesci. <br />
<blockquote class="tr_bq">
<b>«</b><i>Non inchiodatevi al tempo presente e al passato come se fossero le uniche certezze, ma immaginate il tempo futuro. Si è smarrito il concetto di futuro, quindi l'opportunità di poter trovare soluzioni innovative. È sbagliato pensare che le cose rimarrano così: guardate come sono cambiate in dieci anni e avrete la certezza che fra altri dieci il mondo sarà ancora diverso, e non sta scritto da nessuna parte che debba essere in peggio</i><b>.» </b></blockquote>
Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-30993143632718148842015-03-26T18:02:00.000+01:002015-03-26T18:02:39.906+01:00Caterina CertezzaC'è un signore scrittore che l'anno scorso era un totale sconosciuto, un signor Nessuno (quasi), uno dei tanti nomi appiccicati su quelle belle copertine bianche dell'Einaudi.<br />
Poi è arrivato, all'improvviso e inaspettato: il premio Nobel per la letteratura.<br />
<br />
È così che molti hanno conosciuto Patrick Modiano.<br />
E così anch'io.<br />
<br />
Sebbene i libri, i titoli, le quarte fossero affascinanti non ho giocato alla rincorsa dell'autore, allora. Per nessun motivo in particolare, anche se, dopo averlo comunque consigliato, mi era venuta una certa voglia di leggere questo scrittore.<br />
<br />
L'occasione si è presentata quando in una delle biblioteche dove riordino libri mi è capitato tra le mani <i>Catherine Certitude</i>, ovvero Caterina Certezza.<br />
Se non l'avete mai visto vi posso dire che si tratta di un libretto grande poco più di una spanna, carta lucida bianca, morbidissimo al tatto.<br />
<br />
Ho aperto questo libricino e mi sono imbattuta in questa pagina con un acquerello del bravissimo <a href="https://it.pinterest.com/weesgegroet/illustrations-jean-jacques-semp%C3%A9/">Jean-Jacques Sempé</a>:<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjl7yb27VS6evSCZKZFMFslqLYg044WOhLIfnXFMiCxL0iUO7Fm87_xovjOT3I_TDiAFie2-Gt6zhkFU_eBQwa7hbe9APLYIc3ufk_ya9r2y9q7ziQGqlxTMAQhbaMmwAyB-bUUpOj-nIY/s1600/CaterinaCertezza2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjl7yb27VS6evSCZKZFMFslqLYg044WOhLIfnXFMiCxL0iUO7Fm87_xovjOT3I_TDiAFie2-Gt6zhkFU_eBQwa7hbe9APLYIc3ufk_ya9r2y9q7ziQGqlxTMAQhbaMmwAyB-bUUpOj-nIY/s1600/CaterinaCertezza2.jpg" height="317" width="400" /></a></div>
<br />
E così mi è proprio venuta voglia di scoprire quale storia per bambini potesse aver scritto Patrick Modiano, premio nobel per la letteratura.<br />
<br />
<a name='more'></a><i>Caterina Certezza </i>è una storia dolcissima che racconta del rapporto tra un padre un po' goffo e una figlia piuttosto sveglia.<br />
È una storia accaduta tanto tempo fa, a Parigi, quando Caterina faceva danza e portava gli occhiali. Una storia che racconta la quotidianità di padre e figlia, lontani momentaneamente dalla madre emigrata a New York.<br />
Sono ricordi che fatti solo di momenti, come quando ricordiamo piccoli episodi accaduti talmente tanto tempo fa che come potremmo dire con certezza quando sono successi?<br />
Però sappiamo che ci sono stati.<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>Nei rari momenti in cui il suo socio, Monsieur Casterani, era assente, papà si metteva al centro della piattaforma della bilancia e se ne stava lì, immobile e silenzioso, con le mani in tasca e la testa inclinata. Fissava con uno sguardo pensoso il quadrante. La lancetta segnava, me lo ricordo benissimo, sessantasetta chili. Qualche volta mi diceva:</i><br />
<i>- Vieni anche tu Caterina?</i><br />
<i>Allora io salivo sulla bilancia. Restavamo lì, tutti e due, sentivo le mani di papà posate sulle mie spalle. Fermissini. Sembrava che stesimo in posa per l'obiettivo di un fotografo. Io mi ero tolta gli occhiali, e anche papà si era tolto i suoi. Intorno a noi tutto era morbido e nebbioso. Il tempo si era fermato. Stavamo bene. </i></blockquote>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigUAc7iOljO5fNV4uTxaEhT6SBeoSTna2TNYga7UeRE4CjGlMNWWPAMbr3qTqMVPxwaNWhtg8wt2pK6B6cm_rneLZohUVQWukG8Lebwxgr-A0yaelUFz6CGr74Gl72jkxhdIDbEcL8o8s/s1600/CaterinaCertezza1bis.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigUAc7iOljO5fNV4uTxaEhT6SBeoSTna2TNYga7UeRE4CjGlMNWWPAMbr3qTqMVPxwaNWhtg8wt2pK6B6cm_rneLZohUVQWukG8Lebwxgr-A0yaelUFz6CGr74Gl72jkxhdIDbEcL8o8s/s1600/CaterinaCertezza1bis.jpg" height="317" width="400" /> </a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Questa lunga citazione, estratta da pagina 10, esprime perfettamente il rapporto tra Caterina e il padre. Due personaggi che vivono nello stesso mondo vellutato, quasi privo di materialità, dove il tempo sembra potersi addirittura fermare e aspettarli. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Patrick Modiano (nella traduzione di <b>Maria Vidale</b>) è uno di quei narratori che per stile e parole sconfinano nella poesia a momenti, se non nella forma sicuramente nell'idea.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Leggere questo libro è come fare la stessa cosa che fa Caterina quando va a danza: togliere gli occhiali. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Una poesia accompagnata da illustrazioni meravigliose, in un perfetto accostamento tra scrittore e illustratore. Jean-Jacques Sempé con i suoi acquerelli rende perfettamente l'idea di questa storia: i colori chiari, certi disegni dalle forme appena abbozzate, il tutto ben impaginato. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Testo e illustrazioni si completano perfettamente.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEij13n1B7U0s5YQzh7lrLkJ9aQLDOE-e2mhrjDpb_aKYjrPJWIIbybB07LHV3TV4uKZSqNlGHbhqzw7UDwgXq_1yzcLGthSt5a1-nKRaunyzuKwteyEfBEvYQeYYeXlaEUW-vl4PUC28Fg/s1600/CaterinaCertezza3.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEij13n1B7U0s5YQzh7lrLkJ9aQLDOE-e2mhrjDpb_aKYjrPJWIIbybB07LHV3TV4uKZSqNlGHbhqzw7UDwgXq_1yzcLGthSt5a1-nKRaunyzuKwteyEfBEvYQeYYeXlaEUW-vl4PUC28Fg/s1600/CaterinaCertezza3.png" height="320" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<i>Caterina Certezza</i> è un piccolo gioiellino. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Dopo averlo letto diventa quasi obbligatorio andare a scoprire il grande autore che dev'essere Patrick Modiano. </div>
Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-89067297424651724772015-03-18T09:00:00.000+01:002015-03-18T09:00:04.881+01:00Leggere Infinite JestLeggere Infinite Jest è un impegno.<br />
<br />
Un impegno che è quasi un appuntamento, che hai fissato tanto tempo fa, con quella/quello che sembrava una persona interessante.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEij65oDLTeWgLnNXoUD2unX3NUezfPyzvksixVuitpf0HZhMzF71ey0i4VXBjpxH7uYLG2EBQYKhva9QDamohC-Oq4pYX6DgONbBd24PmYe-B_EvvzbXN96O_GyJVk8GwLfwuT-KBA601k/s1600/infinitejest_csilviaschwa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEij65oDLTeWgLnNXoUD2unX3NUezfPyzvksixVuitpf0HZhMzF71ey0i4VXBjpxH7uYLG2EBQYKhva9QDamohC-Oq4pYX6DgONbBd24PmYe-B_EvvzbXN96O_GyJVk8GwLfwuT-KBA601k/s1600/infinitejest_csilviaschwa.jpg" height="320" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><a href="https://instagram.com/p/zu1Tjik4vm/">©Silvia Schwa</a></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<a name='more'></a>E una volta arrivato all'appuntamento ti rendi conto che qui si tratta di una cosa seria. <br />Lo capisci dopo le prime parole, dopo le prime <i>righe,</i> che qui non hai davanti il solito libro dalla copertina ammiccante, il carattere <b>grosso</b>, la quarta di copertina sfacciata. <i>(Sfacciata perché ti ha già detto tutto: nomi, amori, finale che non finisce) </i><br /><br />
No.<br />
<br />
Leggere Infinite Jest è un appuntamento fisso, a intervalli irregolari. <br />
È una di quelle letture che sai che non sarà una sveltina e basta. Sarà una <i>cosa seria</i>, potrebbe andare avanti per mesi.<br />
Però tu già lo sapevi che sarebbe stato così. <br />Te l'avevano detto gli altri ma l'avevi comunque già capito da solo: tutte quelle parole, quelle note, quel non-spazio tra un paragrafo e l'altro. <br />
Eppure ci hai provato lo stesso. Ti sei preparato: una sedia comoda, gli occhiali, la penna, la matita. Ti sei lanciato in questa sfida prendendo in mano il libro con una sicurezza che non credevi di avere, tenendolo in grembo con grande delicatezza. E poi l'hai aperto, con la prima pagina tra le dita della mano sinistra, mentre la destra accarezza dolcemente il dorso delle restanti 999 pagine.<br />
<br />
Ed è stato proprio come dicevano. Impegnativo. Infinite Jest ti sorprende, ti stuzzica, ti ricorda perché ami leggere. E poi ti stende, proprio a te, lettore incallito: sei costretto a <i>rileggere</i>. Rileggere. Che forse ti è successo una o due volte, quando tentavi di leggere, guardare il telefime cucinare nello stesso momento.<br />
Comunque. Rileggere perché Infinite Jest non è come gli altri libri, no. Ti costringe a ritornare sui tuoi passi, a ponderare, a creare collegamenti per capire come finirà. <br />
<br />
Infinite Jest merita. Merita tempo, concentrazione, attenzione.<br />
Non è una sveltina, è una cosa seria.<br />
<br />
<br />
Questo è stato per me Infinite Jest dopo le prime 81 pagine.<br />
Necessariamente in pausa, fino a quando il libro non farà una cura dimagrante.<br />
<span style="font-size: x-small;"><br /></span>
<span style="font-size: x-small;">se siete interessati a partecipare al <a href="https://www.facebook.com/groups/gdl.scratchmade/">gruppo di lettura di Infinite Jest, lo trovate su facebook. </a></span>Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-33623255464088589342014-03-19T12:30:00.000+01:002014-03-19T12:30:02.068+01:00Libri senza stereotipi: è possibile?In questi giorni c'è e c'è stato flashmob molto interessante di cui ho parlato <a href="http://heykiddo.it/novita/flashbooksenzastereotipi/">qui</a>. <br />
Si chiama <i><b>Flashbook senza stereotipi</b></i>. <br />
In breve: è una sorta di risposta da parte del gruppo <a href="https://www.facebook.com/flashbook.italia?fref=ts">Flashbook-letture a ciel sereno </a>alle reazioni esagerate dei politici di fronte all'iniziativa di Camilla Seibezzi (portare <a href="http://topipittori.blogspot.it/2014/02/sulle-49-cosiddette-fiabe-gay.html?spref=fb">49 libri </a>in asili e scuole per insegnare ai bambini il prezioso valore della diversità).<br />
<br />
Forse ne avrete sentito parlare. I giornali hanno riportato la notizia con titoli tipo «49 fiabe gay negli asili dei NOSTRI figli!», alimentando la credenza che si stesse facendo propaganda omesessuale negli asili appunto: indottrinarli da piccoli per averli finocchi da grandi, furbi questi gay eh. <br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgb8N1W-smMtN2P4_9HVLehtyegH8KphVMwf2gDFgXsuAjxzA7jb4Ar7AM0yxmGWf-mIFkmA0XrgHc9_nro4AGUtI964SVSSN31ZnWg2RMm13kOAcPVU_HiYBuVS_hHOBd1csdgeANHvg/s1600/TYB-455892-4738664-uovo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgb8N1W-smMtN2P4_9HVLehtyegH8KphVMwf2gDFgXsuAjxzA7jb4Ar7AM0yxmGWf-mIFkmA0XrgHc9_nro4AGUtI964SVSSN31ZnWg2RMm13kOAcPVU_HiYBuVS_hHOBd1csdgeANHvg/s1600/TYB-455892-4738664-uovo.jpg" height="228" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Piccolo Uovo è perplesso.</td></tr>
</tbody></table>
Pensavo a questa faccenda dei libri <i>accusati </i>di essere gay (senza esser stati letti tra l'altro ne dai giornalisti ne dai politici, hanno altro da fare loro, roba importante).<br />
Chiunque sia un minimo appassionato di albi illustrati avrà reagito in due modi credo: ridendo o strabuzzando gli occhi. <br />
<br />
<a name='more'></a><br /><br />
Io ho prima riso, poi strabuzzato gli occhi quando ho letto che, beh, facevano/ fanno sul serio.<br />
<br />
Tra tutti i libri accusati "solo" 3 o 4 parlano effettivamente di gay, i libri del <a href="http://www.lostampatello.com/">Lo Stampatello</a> (di cui avevo già parlato <a href="http://adaltovolume.blogspot.it/2012/02/eliminate-quei-libri-censurare-le.html">QUI</a>). E lo fanno dal punto di vista del bambino. I bambini sono curiosi, fanno domande, vogliono sapere: così anche quelli nati in famiglie diverse. Se esistono libri che raccontano ai bambini di api e fiori e cicogne e chissà cos'altro, perché questi no?<br />
<br />
Gli altri libri invece hanno altre storie ma partono dallo stesso presupposto: rispetto della diversità.<br />
Oggi il diverso fa ancora paura?<br />
Si. E non sono io a dirlo: baste leggere/sentire i titoli dei giornali.<br />
<br />
Mi è capitato poi di vedere questo video, <b>Dear Future Mom</b>.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/Ju-q4OnBtNU?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />
Un video molto bello realizzato per il <b>21 marzo</b>, <b>Giornata Mondiale sulla sindrome di Down</b>.<br />
Uno degli intenti dichiarati è <b>diffondere una nuova cultura della diversità</b>.<br />
Siamo sempre qui: accettazione e rispetto della diversità nostra e altrui.<br />
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.iltrabiccolodeisogni.it/francesca/wp-content/uploads/2009/04/z01.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.iltrabiccolodeisogni.it/francesca/wp-content/uploads/2009/04/z01.jpg" height="320" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><a href="http://www.giunti.it/libri/bambini/nei-panni-di-zaff/">Zaff non vuole fare il principe, il meccanico o l'ingegnere. <br /> Lui vuole fare la principessa. </a></td></tr>
</tbody></table>
I libri che che sono stati selezionati per il progetto <i>Leggere senza stereotip</i>i vogliono arrivare a questo. Ma perché sono stati scelti questi e non altri?<br />
<br />
Per quella che è la mia -ristretta, lo riconosco- esperienza di lettrice di libri per l'infanzia.<br />
Nella maggior parte dei libri i bambini sono bianchi, con mamma & papà nel più classico stile Mulino Bianco, azzurri per bambini e rosa per le bambine.<br />
Non ci sono libri con protagonista un ragazzo down, un bambino sulla sedia a rotelle, con un handicap fisico di qualsiasi genere. O anche solo con un bambino color cioccolata: cioé ci sono ma nella maggior parte dei casi il bambino vive in un villaggio lontano ed è un selvaggio. O è un profugo.<br />
Per carità, va bene dar voce a queste storie: ci sono però bambini figli di immigrati che son nati qua, che parlano il dialetto, che seguono le assurde mode di tutti i ragazzi. Hanno il diritto di essere rappresentati nella loro quotidianità no?<br />
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.mammematerane.com/wp-content/uploads/2013/10/diverso-come-uguale_001.jpg?w=300" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.mammematerane.com/wp-content/uploads/2013/10/diverso-come-uguale_001.jpg?w=300" height="312" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Autistico, profugo, down, adottato, cieco, <br />sordo, musulmano, balbuziente. <br />Alla fine, che differenza fa?</td></tr>
</tbody></table>
Rendere normale la diversità significa creare una storia con un protagonista diverso.<br />
Senza però rendere tutta la storia diversa, costruita su misura. Esistono alcuni libri con protagonisti bambini con handicap...ma sono molto brutti, come se i bambini diversi dovessero avere storie diverse, fatte solo per loro.<br />
A volte mi domando cosa costi creare una banale storia d'amore, magari con il classico triangolo amoroso, dove la protagonista è sulla sedia a rotelle. Non proviamo forse tutti le stesse emozioni a 15 anni? E al di là del tuo patrimonio genetico, il cuore non prova le stesse emozioni degli altri?<br />
(scusate la banalità della frase, ma certa gente non ci arriva proprio).<br />
<br />
Libri per tutti (non "collane speciali" per favore) che rappresentino la realtà com'è effettivamente: tutti nelle nostre classi abbiamo avuto compagni diversi, per la situazione familiare, per le origini, per le capacità fisiche...perché non rappresentarli tutti nei libri?<br />
<br />
Credo che si possa e si debba partire dai libri, dalle storie.<br />
<b>È possibile sperare che in futuro libri di questi tipo possano nascere? Libri senza stereotipi?</b><br />
E senza che si creino le solite sterili ipocrite polemiche attorno.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.dvd.it/locandine/grande/298573.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.dvd.it/locandine/grande/298573.jpg" height="320" width="217" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span class="tcorpotesto">Lu è un lupetto che si ritrova a frequentare
una <br />scuola di porcellini dove tutti lo additano <br />come altro, come
diverso: <br />"fa un po' paura", "ha un'aria cattiva", <br />"secondo me puzza"...<a href="http://www.ibs.it/code/9788883621253/ramos-mario/segreto-lu.html">poi</a>...</span></td></tr>
</tbody></table>
Se conoscete altri libri che sono effettivamente così consigliatemeli pure. <br />
La bibliografia di flashbook la trovate <a href="https://docs.google.com/spreadsheet/ccc?key=0AuCvPvlw2ghtdG56Qld1NU1NYXJ5V19TdHg5ckhrX1E&usp=sharing#gid=0">qua</a> invece.Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-85040145826811336902014-03-13T09:00:00.000+01:002014-03-13T09:00:04.617+01:00Che fine fanno i best-seller?Sono ovunque.<br />
In libreria, al supermercato, all'autogrill, in televisione, sui giornali.<br />
<br />
Ne parlano tutti: è bello, è brutto, è una vergogna, questo tizio non sa scrivere, la gente che legge questa roba sta male. Etc.<br />
<br />
E sono così tanti che non sappiamo dove guardare per non vederli. In libreria sono sempre lì, nei primissini scaffali all'entrata, in bella vista: superscintillanti avvolti nelle loro sovracopertine color evidenziatore e ultra-lisce.<br />
<br />
Parlo dei <b>best-seller</b> ovviamente.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.direfarelamore.it/wp-content/20120309-173452.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.direfarelamore.it/wp-content/20120309-173452.jpg" height="320" width="239" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Conoscete il blog <a href="http://fascettanera.blogspot.it/">Facetta Nera</a> ?</td></tr>
</tbody></table>
<a name='more'></a><br />
Questi libri mi ricordano molto i "vip" che frequentano/vincono uno dei tanti reality show che impestano la tv: finché le telecamere sono accese li vediamo ovunque, una volta spente nessuno si ricorda nome-volto-ruolo. Era uno dei vincitori? Uno dei nominati? Un finalista? L'amante? Lo scemo? Il parente ritrovato?<br />
La stessa cosa accade ai libri.<br />
<b><br /></b>
<b>Spariti dagli scaffali della libreria, che fine fanno? </b><br />
Gli sfortunati libri che non hanno passato la prova vetrina, perché troppo poco ammiccanti/troppo grassi/troppo snob, hanno davanti a loro due strade.<br />
La prima è il macero: oggi sei un'opera intellettuale, domani aumenti il buco dell'ozono.<br />
La seconda è il magazzino: qualcuno si ricorderà prima o poi di te, libro. Forse.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<b>E gli altri?</b><br />
Ci sono libri fortunati che riescono a "sistemarsi": trovano un lettore e una libreria. Il lettore dopo aver letto il suo agognato best-seller lo lascerà in libreria per guardarlo ogni tanto e al libro rimarranno graziosi ricordi di loro due assieme.<br />
<br />
Questo nei casi fortunati.<br />
In quelli sfortunati il lettore si accorge di aver comprato una ciofeca. O si accorge di odiare leggere. O scopre che il suo calciatore preferito non è necessariamente anche un bravo scrittore. (Raramente invece succede che il lettore da best-seller diventi un <i>Lettore</i> e si vergogni quindi del suo passato)<br />
E cosa fa?<br />
Cerca di dimenticare, in diversi modi.<br />
Uno è lasciare il best-seller in un angolo e far finta che non esista.<br />
Un altro è regalarlo a quell'amico/nipote/conoscente che tanto ama leggere e sicuramente apprezzerà il libro del mancato lettore: se ha venduto così tanto gli dovrà piacere per forza! <br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
Poi un bel giorno arriva la Primavera: il bel tempo, il sole, l'aria e gli uccellini che cinguettano. E iniziano le grandi pulizie. Ed eccolo là: rispunta il best seller. Non più scintillante, dall'aria un po' abbattuta, con la sovracopertina sgualcita e scolorita. <br />
Che fare di questo reietto? Anzi, di questi reietti.<br />
Perché il best-seller si è accorto di essere in bella compagnia: c'è quello consigliato da quel presentatore tv, quell'altro presentato da un politico importante ora decaduto e quell'altro ancora che è la biografia non richiesta della soubrette degli anni '80.<br />
Che farne?<br />
Pensa e ripensa arriva la risposta: la biblioteca.<br />
<br />
Risolto il caso, presi i soliti due piccioni con una fava. Uno libera posto in casa e fa pure una buona azione. Cioè, crede di fare una buona azione.<br />
Si perché il lettore mancato non sa, o non ci arriva, che la biblioteca non è una discarica di libri, ne un orfanotrofio di libri ne altro.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.idmcsrl.com/wp3/media/mondolibri.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="http://www.idmcsrl.com/wp3/media/mondolibri.png" height="100" width="200" /></a></div>
Di quei best-seller che il lettore mancato "dona" con quei 5-10 anni di ritardo, la biblioteca può anche farne a meno. Perché passato il momento clou, che dura da 1 anno a 1 anno e mezzo, quel best-seller non se lo fila più nessuno: occupa solo spazio. E quel saggio che all'epoca costava un sacco di soldi e che non interessava a nessuno invece continua ad uscire, perché c'è chi studia, c'è chi s'interessa in modo più approfondito di un argomento, c'è quel -maledetto- presentatore tv che lo riscopre e lo ripropone.<br />
Il vostro best-seller comprato da Mondolibri, per favore, continuate ad usarlo per non far traballare il letto.<br />
Altrimenti poi tocca all'ultima ruota del carro stipare quei maledetti best-seller in pesanti scatoloni, da portare in soffitta.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://firmatorm.altervista.org/wp-content/uploads/2012/07/10-libri-pi%C3%B9-letti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://firmatorm.altervista.org/wp-content/uploads/2012/07/10-libri-pi%C3%B9-letti.jpg" height="320" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Mai nessuno che doni Harry Potter o LOTR!</td></tr>
</tbody></table>
Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-32613341048940612632014-03-11T09:00:00.000+01:002014-03-11T09:00:10.762+01:00Letture insipideHo letto tre libri da cui mi aspettavo di più.<br />
<br />
<i>Io che amo solo te</i>, Luca Bianchini<br />
<i>Una barca nel bosco</i>, Paola Mastrocola<br />
<i>Percy Jackson e gli dei dell'olimpo - Il ladro di Fulmini</i>, Rick Riordan<br />
<br />
Il punto è : quando ti presentano un libro dicendoti "<b>Leggilo, è proprio bello!</b>", fino a che punto fidarsi?<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
<a href="http://popup.vanityfair.it/files/2013/04/cop_bianchini_OK1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://popup.vanityfair.it/files/2013/04/cop_bianchini_OK1.jpg" height="320" width="214" /></a>Il libro di <b>Luca Bianchini</b> l'ho letto perché in molti mi hanno parlato bene di lui come scrittore/giornalista/conduttore radio. Ho voluto provare a leggere qualcosa di suo, ma non è proprio il mio genere.<br />
Del suo libro, della storia non mi è rimasto niente.<br />
È uno di quei libri dove non succede niente di eccezionale, dove si racconta una storia semplice, la normale quotidianità di un evento speciale, il matrimonio.<br />
I protagonisti li ho trovati molto stereotipati all'inizio, tutti calati a perfezione nei loro ruoli: la sposa, lo sposo titubante, la sorella della sposa, la madre della sposa, la suocera, i parenti, i vicini di casa. Nella prima parte del libro è come se i personaggi non avessero nomi, tutti recitano la loro particina agli occhi degli altri. Nel finale invece c'è una piccola rivelazione, ti accorgi che dietro ai loro ruoli qualcosa c'è, ognuno di loro ha qualcosa da raccontare e ha bisogno di essere ascoltato.<br />
Al di là di questo però ho trovato la storia lenta e noiosa, non è riuscita ad appassionarmi: non fa per me.<br />
Lo consiglierei però a chi ama le storie leggere, quelle che non danno tanto da pensare: storie che filano via silenziose e tranquille.<br />
Su anobii avrei dato 3 stelline se non fosse stato per il capitolo finale, che non conclude la storia. <br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://unabarcanelbosco.files.wordpress.com/2009/01/libro1.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="http://unabarcanelbosco.files.wordpress.com/2009/01/libro1.png" height="320" width="218" /></a></div>
<b>Una barca nel bosco</b>, Paola Mastrocola: letto per il gruppo di lettura.<br />
Altro libro che ho trovato molto noioso. Un libro dove non succede niente.<br />
In breve: è la storia di Gaspare che si trasferisce dalla sua isoletta sperduta (il nome dell'isola non viene mai detto) nella grigia Torino per frequentare il liceo.<br />
E dal liceo fin ben oltre l'università Gaspare ci racconta la sua "emozionante" vita da pesce fuor d'acqua o, come recita il titolo, da barca nel bosco. <br />
Il tono con cui è scritto vuole essere simpatico, scritto nel linguaggio giovanile...ovvero come gli adulti credono che parlino i giovani (cosa c'è di peggio di un adulto che si figne giovane?). <br />
All'inizio il libro è divertente, solo che dopo è quasi stancante leggere le vicende di Gaspare, perché non è credibile. È vero a scuola esistono i fighi e i disadattati, ma questo protagonista lo è troppo, così come è troppo ingenuo, al limite della stupidità. È una specie di romanzo di formazione dove il protagonista non si forma: si limita a seguire la corrente, a fare di tutto per adeguarsi agli altri. È un protaginista senza carattere, dalla prima all'ultima pagina, tanto che ti verrebbe voglia di entrare nel romanzo e dargli una bella strigliata. E anche leggendo il finale non cambi idea, io almeno non l'ho cambiata semplicemente perché non c'è differenza tra <i>prima</i> e <i>dopo</i>: non ti accorgi che qualcosa nella vita di Gaspare è cambiato. Lui non ce lo dice, ma noi lettori non sospettiamo nemmeno che sia successo perché lui è sempre il solito inetto.<br />
Una parola anche sul mondo della scuola rappresentato dalla Mastrocola: estremizzata. Forse è il punto di vista di Gaspare quello proposto, però non ho potuto fare a meno di pensare alla visione di un'insegnante disilluso. E la Mastrocola è stata professoressa (non so se lo sia ancora). C'è astio e amarezza nella rappresentazione di liceo, professori, università; sembra che ci voglia dire una sola cosa: niente si può salvare. E io come ex-studentessa posso anche essere d'accordo sulla decadenza del sistema scolastico però so per certo che ci sono insegnanti che credono ancora nel loro lavoro. Quindi non mi è piaciuto questo pessimisimo cosmico, sopratutto nel finale dove Gaspare conclude che ognuno di noi dovrebbe fare il lavoro del padre e basta.<br />
La denuncia della Mastrocola è dura, forte, ma credo che poteva essere raccontata meglio.<br />
Non consiglio questo libro, sopratutto non lo consiglierò ai ragazzi: esistono storie di formazione di gran lunga più belle. E forse è anche perché amo questo tipo di letture, dove i protagonisti sono ragazzi (GA/YA), che non ho digerito questo libro.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://pad.mymovies.it/cinemanews/2010/32001/libro.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://pad.mymovies.it/cinemanews/2010/32001/libro.jpg" height="320" width="214" /></a></div>
<b>Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo - Il ladro di Fulmini</b>.<br />
Era da tempo che volevo leggere questa saga: tutti i ragazzi ne vanno matti. In biblioteca me lo chiedono in continuo, quasi al pari di <i>Diario di una schiappa</i>.<br />
È una storia ambientata ai giorni nostri dove però gli dei esistono ancora.<br />
Zeus e soci si adattano ad ogni epoca e l'Olimpo è mobile: si muove nel cuore della civiltà dell'epoca, in questo caso l'America. Se cercate gli dei li trovate al 600° piano dell'Empire State Building di New York. <br />
Il libro è carino, niente di più. Piace ai ragazzi perché il protagonista è ovviamente un diverso, un ribelle: cacciato da 6 scuole, Percy Jackson, 12enne, soffre di deficit dell'attenzione ed è iperattivo. Allo stesso tempo però è un ragazzo generoso che difende sempre i suoi amici dai bulli, motivo per cui finisce spesso nei guai. Presto scopre di essere un semidio: sua madre, sposata con un puzzone di nome Gabe, un tempo si è unita a un dio potente e questo è il motivo di tutti i suoi problemi a scuola. I disturbi che ha sono dovuti al fatto che lui è nato per battersi con mostri che hanno iniziato a cercarlo ora che i suoi poteri sono diventati più evidenti. <br />
Nel primo libro c'è la sua prima impresa: recuperare la folgore rubata a Zeus. In mezzo ovviamente altri personaggi, altri dei, altre avventure.<br />
Non è stata proprio una lettura insipida. Più volte però il mio pensiero è corso a Harry Potter. I paragoni non si dovrebbero fare però è stato inevitabile: Percy è un ragazzino <i>diverso</i> nel mondo normale, poi scopre speciale; ha due amici con cui compie l'impresa: un satiro, imbranato ma coraggioso, e una ragazza, intelligente e decisa; la prima impresa si rivela essere qualcosa di più grosso: c'è un nemico molto pericoloso, che trama per sovvertire l'ordine degli dei, un nemico ancora più terribile di Ade, un nemico che sicuramente tornerà nei prossimi libri.<br />
Somiglianze a parte, inevitabili forse quando si scrive una storia per ragazzi, è stata la scrittura che ho mal digerito. <b>Rick Riordan</b> ha un modo di scrivere molto semplice, immediato e cerca la battuta facile, oltre a tutto ciò i titoli sono di una banalità sorprendente: tutti in prima persona, al presente, tipo "incendio un autobus" (e poi effettivamente lo incendia, e la suspense dov'è?) o "combatto con mio cugino", bruciando sempre ogni tua aspettativa. . È molto <i>americano</i>: molte situazioni hanno un qualcosa di già visto, l'esito di certe vicende è spesso scontato, i protagonisti sembrano usciti fuori da un telefim piuttosto che da un libro per ragazzi. Non c'è quella magia che aleggiava in ogni parola di Harry Potter, anzi: è tutto attualizzato, gli dei sembrano essere un gruppo ricconi annoiati con un sacco di tempo libero. C'è poca magia, poco mito, a parte i mostri e qualche effetto speciale messo lì apposta per far da scenografia.<br />
Insomma, Percy Jackson poteva essere molto meglio per me. Capisco però perché piace: semplice, diretto, avventuroso al punto giusto.<br />
Lo consiglierei? Ni. <br />
<br />
<br />Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-60195341193690668362014-02-20T09:00:00.000+01:002014-02-20T09:00:12.418+01:00Insegnare l'economia ai bambini<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8GVUYMoF8rpwfs1heyS3eppbsP5qoKt_ydtknO4ypa_GEs8MmenkGgUnFrIj1sdSDTcVQjvlLOnbD-kRU3hmQNJreB3JSchwxSiQMnRHcEI1Zbe4wp7tGYBcPjIWdwGsJVTP-Wa5y6r0/s1600/torta_2.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8GVUYMoF8rpwfs1heyS3eppbsP5qoKt_ydtknO4ypa_GEs8MmenkGgUnFrIj1sdSDTcVQjvlLOnbD-kRU3hmQNJreB3JSchwxSiQMnRHcEI1Zbe4wp7tGYBcPjIWdwGsJVTP-Wa5y6r0/s1600/torta_2.jpg" height="320" width="320" /></a></div>
Quando andavo alle medie, tanti anni fa, una volta vennero delle persone a fare un laboratorio.<br />
Non ricordo chi fossero e come si chiamasse il laboratorio, ma è un episodio che mi è rimasto impresso.<br />
<br />
In questo laboratorio la ragazza, senza spiegarci nulla, ci aveva messo davanti alla cartina e ci aveva fatto dividere in 5 continenti all'incirca.<br />
Noi, da ragazzini, senza sapere nulla, facemmo a gara per scegliere il continente più grande: Asia, Africa, America Latina.<br />
Poi, la ragazza ci fece fare dei lavoretti a mano, cose semplici ma non troppo, dovevamo metterci comunque attenzione.<br />
<br />
Alla fine della lezione ci disse "Bravi, adesso vi meritate un premio: ho una bella torta e la divideremo!".<br />
E sotto i nostri occhi contrariati diede 1/4 abbondante di torta ai due bambini che facevano gli U.S.A e un'altro 1/4 (sempre abbondante) a quello dell'Europa. Quel che rimaneva della torta venne suddivisa in tre parti: all'Asia (gruppo in cui mi ero messa io) toccò una fetta un poco più grande di quella che spettò a Africa e America Latina.<br />
Proteste.<br />
"Ma noi siamo di più! E abbiamo anche finito prima!"<br />
"Come facciamo a dividere per cinque questa fettina?"<br />
"Però non è giusto, perché lui (Europa) ne ha di più ed è anche da solo! Non vale!".<br />
<br />
E la ragazza:"Avete ragione, però questo era quello che volevo mostrarvi: come funziona l'economia."<br />
<a name='more'></a><br />
Il libro di Federico Rampini, <i>Banchieri</i>, invita a questo in sostanza.<br />
Sia all'inizio che alla fine il suo mantra è: «<b>Insegnate l'economia ai bambini</b>». <br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>Insegnare l'economia ai bambini perché da adulti non siano prede inermi della speculazione, o vittime di politici demagoghi che vendono ricette miracolistiche, ciarlatani dalle soluzioni facili. (...)</i><br />
<i><br /></i>
<i>Le imprese investono miliardi nel marketing per insegnare ai loro manager come vendere; è ora di formare i consumatori perché siano meno manipolabili.</i></blockquote>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://ecx.images-amazon.com/images/I/41dcDTpAfwL._SY445_.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="http://ecx.images-amazon.com/images/I/41dcDTpAfwL._SY445_.jpg" height="320" width="231" /></a></div>
Il libro ripercorre questi ultimi 5 anni, gli anni della crisi.<br />
Federico Rampini ci racconta come è nata, come si è sviluppata e perché l'America ne sta uscendo e noi no. È un libro per una lettura mediamente impegnativa: i capitoli sono molto brevi e la scrittura di Rampini è scorrevole, però i temi trattati sono complessi, ad esempio quando si fa esplicito riferimento a economisti del passato e moderni, alle varie correnti di pensiero...ecco, lì un po' si arranca.<br />
Non avendo una grande conoscenza di questo argomento ho faticato a capire fino in fondo certi termini (ho cercato sul dizionario o su wikipedia), però proprio per questo ho voluto leggerlo.<br />
<br />
Quando in televisione o sui giornali si parla di economia e politica (sempre nello stesso servizio) ho sempre fatto fatica a capire perché una soluzione economica fosse migliore/peggiore dell'altra, perché alcuni fossero critici o meno con la politica dell'austerity etc. Faccio fatica perché non ho mai studiato economia se non in un corso della durata di un semestre all'università. E faccio fatica perché ho poco interesse, mi sembra che la maggior parte delle volte tutto quello di cui si parla non mi riguardi direttamente.<br />
Federico Rampini nel suo libro parla di questo, di come sia stato possibile che la crisi ci travolgesse tutti: ignoranza. Famiglie di consumatori che si sono lasciati convincere a firmare per la loro rovina, cittadini disinteressati e ignoranti che credono che i massimi sistemi non li riguardino.<br />
<br />
<b>Posso essere sincera?</b><br />
Di tutto quello che ho letto mi sono rimasti alcuni concetti. I nomi, i ruoli, i ladri, i tramini vari il mio cervello li ha lasciati andare: sono così tanti che ci vorrebbe una seconda e una terza rilettura.<br />
Alcune idee di fondo però sono rimaste. Ad esempio che ai veri colpevoli della crisi, del gioco d'azzardo sulla nostra pelle, non è successo niente: sono più forti e più ricchi di prima. Perché? Perché non esistono leggi per poter condannare quello che hanno fatto.<br />
Mi è rimasto che a Obama se gli son venuti i capelli grigi c'è un perché: sta tentando di combattere i veri poteri forti, le banche, che hanno i loro rappresentati nei Repubblicani e anche nei Democratici.<br />
<br />
Mi sono rimaste tante altre cose, tra cui il motto di Rampini: insegnare l'economia ai bambini.<br />
Sono però del parere che prima di insegnarla ai bambini la si dovrebbe insegnare agli adulti. Corsi aperti a tutti dove si spiega come funziona il sistema economico:<b> dove finisce il nostro denaro?</b><br />
Insegnare l'economia ai bambini è importante, ma credo che se si dessero delle basi solide in tutte le materie non sarebbe così necessario e prioritario. <br />
A volte mi pare che ogni specialista della propria materia sia così preso dalla passione, dall'amore e dall'importanza che dà a questa, tanto da ritenerla essenziale e superiore alle altre. <br />
È importante sapere come funziona il sistema, ma <b>sono convinta che se si spingessero i bambini ad affinare curiosità, osservazione, spirito critico sarebbero poi loro stessi a cercare informazioni, a voler sapere.</b><br />
<br />
Banchieri, in definitiva, è un libro che consiglierei a chi ha voglia di capirne di più sulla situazione economico-politica di questo momento: come siamo arrivati e dove stiamo andando. Non è difficile, ma, ecco, non è il libro da leggere prima di addormentarsi a letto. <b> </b>Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-44573334510552724292014-02-10T14:00:00.000+01:002014-02-10T14:00:05.667+01:00L'ultimo ballo di Charlot, Fabio StassiEcco uno di quei libri che una volta finiti ti viene l'irrefrenabile voglia di chiamare l'autore per ringraziarlo di aver scritto una storia così meravigliosa.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi93w2w-fufR7J7n7AMQCRq3cbuFQJTuWlxwTM8NQBxyG1u7JlbR3nKfB4Eu9p_Uks-QDmAJQ2jEM4LcGabVAyQUl2QcL4RE1yxDMC4iOcsvM3s8BBGjg_iE_oWnPGsOfeS2rcWcL9zZcM/s1600/ultimo-ballo-charlot.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi93w2w-fufR7J7n7AMQCRq3cbuFQJTuWlxwTM8NQBxyG1u7JlbR3nKfB4Eu9p_Uks-QDmAJQ2jEM4LcGabVAyQUl2QcL4RE1yxDMC4iOcsvM3s8BBGjg_iE_oWnPGsOfeS2rcWcL9zZcM/s1600/ultimo-ballo-charlot.jpg" height="320" width="205" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'ultimo ballo di Charlot, <br />
Fabio Stassi, Sellerio, 2012</td></tr>
</tbody></table>
<b>Di cosa parla?</b><br />
È una ricostruzione verosimile della vita di Charlot, o meglio di quei buchi nella sua vita dove <i>si suppone</i>. Una storia che è un intreccio tra reale e immaginato di uno dei più grandi personaggi del '900. <br />
<br />
<a name='more'></a>Non conosco e non conoscevo bene questa figura.<br />
Come molti ho visto alcuni suoi film, ma con lo spirito del <i>tanto per</i>.<br />
Ci sono opere, attori, scrittori, registi etc che sono talmente "ingombranti" che non conoscerli almeno in minima parte ti fa sentire colpevole. <br />
Ecco Charlie Chaplin per me è uno di questi. <br />
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Mi sono avvicinata a questo libro con curiosità: tutti hanno parlato molto bene del Charlot di <b>Fabio Stassi</b>. Il libro ha superato la selezione del <a href="http://www.premiocampiello.org/">Premio Campiello</a> (non che per me conti molto il premio in sé), ma ancor prima di questo è diventato caso editoriale al Salone di Francoforte perché gli editori stranieri ne hanno acquistato i diritti.<br />
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Anch'io una volta finito il libro sono rimasta conquistata da questo autore, dal suo personaggio e dalla sua scrittura.<br />
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La storia racconta i vagabondaggi di Charlie Chaplin per le strade, prima in Inghilterra e poi in America, e di tutti i personaggi che incontra, i mestieri che fa, le storie che scopre. Questa parte del libro è molto bella perché Fabio Stassi entra perfettamente nel personaggio di Charlot, o almeno te lo fa credere: leggendo ti pare di sentire proprio lui parlare. Forse perché quello che fa, le azioni che compie, le battute che dice sono perfettamenti coerenti con il personaggio che anche noi conosciamo.<br />
<br />
Io non so quanto ci sia di vero nella storia, quanto sia basato su indizi e quanto invece sia stato creato da zero da Fabio Stassi. So che però mi importa poco. La storia raccontata è bella, leggendo è come essere il compagno silenzioso di Charlie, poco importa che di cognome faccia Chaplin: lui racconta e noi siamo lì, in attesa della prossima avventura in treno, nel circo, in tipografia, in una palestra di boxe, a Los Angeles...<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNGJbSAHIqBqUnYa5-Xv_dFa0TSGxo1nxWqJ_c6Ytu1lLCp3LLAeh5StJbWCoEeOB_zZwGAjzePYDmZ6sE2oFT181rv9pFZ2y8IdnoEp8h5FK_BjD0VNMooNzBWpBF4-f_MIuh-oNFsv4/s1600/ultimo-ballo-charlot.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNGJbSAHIqBqUnYa5-Xv_dFa0TSGxo1nxWqJ_c6Ytu1lLCp3LLAeh5StJbWCoEeOB_zZwGAjzePYDmZ6sE2oFT181rv9pFZ2y8IdnoEp8h5FK_BjD0VNMooNzBWpBF4-f_MIuh-oNFsv4/s1600/ultimo-ballo-charlot.jpg" height="158" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>era molto più che leggere: io smontavo i libri e li rimontavo.</i></td></tr>
</tbody></table>
E quello che non mi aspettavo da questa storia è che ci fosse un cerchio che si chiude. Un po' forzato, ma appagante: gli estremi di due fili che si ricongiungono dopo molto tempo.<br />
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L'unica parte che non mi ha convinta fino in fondo è stato l'espediente della morte, anche se nel finale tutto, di nuovo, si spiega. <br />
<br />
Questo è un bel libro che mi sentirei di consigliare a tutti, perché non si rimane delusi.<br />
Per leggere come potrebbe essere nato Charlot, o comunque per leggere una bella storia, delicata e a tratti malinconica.<br />
È uno di quei libri che una volta finiti ti rimane quella dolce sensazione che a questo mondo c'è ancora posto per i sogni e per le persone gentili. <br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSq72jKoFBnpJNCgeLAbjCt1y8irp-iYSJDs8JyrYg9hglhMbCdWF_Ig01jwl2MJuhSzMbr3v5A-6Zkay9N56su1BO4i-LK530BCbABaqwUVmdeAP1Q0s-acUnR0j3O9BpHnjpsOzLWvM/s1600/charlie-chaplin-charlot.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSq72jKoFBnpJNCgeLAbjCt1y8irp-iYSJDs8JyrYg9hglhMbCdWF_Ig01jwl2MJuhSzMbr3v5A-6Zkay9N56su1BO4i-LK530BCbABaqwUVmdeAP1Q0s-acUnR0j3O9BpHnjpsOzLWvM/s1600/charlie-chaplin-charlot.jpg" height="147" width="400" /></a></div>
Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2703272884730476780.post-88496687369379404892014-02-04T15:23:00.002+01:002014-02-04T15:28:05.088+01:00Detrazioni per chi legge nel 2014? La solita beffa<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://25.media.tumblr.com/3414d6306120e97c8ee77ce8f7758cd8/tumblr_mg0etboFCy1qfwtu0o1_500.png" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://25.media.tumblr.com/3414d6306120e97c8ee77ce8f7758cd8/tumblr_mg0etboFCy1qfwtu0o1_500.png" height="320" width="265" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><a href="http://quirkbooks.tumblr.com/post/39485245319/null">Fonte</a></td></tr>
</tbody></table>
Ho letto proprio poco fa <a href="http://www.bibliocartina.it/credito-dimposta-del-19-via-la-detrazione-per-i-lettori-buono-sconto-per-gli-studenti-laiuto-concreto-anti-amazon-ai-librai/">questa</a> spiacevole notizia, o meglio: l'aggiornamento sulla famosa detrazione fiscale che ci aveva resi tanto felici a dicembre.<br />
<br />
Il popolo dei lettori aspettava da tempo la normativa per poter accedere alla famosa detrazione del 19%, di cui si sapeva solo che sarebbero stati 1000€ per libri scolastici e 1000€ per i libri, per un tetto massimo di 2000€ a persona.<br />
Ecco, cancellate tutto (e ringraziate Marco Causi).<br />
<br />
Si trattava dell'ennesimo<b> slogan</b> per dare il momentaneo contentino, per dire "<i>guardate, stiamo facendo qualcosa, ci stiamo pensando! A noi la cultura importa</i>"<br />
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Una volta aperti gli occhi si è scoperto che si poteva fare ben poco.<br />
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<a name='more'></a><br />
In poche parole:<br />
<ul>
<li>Ci sarà solo un buono riservato solo agli studenti delle <b>scuole superiori</b>;</li>
<li>l'ammontare del buono sarà stabilito dal ministero dell'Istruzione e dello Sviluppo economico;</li>
<li>Il buono (uno a studente) permetterà uno sconto del<b> 19%</b> sull'acquisto di <b>libri scolastici</b>;</li>
<li>i libri potranno essere acquistati <b>solo</b> nelle librerie fisiche, non in quelle virtuali;</li>
<li>tuttavia le librerie dovranno prima fare richiesta per poter aderire all'iniziativa e ricevere quello che è già stato chiamato <i>bonus librai</i>.</li>
</ul>
Allora.<br />
Premetto la solita frase politicamente corretta <i>meglio di niente</i>.<br />
Al momento però sono piuttosto incattivita e piena di dubbi.<br />
<br />
<b>Non si doveva favorire la lettura?</b><br />
Questo cambiamento drastico dal progetto iniziale favorisce solo le <b>librerie fisiche</b> e questo è un grosso sbaglio perché dà alle persone la percezione <b>errata</b> che i librai siano diventati l'ennesima casta (basta vedere i <a href="http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-02-04/con-tratto-penna-bonus-libri-e-diventato-bonus-librai-094151.shtml?uuid=ABZASLu">commenti </a>per farsi un'idea). Il bonus dovrebbe essere dato ai cittadini, agli studenti, e poi dovrebbero decidere loro (o meglio, le famiglie) dove spenderlo. <br />
<br />
<b>Le librerie virtuali</b><br />
Avevo detto qualche tempo fa che io <a href="http://adaltovolume.blogspot.it/2013/12/perche-non-comprero-piu-su-amazon.html">non comprerò</a> più su amazon.<br />
Detto questo sono sempre assolutamente contro questo tipo di legiferazione. Non esiste solo Amazon come libreria virtuale e oltretutto <b>una persona deve essere libera di acquistare i libri in qualsiasi luogo voglia</b>: se la gente vuole comprare su Amazon, che compri su Amazon. <br />
E se nel raggio di 40 km non esiste una libreria è abbastanza ovvio (e comodo) ricorrere al negozio on-line.<br />
Questa clausola accresce l'idea dei librai come <i>casta</i>, come <i>specie da salvare</i>, quando invece quella del libraio è una professione che deve necessariamente cambiare (così come la maggior parte delle professioni culturali). Se proprio si vogliono aiutare le librerie fisiche si faccia un progetto serio.<br />
<br />
<b>Ebook</b><br />
Stando ad alcuni articoli sono inclusi i testi digitali.<br />
Sbaglio o in libreria non si vendono testi digitali?<br />
Io fino ho comprato ebook solo on-line, per comodità e perché non ho mai trovato librerie che facessero questo servizio: principalmente perché è comodo farlo a casa o tramite lo store cui sei eventualmente collegato con l'ereader.<br />
<br />
<b>Libri scolastici</b><br />
Ho trovato notizie contrastanti, ma pare proprio che i ragazzi potranno acquistare solo testi scolastici e/o universitari (ma se vanno alle superiori perché dovrebbero comprare libri universitari?). <br />
Non credo che serva alcun commento: è proprio un bellissimo incentivo alla lettura. Tutti noi nel tempo libero per svagarci ci leggiamo <i>economia aziendale 2/grammatica latina per principianti/ Corso d'inglese 3</i>.<br />
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<b>Libri scolastici 2</b><br />
Pur volendo favorire le librerie, esattamente: come l'acquisto di libri scolastici con il bonus può favorirle? Tante librerie non fanno questo servizio, lo lasciano alle cartolerie, cartolibrerie e supermercati. <br />
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<b>Servirà a qualcosa?</b><br />
Andiamo oltre quel <i>meglio di niente</i>.<br />
Quello che nelle intenzioni doveva essere un incentivo alla lettura, si è tradotto in un mero buono sconto sull'acquisto di libri scolastici.<br />
Presentato così a me sinceramente pare un po' inutile. Cambia pochissimo per uno studente lettore. Oltretutto senza la cornice in cui era nata l'iniziativa (incentivare la lettura) dà proprio l'idea del contentino, della toppa che non compre tutto il buco, anzi.<br />
Inoltre sembra che l'accesso al bonus sarà regolato in base all'ISEE.<br />
<br />
Comunque l'acquisto di questi libri è già da fare, è obbligatorio.<br />
Non è un incentivo a leggere di più sapere che il tuo testo di letteratura italiana l'hai pagato meno. Certo aiuti la famiglia, ma non invogli a leggere. <br />
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<b>I soliti slogan</b><br />
Mi domando perché i governi amino fare questi proclami a gran voce, alimentando le speranze e i sogni di tutti, senza prima informarsi sull'effettiva realizzazione di quello che dicono. È così difficile evitare di parlare a caso?<br />
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Ci avevano promesso detrazioni fiscali del 19% su un massimo di 1000€ sui libri di lettura e di 1000€ sugli scolastici, per tutti, con libri da acquistare in qualsiasi luogo.<br />
Invece ci si ritrova con un buono sconto di 19% per soli studenti delle superiori, in base al reddito e per libri scolastici da comprare solo nelle librerie convenzionate.<br />
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<br />
<i><b>Nota</b>: Le notizie sono frammentate, purtroppo stanno uscendo ora parecchi articoli, dove in ognuno si dice qualcosa di diverso: ho estrapolato i punti comuni, quindi quelli in teoria sicuri. <br />Quel che è certo è che il testo non è molto chiaro e in più punti ci sono ambiguità (es. <a href="http://www.affaritaliani.it/libri-editori/il-presidente-dei-librai-contro-l-emendamento-al-bonus-fiscale-sui-libri.html">librerie virtuali</a>). Nel caso qualcosa fosse errato, chiedo scusa, correggerò al più presto.</i><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://sphotos-a.xx.fbcdn.net/hphotos-ash4/487758_167918923356748_1045593405_n.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://sphotos-a.xx.fbcdn.net/hphotos-ash4/487758_167918923356748_1045593405_n.png" width="274" /></a></div>
Silviahttp://www.blogger.com/profile/04522085998858288221noreply@blogger.com6