sabato 15 dicembre 2012

Cinquanta sfumature di Cappuccetto Rosso: In bocca al lupo

Cappuccetto Rosso e il Lupo
Un giorno la Mamma dice a Cappuccetto Rosso di prendere il cestino con la torta e di portarlo alla Nonna, attraversando il bosco. Cappuccetto Rosso parte di gran carriera.
Il Lupo la vede, le si avvicina, e le chiede Ma dove vai bella bambina. Dalla Nonna? Che brava bambina. Osserva però il cielo, i prati, i fiori, non correre. Ciao ciao! Cappuccetto Rosso così si ferma, si perde per strada, annusa, osserva, sente, raccoglie. Arriva infine dalla Nonna, e, ma che sorpresa, la trova nel letto, malaticcia, le si avvicina, e gnam: la Nonna si mangia Cappuccetto Rosso.
Un Cacciatore, passando per caso, curioso curioso, va a trovare la Nonna, graziosa vecchietta. Fulmini! Non è la Nonna quella! Così senza farsi troppi problemi, apre la pancia al lupo, estrae Nonna e Cappuccetto, riempie la pancia di sassi al Lupo. Tutti si appartano.
Il Lupo si sveglia, sazio, compie qualche passo, sbam, muore.
Il Cacciatore, la Nonna e Cappuccetto Rosso sono tutti contenti.

E' così che tutti conosciamo la storia di Cappuccetto Rosso, con le relative varianti, ovvio.

E' successo che ho letto un libro illustrato di Cappuccetto Rosso, poi un altro, un altro e un altro ancora. Mi ha affascinata lo sterminato mondo delle rielaborazioni degli illustratori a proposito di fiabe e favole.
Quasi tutti si rifanno alla versione dei Grimm ( a grandi linee quella che ho ri-proposto anch'io), penso perché sia la versione "meno traumatica": nella versione di Perrault infatti Cappuccetto muore. Perrault   è il primo a fissare con parole scritte la fiaba di Cappuccetto Rosso, la scrive nel 1697, e aggiunge una morale, che voleva essere un ammonimento alle giovani donne ( Perrault alla corte di Luigi XIV doveva aver visto di tutto).
Comunque tra i libri che ho letto ho scelto una storia che secondo me merita davvero di essere letta, dai grandi.

In bocca al Lupo
Fabian Negrin, Orecchio acerbo. 
"Mi chiamo Adolfo e sono un lupo."
Inizia così questa fiaba. Parla Adolfo, il lupo, un animale del bosco che mangia  altri animali; lui non si considera cattivo: si nutre. Un giorno sonnecchia tra gli alberi, tranquillo, quando sente un fruscio, si avvicina e la vede: 
"...Sul bordo del bosco, lontano, avanzava una macchiolina rossa che ogni tanto inciampava nei cespugli ... Era una meravigliosa creatura vestita di rosso. La cosa più bella che avessi mai visto..."
Cappuccetto Rosso. Adolfo la segue, le parla, è emozionato: non sapeva che al mondo potesse esistere una creatura così bella. Le domanda le solite cose da lupo, ma con spirito diverso dalle altre fiabe: Adolfo è sensibile, curioso, pieno di stupore. 
In bocca al lupo - Fabian Negrin - Orecchio acerbo
La storia non cambia: arriva dalla Nonna e arriva Cappuccetto Rosso, un lupo è sempre un lupo. Eppure Adolfo è diverso, questa è la sua versione, anche se i fatti parlano chiaro, lui ha dei sentimenti, emozioni che lo tormentano:
"...Che disperazione! Che rimorso! Avevo appena trovato la mia anima gemella e l’avevo già persa, scappai fuori per ululare il mio dolore alla luna. "
E alla fine arriva il Cacciatore, l'uomo, e Adolfo è pur sempre un lupo, che non aveva mai visto una bambina, e quindi non ha mai un uomo e nemmeno il suo fucile: è un animale ingenuo che non ha mai conosciuto il pericolo dell'uomo.

La storia è sempre la stessa, ma raccontata dal lupo e condita da bellissime illustrazioni.  
Fabian Negrin per me non aveva alcun intento pedagogico, ma voleva solo dare voce anche al lupo, raccontare la sua storia: capire perché si avvicina proprio a quella bambina dal cappuccio rosso...le risposte alle nostre domande possono essere quello che non immagineremmo mai.  

In bocca al lupo - Fabian Negrin - Orecchio acerbo
Il libro è solitamente consigliato dai 4 anni in su, ma presenta più livelli di lettura.


venerdì 14 dicembre 2012

Finalmente un buon libro: Sofia si veste sempre di nero

Preambolo
Nonostante l'abbondante neve, mi accingo ad andare in biblioteca a restituire e prendere i libri ordinati. 
Nella mia borsa a malincuore, tra i restituiti, ho messo anche Sofia si veste sempre di nero.
Volevo scrivere due righe veloci su questo bel libro. 
Ultimamente ho letto due o tre libri di autori contemporanei e devo dire che la delusione è stata grande: frasi sconnesse e lunghe meno di una riga, personaggi abbozzati, trama avvincente ma non sviluppata, capitoli brevi quanto una fermata della metro.
Poi ho letto questo libro e ho detto: "Finalmente!".

Non sono una disillusa riguardo gli scrittori d'oggi, del tipo " Ah ma i grandi scrittori oramai non esistono più!", o una lettrice schizzinosa che snobba le miriadi di scrittori/libri/case editrici esistenti oggi. 

Il mio era stato un "esperimento": mi sono messa nei panni di un utente della biblioteca (non della libreria perché il mio fondo-libro è a secco) e ho curiosato tra le novità ben esposte (nota: nella biblioteca dove faccio tirocinio i libri nuovi sono gli stessi che si trovano in libreria, per fortuna i tagli sono stati minimi). E così ho preso volta dopo volta libri che sembravano accattivanti dalla copertina, dal titolo, dalla quarta. Invece una delusione. 

Poi è capitato che una, due, tre persone iniziassero a chiedere questo libro...è così l'ho letto anch'io. 
Il libro è stato presentato a Farhenheit ( qui l'intervista a Paolo Cognetti). 

Sofia si veste sempre di nero.

Chi è Sofia ? Una ragazza, dall'occhio sinistro leggermente strabico, un'attrice che non riesce a piangere a comando, la padrona del cane  Mozzo senza orecchio,  una marinaia a New York, una pirata. 
Sono Rossana, Marta, Roberto, Margherita, Caterina, Leo, Oscar, Bruno, Juri. 
Sono storie, racconti, punti di vista di tutti loro e in mezzo c'è Sofia.  

In realtà mi è piaciuta la storia degli altri. Sofia io l'ho lasciata un po' da parte, anche perché non vuole farsi prendere e tu non riesci a prenderla alla fine: cosa vuole Sofia ? Dove vuole andare? 
Gli altri invece ci sono con tutta la loro persona. 
I più belli per me : 
Disegnata dal vento 
Sulla stregoneria
Brooklyn Sailor Blues

Benché il libro mi sia piaciuto, mi trovo d'accordo con un parere trovato su anobii, scritto da Aeris:
"Questo libro è innegabilmente scritto bene. Il problema è che io ho raggiunto un livello di saturazione a qualsiasi tipo di produzione culturale italiana che contenga per la stra-ennesima volta riferimenti storici e tematiche come: i brigatisti, la FIAT, improbabili bambini che pensano e giocano come adulti, l'infelicità coniugale, il cancro, l'anoressia. Sofia si veste di nero, ha i piercing e i suoi problemi e, tanto per cambiare, il sogno americano lo trova... in America. Mica in Italia. Perché l'Italia nei libri (e non solo) è soltanto immobilismo. Culturale e sociale. E tristezza. E racconti statici di momenti, senza nessuna azione dei personaggi. Pensiamo sempre solo ad analizzare il passato. E mai una volta che ci fosse il racconto di un riscatto italiano che ti dia un po' di speranza."
Il mio entusiasmo per il libro è principalmente dovuto alla scrittura. 
La storia, i riferimenti storico/culturali nel romanzo suonano anche a me come qualcosa di "già sentito/già letto", tanto da farmi pensare "ancora i brigatisti? La Fiat ? Il marito con l'amante? Una ragazza un po' lugubre che si veste di nero ? Studenti festosi ?"...forse anche un po' di fastidio: perché il libro non vuole proporre i soliti stereotipi, eppure tante volte ci si avvicina, anche se poi scopri che dietro lo stereotipo, nel profondo, c'è altro. 
In alcuni punti mi è salita la noia, per via di questi argomenti già sentiti e sviscerati. 
Sono però in disaccordo con una sola cosa dal parere di Aeris di anobii: il "finale", a New York. 
Per le immagini create da Cognetti: Juri, il narratore del racconto, il film, New York, i sogni infranti, i sogni ancora in grembo, le scoperte, la dura realtà. Mi è piaciuto molto e avrei voluto leggere di più.

Consiglio di leggerlo. E se non vi piacerà avrete comunque letto un romanzo scritto bene.



mercoledì 28 novembre 2012

Classici per ragazzi: integrali o ridotti?

Lunedì a Fahrenheit si parlava di questo argomento: se ridurre o meno i libri classici per i ragazzi.
Purtroppo non sono riuscita ad ascoltare la trasmissione, ho cercato il podcast sul sito ma non l'ho trovato.   
Bianca Pitzorno
Comunque la questione nasce da una mail che Bianca Pitzorno aveva inviato alla redazione di Fahrenheit: un invito a fare a meno delle riduzioni dei classici per ragazzi. Per "classici" si intendono libri come Moby Dick o Il libro della giungla.
Ho seguito alcuni commenti su Facebook e ho visto che la maggior parte di chi rispondeva alla domanda era per i classici integrali.

Io potrei essere d'accordo con Bianca Pitzorno e gli altri, ma... stiamo parlando degli stessi ragazzi?
Quando si parla di Ragazzi io mi riferisco a quelli delle medie (11-14 anni), i ragazzi delle superiori sono Young Adults (Giovani adulti, 14-...) nel mondo dei libri e delle biblioteche. 

In ogni caso, io sono decisamente per i classici ridotti, con le dovute eccezioni. 
Credo che chi opti per proporre l'edizione integrale ai ragazzi sia un lettore, un forte lettore, da tanto tempo: da così tanto tempo che ha dimenticato come sia non leggere, essere dei non-lettori. 
A queste persone chiederei di mettersi nei panni dei ragazzi di oggi che non leggono. 
Lasciando i ricordi nostalgici del tipo "mio papà/mio nonno mi leggeva questo e quello e io sono cresciuto benissimo" che non portano a nulla, bisogna rendersi conto che i ragazzi di oggi non sono assolutamente paragonabili ai ragazzi di ieri, per mille motivi. Bisogna poi prendere atto che i classici hanno un linguaggio diverso dai libri di oggi ( scritti in modo semplicissimo, con frasi che non superano la riga), un linguaggio che richiede uno sforzo in più, che è parte essenziale del libro, ma che se non capito rischia solo di far diventare il libro un mattone e basta.
Leggere, che piacere.
Su Facebook alcuni erano per la "purezza" del testo perché altrimenti il libro perderebbe ogni senso: ma ha senso far leggere ai ragazzi qualcosa che non capiscono davvero ? 

E' un dato di fatto che i ragazzi oggi abbiano scarse competenze linguistiche (credo che lo possa constatare chiunque abbia a che fare con il mondo della scuola e dell'educazione). A questi ragazzi dall'italiano traballante si vorrebbero dunque far leggere libri a cui la maggior parte della gente si avvicina solo da adulto ? 
Penso ai ragazzi delle medie che vedo in biblioteca, a come scelgono i libri che sono "obbligati" a leggere: sempre a guardare il numero di pagine, la grandezza dei caratteri, il numero delle figure...come possono leggere libri come Moby Dick o addirittura la versione originale dell'Odissea (nota: da facebook)?
Non dubito che esistano ragazzini curiosi, dotati, intelligenti, che leggono carrellate di libri fin dalla prima infanzia, ma sono solo una piccola parte. 
Gli altri non possono ancora leggere i classici, non hanno le capacità. Forse se si coltiva bene quell'obbligo scolastico in modo da far diventare la lettura un piacere proponendo libri adatti all'età, un giorno potranno ugualmente leggere i classici. 
Però perché togliere loro il piacere di scoprire queste storie? 
I ragazzi più che alla scrittura, al piacere del leggere in sé, sono attratti dalle Storie e in quest'ambito i classici la fanno da padroni. Quindi perché non far conoscere loro queste storie, attraverso libri a loro più comprensibili (le edizioni ridotte appunto) e, perché no, dall'aspetto più accattivante ?
Fermo restando che chi di dovere (insegnante/genitore/libraio/bibliotecario) sappia distinguere una buona edizione da una pessima edizione, la casa editrice specializzata in libri per ragazzi dalla casa editrice generalista. Le buone riduzioni esistono, anche se credo che sia più facile convincere a fidarsi il genitore non-lettore che il genitore-forte-lettore (che in quanto tale, spesso non accetta consigli).

Sono convinta comunque che ognuno abbia i propri gusti e i propri tempi. Sono per i classici ridotti perché penso alla maggior parte dei ragazzi; anche se sono certa che poi esistano le Matilde della situazione, ovvero lettori precoci che leggono tutto e capiscono tutto...però sono meno e, molto probabilmente, hanno alle spalle genitori che li hanno incoraggiati su questa strada e continueranno a farlo. Sono più propensa a far scoprire il piacere della lettura a chi ancora non lo conosce. Con i classici perché, anche se cambiata la forma originale, da ragazzo, la prima volta, rimane la ricchezza della storia, la seconda volta, quando si è "grandi", arriva la comprensione dei significati nascosti, delle allusioni, dell'ironia. Il piacere raddoppia.

venerdì 23 novembre 2012

Wildwood. I segreti del bosco proibito

A volte succede che fai un giro in libreria così tanto per fare, anche se sai benissimo che non comprerai nulla. Succede che vogliamo farci un po' male, guardare e non toccare libri che non possiamo permetterci...e poi (quasi sempre) succede che lo vedi, lui è lì: il libro. A prima vista sembra uno dei tanti, con la solita fascetta pretenziosa, ma poi osservi meglio la copertina, lo sfogli...e te ne innamori. 
Fascetta, Wildwood, Salani, Colin Meloy
Lo compreresti ma ti trattieni. Pazienza. 
E poi accade che te lo ritrovi davanti, per caso, in biblioteca, come se niente fosse. Il cuore a mille, lo sfogli velocemente, si è lui, c'è anche la fascetta! E così con il cuore grondante di soddisfazione lo registri, vai a casa, pregustando l'imminente lettura.

E inizi a leggere. Leggi, leggi, leggi. E ti accorgi che è una schifezza. 

Questo è il preambolo per parlare di Wildwood. I segreti del bosco proibito, di Colin Meloy. La delusione provata una volta terminato il libro è data dalle grandi aspettative avute una volta posati gli occhi sulla copertina, questa:
Wildwood, Colin Meloy, Salani
La copertina, come le tavole illustrate all'interno del libro sono bellissime. I disegni di Carson Ellis, canadese, hanno un tratto fine, preciso ed elegante, i colori sono tenui ma freschi, evocano proprio quelle vecchie storie che si raccontano ai bambini. Le tavole illustrate, i disegni e la copertina valgono tutto il prezzo del libro. ( Qui trovate il portfolio). La storia invece è dimenticabile, un qualcosa di superfluo direi. 
In breve. 
Un giorno Prue, ragazzina di 12 anni, è al parco con Mac, il fratellino di 1 anno. All'improvviso uno stormo di corvi neri si avvicinano gracchiando attorno a Mac; Prue si avvicina sospettosa, accelera il passo, corre...ma troppo tardi: lo stormo di corvi è già  in volo, con Mac, verso la Landa impenetrabile, il bosco misterioso alle porte della città. Prue non si scoraggia: il giorno dopo, di buon mattino, terrorizzata, si prepara ad entrare nella Landa: impenetrabile o meno lei riprenderà il suo fratellino. C'è solo un piccolo imprevisto: si chiama Curtis, compagno di scuola. 

Gli ingredienti per un buon fantasy ci sono tutti: un bosco misterioso, un amico imprevedibile, una persona da salvare, una cartina... Peccato che non si vada oltre a questo, alle basi. 
I personaggi sono piatti, non coinvolgono abbastanza, forse perché di loro si sa poco all'inizio e si sa poco alla fine; del loro mondo interiore, arriva ben poco al lettore: sono personaggi senza sostanza. Si simpatizza con Prue perché lei è la protagonista, le avventure più "emozionanti" capitano a lei, ma niente di più. C'è una scena molto bella ad un certo punto del libro, che avrebbe dovuto essere davvero emozionante, quando Prue e Curtis si abbracciano. La scena rimane bella, ma non colpisce: sorridi, ma non c'è nessuna aspirante lacrimuccia da ricacciare dentro. Sorridi perché sai che sta per succedere qualcosa (finalmente).
Evito di parlare del lessico e dello stile perché è l'opera prima di Colin Meloy, cantante dei Decemberists, e con questo credo si capiscano tante cose: come le mille ripetizioni della stessa parola in due righe, come i dialoghi a volte privi di logica, le incongruenze... insomma: Colin Meloy non è uno scrittore vero. Per fortuna. O peccato. 
Peccato perché oltre la bella confezione del libro, anche il mondo inventato da Meloy è affascinante: la Landa impenetrabile ha mille misteri e segreti, tanti abitanti diversi...ma l'atmosfera che si respira non è magica, non è frizzante, non è carica di avventura. 
E' una storia tiepida. Forse migliorerà con il prossimo libro, Under Wildwood, di prossima uscita.

Consiglio di leggere questo libro a chi è particolarmente interessato al genere, ma non aspettarsi un grandissimo romanzo epico. Tutto sommato è godibile, la mia delusione è dovuta alle grandi aspettative da me nutrite. Anzi, un complimenti alla Salani per aver pubblicato il libro in questa bellissima edizione, mantenendo la sovracopertina, le tavole su carta lucida, la carta opaca su cui è scritto il romanzo. 

Infine c'è da ricordare che la fascia d'età cui il libro è destinato è bassa, siamo attorno ai 9-10 anni per la semplicità dei personaggi e della scrittura. Peccato che i bambini e i ragazzini, tranne rare eccezioni, un libro simile non lo prenderanno mai in mano: cinquecentotrentatré pagine, siamo matti? 

Mac, rapito dai corvi. - Carson Ellis

martedì 5 giugno 2012

"Mi piace la pappa" &co: una pessima collana di Chicco e Deagostini

Tra tutti i libri che ho letto in questo periodo voglio parlare brevemente di un libricino che mi è capitato tra le mani stamattina.
Chicco e la Deagostini hanno iniziato una "collaborazione" per creare una nuova collana di libri per piccolissimi, BabyBoo:
"BabyBoo, la prima collana editoriale, suddivisa in cinque fasce d’età dai 6 mesi ai 3 anni, che offre le stimolazioni corrette per aiutare il bambino a crescere. Specifica per bambini dai 6 mesi ai 3 anni che, libro dopo libro, offre le stimolazioni corrette per aiutarli a crescere."  
Qui potete trovare tutte le info. In breve: da quello che dicono loro sembra è stato formato un team di super-esperti in diversi campi per dare vita a questa collana. 
Stamattina me ne sono passati 3 tra le mani, quelli per i 6 mesi, e ho visto che sono fatti molto bene a livello tecnico, sono agili e alla portata del bambino: cartone resistente, piccoli tagli per aiutare a girare le pagine, colori brillanti, disegni ben definiti. 
Però i contenuti non hanno senso. 
In particolare mi ha stupita e "spaventata" Mi piace la pappa, questo. 
Mi piace la pappa - Chicco e DeAgostini
Sulla sinistra di ogni pagina si trova il muso gigante di un animaletto, sulla destra uno degli accessori che si usano a tavola...
Solo che tra animali  e accessori non vi è alcun collegamento logico. Orsetto abbinato a bavagl-ino, uccellino a cucchia-ino, ranocchia con biberon/tazzina, cagnol-ino e piatt-ino, coniglietto e mela. 
A parte le irritanti rime, gli abbinamenti non hanno senso, l'ultimo poi non c'entra nulla. Ma la cosa che mi ha messa sul chi va là è stata la forma data agli accessori, straordinariamente simili a quelli della Chicco ovviamente. Il cucchiaio e la tazza/biberon sono quasi identici.
Pubblicità occulta? Per i bambini, per i genitori.
C'è da ricordare che è un libro,  non un catalogo pubblicitario.

Cucù settete - Chicco e DeAgostini
Comunque anche un altro libro che ho letto non ha senso, CucùsetteteSulle cose che spariscono e poi riappaiono. Anche qui nessuna logica. 
Il libro ha quelle preziose finestrelle che una volta parte dovrebbero far scoprire qualcosa al bambino...in questo libro invece sono sprecate. Vorrebbe far capire che dietro il cespuglio ci sono i pulcini, dietro la foglia le coccinelle, dentro il formaggio il topolino...e questa l'unica azzeccata. All'ultima pagina poi devono essersi stufati perché scompare pure la finestrella. La scena più assurda è quella della coccinella: mamma-coccinella [ grossa quanto una foglia] cerca i bambini-coccinella che sono dietro/dentro a un quadrato verde: è come se si volesse far arrivare al bambino che nelle foglie ci sono piccoli quadratini da sollevare dove trovare dietro coccinelle. Bastava poco per evitare una cosa del genere, bastava fare la finestrella a forma della foglia: semplicissimo.

Mi sono soffermata su questi libri perché sono fatti veramente male a livello di contenuto e sopratutto sono stati pensati per dei bambini piccolissimi. La produzione per bambini in età prescolare sta crescendo tantissimo [sono arrivati anche i cinesi, con libricini bruttissimi e sgrammaticati al costo di 1,20€ ], forse perché sembra tanto facile e semplice fare libri per chi non sa leggere, ma è vero il contrario. 

Comunque pensando ai libri con le finestrelle per i 0-2 anni, i migliori sono quelli di Spotty direi: semplicissimi e intuitivi per tutti.
Dov'è Spotty ? - Eric Hill

giovedì 31 maggio 2012

Un mare di festival: c'è voglia di letteratura

Chi l'ha detto che l'estate è il periodo morto dei libri?
Era così.
Navigando ho visto che in questo periodo ci sono un sacco di festival in questo periodo, in diversi posti d'Italia. Un sacco è dir troppo. Però. Ricapitoliamo. 


UNA MARINA DI LIBRI
Case editrici che parteciperanno

Si parte domani primo giugno a PALERMO, dal 1 al 3 giugno. 
Saranno presenti autori e case editrici.
Questo è il sito dell'iniziativa:
Non conoscevo questo festival ma sembra interessante: per le case editrici coinvolte, per gli autori presenti, per gli incontri organizzati. 
Da Chi siamo:
Ho visto piazza Marina e le immediate vicinanze come un grande teatro all’aperto dove si esibivano musicisti di grandissimo talento… peccato, però, che ciascuno suonava una propria musica e nessuno aveva la capacità di udire la musica da vicino. Ecco perché nei miei pensieri è nata l’idea di costituire il Centro Commerciale Naturale ‘Piazza Marina & Dintorni’: perché i singoli orchestrali divenissero un’orchestra affiatata, e il suono di ciascuno di loro salisse, amplificato, fino al cielo
Mi piacerebbe vedere coi miei occhi come sarà questo festival a me sconosciuto, purtroppo per motivi logistici non potrò seguirlo.


FESTIVAL LETTERATURA MILANO
Il prossimo week end: 6-10 giugno.
Una prima volta.
Vi saranno aperitivi-pranzi-camminate-incontri-serate con l'autore. Ma anche reading musicali, e una parte interessante ai miei occhi: i dibattiti.
Da L'idea:
All’inizio ci fu una voglia lunga un secolo, condivisa da tanti, in mille chiacchiere, incontri, dibattiti, convegni; tazze di caffé sul tavolino o inquieti ticchettii tra quattro mura e infiniti punti cardinali. C’è forse un altro mondo all’interno di questo. Lo sospettiamo da tempo. C’è gente che continua a credere – nonostante tutto – che con la cultura non solo si può mangiare, ma perfino imparare a guardare in modo diverso il piatto che ci troviamo davanti, le persone che ci stanno intorno, la stanza che ci ospita, quella precisa ora del giorno in cui ci fermiamo a curiosare sotto la superficie delle cose, e scopriamo odori, colori, sapori, sensazioni  nemmeno  sospettati un attimo prima.
Per chi vive a Milano, per coloro che ci sono nati o semplicemente hanno deciso di piantare qui le tende in un certo momento della loro vita, quel concetto diventa ogni giorno più chiaro. Questa è la città che racchiude tutti i mondi possibili, e perfino quelli che un giorno lo diventeranno.Da qui nasce l’idea di un Festival della Letteratura. Letteratura come incontro, dialogo, discussione, riflessione, incanto, come “sintesi organica dell’anima e del pensiero d’un popolo”, conformato da tanti popoli.

Qui trovate il sito:
http://festivaletteraturamilano.wordpress.com/
Forse un salto riesco a farlo a questo festival. Per curiosare e vedere una Milano più letteraria oltre che di tendenza.

UN MARE DI LIBRI : il festival dei ragazzi che leggono
Rimini, 15-16-17 Giugno 
Nato da qualche anno, dal 2008 mi pare, Mare di libri sta diventando un vero e proprio appuntamento da non perdere per i ragazzi e per chi s'interessa di libri per ragazzi (insegnanti, genitori, bibliotecari...).
Tanti incontri con autori per ragazzi, tanti eventi fatti a misura di bambino/ragazzo ( spettacoli teatrali, giochi, letture) più tre mostre dedicate a libri e illustratori. Quest'anno ci sono: Raccontare gli alberi, Omaggio a Wislawa Szymborska, Classici al dieci per cento. (qui)
Da Chi siamo:
....Nasce da un’idea delle libraie della libreria dei ragazzi Viale dei Ciliegi 17di Rimini. Appassionate frequentatrici di festival ed eventi letterari, sognavano da tempo di realizzare un festival che fosse dedicato specificatamente ai ragazzi più grandi; hanno così ideato “Mare di Libri” e presentato il loro progetto a Beatrice Masini, editor Rizzoli, che ha condiviso il loro entusiasmo. Grazie alla collaborazione con la casa editrice Rizzoli “Mare di Libri” è diventata realtà.

Sto lavorando per riuscire ad andarci. Un po' perché m'interessa vedere quest'evento da un punto di vista "professionale", un po' perché ci sono degli autori che mi piacerebbe assolutamente conoscere, ad esempio Silvana Gandolfi.
Qui trovate il sito:

Un Giugno ricco di libri insomma. 

Dopo il secondo giorno: tra libri, scrittori, perfidi utenti

Purtroppo sono stata risucchiata dalla 'vita'.
Non ho più avuto tempo di aggiornare questo blog un po' perché sono spesso senza connessione, un po' perché a casa mi dirigo automaticamente verso il letto. 
Una biblioteca di pubblica lettura
Nel frattempo ho anche iniziato il tirocinio in biblioteca, la settimana scorsa. Per adesso ho fatto unicamente due intensi giorni, per un totale di 13 misere ore.
Il primo giorno è stato un po' deludente all'inizio: sono stata presa e messa dietro al bancone, a fare nulla se non a mettere a posto i libri restituiti, a "sorvegliarmi" c'era il sostituto della bibliotecaria quasi-ufficiale. Quasi perché pur essendo molto in gamba e pur lavorando da anni lì è assunta tramite cooperativa. Cosa vuol dire? Che se in comune l'anno prossimo non  avessero più voglia/possibilità di tenerla...detto, fatto: niente appalto e lei sarebbe a casa, senza tanti pensieri. 
Comunque, pensieri negativi e rabbiosi a parte. 
(rabbiosi perché è una di quelle persone che sanno fare davvero bene il loro lavoro).  

IL PRIMO GIORNO dicevo sono rimasta per buona parte della giornata seduta su una sedia alzandomi qualche volta per portare i libri a posto. Ho chiacchierato col sostituto delle solite cose: la crisi, i precari, il non lavoro... 
Dopo l'allegro parlare sono arrivate la bibliotecaria, la mia tutor e l'assessore alla cultura, si doveva preparare la serata, ovvero incontro-con-l'autore. 
La biblioteca in questo periodo aveva organizzato un ciclo di incontri con diversi autori del luogo, perché si potessero promuovere gratuitamente e per farsi conoscere almeno dai loro compaesani. Una bella iniziativa, cui il paese (15mila abitanti) sembra aver risposto bene ( forse perché dopo c'era il rinfresco gratuito). Ero ansiosa di vedere questo incontro. E che dire, sono rimasta un po' delusa. 
"Uhm..Io voglio fare solo i soldi con i miei libri!"
La scrittrice ha confermato i miei peggiori pregiudizi sugli autori esordienti: è arrivata tardi, all'ora in cui avrebbe dovuto iniziare, quando c'era già gente ad aspettare; ha impiegato almeno altri 40 minuti a preparare l'occorrente e se stessa (???); come prima cosa ha messo in bella vista i suoi libretti sperando che gli amici glielo comprassero. Poi ha iniziato, facendosi presentare da un'amica che non ha fatto altro che ripetere che era un genio incompreso, poi ha iniziato l'altra amica che doveva leggere le sue poesie e le ha lette, con gli occhi chiusi. Poi io sono uscita. Sono rimasta fuori ad aiutare per il rinfresco...finché non si son sentite voci concitate dentro il piccolo anfiteatro...cosa si è scoperto? Che nella fretta di leggere e decantare le poesie, la scrittrice si era dimenticata della terza amica, la ballerina che doveva ballare sulle poesie, che ad un certo punto si è stufata e si è messa ad urlare. 
Non so cosa si siano dette, so solo che al momento del rinfresco la ballerina è letteralmente volata via. 
Tutto sommato la serata è stata divertente. 
Ho imparato che gli scrittori più sono sconosciuti più sono intrattabili (spero non tutti), che se lo spumante è chiuso nessuno te lo chiederà ma una volta aperto non ce ne sarà mai abbastanza, che gli anziani sono sempre i primi ad arrivare e vogliono essere intrattenuti.

IL SECONDO GIORNO invece è stato più allegro anche se stavolta non c'erano scrittori (per fortuna?).
Sono stata tutto il tempo con la bibliotecaria; tra una chiacchiera e l'altra all'inizio sono stata al bancone e ho nuovamente sistemato i libri. Però ho avuto anche l'occasione di registrare i rientri e anche di prestare qualche libro: piccole cose, che però mi hanno fatto sentire utile. Ho avuto anche un momento imbarazzante in cui ho chiesto a una bambina come si chiamava, ma tra lei che era timidissima e io che sono mezza sorda è stata necessario chiamare la mamma che imbronciata mi ha fatto lo spelling del nome, lettera per lettera. 
Migliaia di libri per descrivere
le mirabolanti  avventure
di un gruppo di ragazzine
baby-sitter.
Quando c'è stato un periodo di relativa calma, la bibliotecaria mi ha simpaticamente e crudelmente imposto il classico compito da stagista: riordinare la biblioteca. O ordinare tutta la sezione ragazzi, o cercare i libri smarriti. Ho scelta? No. Avevo scelto i libri smarriti ma il server mi ha fatto il favore di incepparsi, così, allegria, sono partita con la sezione ragazzi. Che non era nemmeno troppo in disordine, ma è un lavoro da impazzire quasi, quando sono arrivata alla parte della serie il "Club delle baby-sitter"  e i "Piccoli Brividi" mi veniva da piangere: non ce n'era uno a posto. Ho trovato anche un "Pinocchio" in mezzo ai libri inglesi, libri illustrati per bambini infilati a caso, libri distrutti (che sono stati prontamente scartati). 
E' un lavoro interessante e noioso. Alla fine mi si incrociavano gli occhi, però ho avuto tra le mani tutti i libri dei ragazzi. Mi sono accorta che purtroppo alcuni libri non vengono quasi toccati (su alcuni c'erano le ragnatele ), ad esempio i classici per ragazzi e alcuni libri nuovi, ancora praticamente intatti. Meno male che esistono le apposite 'vetrine', quindi forse qualcuno l'ha preso a prestito. Mi riferisco a libri come 'I colori del buio' (questo), molto bello e istruttivo per un ragazzo: non ha una piega purtroppo. Ho fatto in modo di lasciargli più spazio e metterlo in rilievo rispetto ad altri così che sia più facile da vedere. Magari qualcuno per pigrizia lo prende, merita di essere letto. 
Come NON dovrebbe essere una bibliotecaria:
triste, sola, possessiva.
Comunque. Una volta finita la sezione narrativa ho molto democraticamente deciso che ne avevo abbastanza e sono andata a sedermi dietro il bancone a far finta di assistere la bibliotecaria. Era l'ora in cui tutti vanno a casa, quindi mi sono beccata la fase "arrivederci/ciao/buona serata". Mi ha colpita ancora (ne avevo avuto un assaggio la volta scorsa) vedere quanta confidenza ci sia tra la bibliotecaria e i suoi utenti. Forse perché giovane o particolarmente espansiva di carattere...ha una parola e un sorriso per tutti. Con i più 'fedeli' poi scattava la chiacchiera libera, tra una pausa e l'altra. Alcuni poi sono arrivati in serata [ il mercoledì la biblioteca chiude alle 22 ] solo per salutarla. Una in particolare continuava a suggerire perfide risposte da dare agli utenti...'ingenui'. La biblioteca è pubblica, il bagno no. Le stanze in fondo sono solo per i veri studenti [ovvero voi bimbiminchia non ci potete entrare!]. Ed altre che non possono essere ripetute.

Finalmente comunque sono arrivate le 21.30, dopo  aver sistemato gli ultimi libri, sistemate le sedie, aver constatato che nella sezione Varia qualcuno si sia divertito a scambiare tutti i libri di posto [non ti preoccupare Silvia, sarà compito tuo mettere tutto a posto!], non aver saputo dire a un utente disperso [ma da dove è sbucato?] dove fosse la sezione Storia, finalmente sono giunte le 22, ora di andare a casa per morire sul letto dopo quasi 8 ore passate a riordinare libri in quella bellissima biblioteca con l'aria condizionata rotta [era un forno a 30 gradi]. 


lunedì 21 maggio 2012

Contraddizioni bresciane.

Martina Stella
In questi giorni a Brescia c'è stata la Mille Miglia: "383 bolidi vintage" [cit.]. Grande tradizione, grande festa, grandi VIPs [c'era Martina Stella! ...capirai.].
Giovedì il centro di Brescia era quasi inagibile : strade bloccate, deviazione dei percorsi degli autobus, tantissima gente in centro. Tutti fuori ad ammirare macchinoni vecchi e nuovi, per vedere se magari si riusciva a beccare qualche vip.
In questi giorni mentre assistevo a questo spettacolo, mentre tanti bresciani uscivano allo scoperto ad accarezzare il sogno di un'auto che non avranno mai, non potevo non pensare alla parte puramente materiale di tutta la festa, chi paga ?
Non voglio fare la solita polemica da guastafeste, però ci sono da dire un paio di cose sulla disastrosa situazione bresciana, in ambito culturale prima di tutto.
Biblioteca Queriniana
Mi riferisco alla tristissima situazione della Biblioteca Queriniana di Brescia. La biblioteca della città che quest'anno, in seguito ai vari tagli, si è vista assegnare per l'acquisto di libri nuovi euro: 0.
I bibliotecari hanno giustamente protestato lanciando un appello a ripensare questa scelta. L'assessore alla cultura, Andrea Arcai, ha non-risposto [ qui ] sostenendo che:
Il momento è difficile e impone all’Amministrazione di fare delle scelte. Come in tutte le scelte, qualcosa viene mantenuto e qualcosa viene lasciato. Già l’individuazione delle priorità impone interventi brutali, risposte drastiche, anche impopolari, ma l’Amministrazione deve tenere conto della globalità del sistema cittadino, che è costituito non solo di cultura, ma di servizi sociali, sicurezza, verde ed ecologia, trasporti, strade, commercio e tutti gli altri innumerevoli aspetti che caratterizzano la nostra vita quotidiana. [...]
La maniera migliore, a mio parere, in un momento di forte difficoltà economica, è il far conoscere quello che possediamo, sia esso patrimonio museale, architettonico o bibliotecario. Nessuno può negare che questi ultimi anni siano stati all’insegna della conoscenza e della valorizzazione del nostro patrimonio culturale cittadino, compreso quello delle biblioteche che il precedente assessore alla cultura neanche si era immaginato di fare. [...]
Il ricco patrimonio – riscoperto, promosso, valorizzato – delle biblioteche cittadine, dagli autori antichi ai moderni, è certamente in grado di soddisfare molte esigenze degli utenti, che non mancheranno di continuare ad avvalersi dei servizi offerti. L’attesa di tempi migliori sarà più lieve, anche perché stiamo già lavorando affinché i tagli siano meno pesanti di quelli preventivati. Cordiali saluti e buon lavoro a tutti. [...]
A parte i soliti sproloqui da politico che ho tagliato [ come quando filosofeggia sull'importanza del libro, su quanto lui ami i libri [ parentesi nella parentesi: tutti da lontano amano i libri ], su quanto la sua parte politica stia facendo per la cultura ], Arcai innanzitutto non risponde ai bibliotecari, ma sopratutto dice assurdità, menzogne e non ha ben presente come debba funzionare una biblioteca.
Comunque.
Lui parla di interventi drastici: sbagliato, si è scelto di non intervenire, anzi si è scelto di tornare indietro. Un conto è dare 1000€ [pochini ma pur sempre qualcosa] per gli acquisti di un anno, un conto è dare 0. Avete presente quanti libri escono in un anno ? I più importanti si trovano sempre in biblioteca. Ma in una biblioteca come la Queriniana, la più importante a Brescia, è vitale che siano comprati anche i saggi, le riviste, tutti quei volumi che servono a studenti e studiosi, che hanno un senso in quella biblioteca, non in un paese sperduto, quei volumi che una persona sola non può permettersi di comprare a volte.
Notte europea dei musei: cercando brescia.
Ha parlato di far conoscere il nostro patrimonio culturale. Ma come se - ad esempio - nella Notte europea dei musei a Brescia nulla sarebbe stato aperto ? Perché la Mille Miglia, la Notte Bianca si e i musei e la biblioteca no?
Gli utenti. Nel 2011 nonostante tutto c'è stato un considerevole aumento dei prestiti e di presenze in biblioteca. Paroli si era dimostrato soddisfatto di questo aumento, tutto merito della sua amministrazione ha detto. E come ricompensare tutti questi nuovi utenti? Togliendo loro "il muro portante", i libri nuovi, quei saggi di cui magari uno studente ha più bisogno.
Evito di soffermarmi sui tanto decantati miglioramenti dei servizi in Queriniana e sull'informatizzazione perché vi è solo da stendere un velo pietoso, parola di utente [ non riuscirei a fermarmi nel fare le pulci a tutto quello che non funziona ].
Questa è la situazione a livello molto generale.
Capisco anche che in situazione di crisi si tende a tagliare la cultura per privilegiare il sociale e l'istruzione. Però quando leggi che alle scuole hanno tolto, anzi hanno azzerato tutte le risorse, che i servizi sociali traballano, qualche dubbio ti viene. Siamo messi così male?  
Davvero non ci sono più soldi per niente?
No. Il Comune di Brescia i soldi li ha. E ha anche dei progetti.
Come costruire un mega-parcheggio sotto la galleria: 30 milioni [ giustissimo, proprio ora che arriverà la metro e tutti potrebbero arrivare in centro comodamente ].
Abbattere una pensilina: 500mila€ [che non intralcia, non è pericolosa, non fa nulla. E' solo brutta]
Fare una sede unica per il Comune: 50 milioni.
Aumento dei dirigenti comunali: ???.
Altro lo potete trovare qui [ è aggiornato al 31 marzo 2012.]

E quando passi davanti alla Mille Miglia non ti viene più da sorridere, partono i tic nervosi. Perché come sempre agli eventi di massa che fanno fare bella figura a Brescia viene sempre concesso tutto.
I finanziatori potranno essere tutti privati [spero vivamente che Martina Stella non sia stata pagata con i soldi del comune di Brescia], ma se non sbaglio è il comune che deve pagare la pulizia, gli agenti in più [c'era abbastanza polizia a vigilare], gli straordinari degli autobus urbani etc.
La cultura non è una cosa astratta. Per comprare i libri servono soldi. Se in un momento di crisi come questo la gente non ha soldi, è logico rivolgersi alla biblioteca per trovare quello che cerco. La biblioteca di paese può non avere tutto, ma una biblioteca di conservazione come la Queriniana deve avere quasi tutto. Gli utenti in biblioteca sono aumentati non perché è tanto bella e comoda [il contrario a volte] ma perché c'è bisogno del patrimonio lì custodito, che è ben diverso dai best-seller delle piccole biblioteche paesane. Se siamo in crisi e non c'è trippa per gatti [lavoro], il perfezionamento della propria conoscenza è la prima strada che intraprende un professionista serio. E se non ho soldi per comprare tutti i libri o se i libri che mi servono non li trovo facilmente è abbastanza logico rivolgersi alla biblioteca che hanno tutto e conservano tutto.
Ma se tutto questo viene a mancare?
Se io non posso permettermi i libri, se la mia biblioteca non può più permetterseli, cosa posso fare?

Ed ecco che entrano in scena gli imprenditori, i generosi privati. Che regaleranno libri alla biblioteca.
Ma è giusto così, aspettare che siano gli imprenditori a comprare libri? L'Italia può progredire solo grazie al mecenatismo ?
Siamo ai limiti dell'assurdo: il comune che taglia fondi a tutto il reparto culturale per costruire mega-parcheggi mentre l'imprenditore compra libri alla biblioteca.

mercoledì 16 maggio 2012

Riflessioni sul Salone del Libro: niente di che

Ieri come annunciato sono stata al salone del Libro a Torino.
Il Salone in breve
Era la prima volta che ci andavo. Sinceramente me l'aspettavo più grande. Erano 3 padiglioni più il BookStock dove facevano incontri-conferenze-altro. I padiglioni aperti, facilmente raggiungibili. Ma: c'erano solo tre bagni per 3 padiglioni enormi; i posti per sedersi e per riposare un attimo erano veramente pochi; cibo e bevande avevano prezzi assurdi [ mezza di acqua: 1,40 € ]. Tantissima gente, che sgomitava per entrare negli stand più grandi, tantissimi ragazzini.
Gli stand: moltissimi, dai giganti del'editoria come Mondadori ai piccolissimi indipendenti [ esempio ] pressati in 4 [ o più ] in 2 metri per 2. C'erano anche gli esploratori delle nuove frontiere dell'editoria: quelli del web, ovvero i tanti odiati [ dagli editori e librai ] Amazon, Ibs, Bol, Book Republic [ regalavano e-book ]. Oltre a questo c'era il padiglione 3 sopratutto che era quasi per metà occupato da stand istituzionali come la Rai, le Regioni, la città di Alassio [ ??? ], le Poste, il Miur, il Ministero dell'istruzione. E infine nel padiglione 1 c'erano parecchi stand dedicati alle iniziative musicali, come festival e fiere. 
Infine c'erano gli incontri. Non avevo intenzione di seguirne ma grazie ai miei compagni sono stata obbligata a seguirne uno, quello con Mercalli che parlava dell'Ultramobilismo.

 Acquistare al Salone
Una delusione. Non totale, però.
Mi aspettavo che i grandi editori dimostrassero e difendessero con baldanza la loro immensità fisica [= tanti libri da vendere].Invece no, ovvero: gli stand erano grandi, enormi a volte, ma oltre a questo non c'era nulla. I libri costavano esattamente come in libreria, i titoli portati erano esattamente gli stessi che si trovano in libreria. Ma allora cosa sono venuti a fare al Salone ? A dire "io c'ero". Al che aggiungerei "Se c'eri dormivi". Se il Salone fosse lo specchio delle case editrice allora direi che Mondadori, Einaudi, Gems, Feltrinelli, Rizzoli etc sono esattamente quello che sembrano: supermercati del libro: "  12 + 14+ 18...44€ prego. Il prossimo". Era esattamente così: gente in fila con i libri, pagare, sotto il prossimo. Al che forse al lettore medio basta, ma a me no, e credo che a qualunque lettore critico non dovrebbe bastare.
Il bellissimo stand della Minimum Fax
 La differenza si vede quando compri dagli altri, dai piccoli, dagli indipendenti. Innanzitutto il 99% di loro facevano lo sconto, sempre [ forse perchè era lunedì? ]. Insisto sullo sconto perchè quando vuoi acquistare pacchi di libri la differenza di quei pochi euro si fa sentire. Ma sopratutto sempre e comunque gentili e disponibili: sono passata da ElliotBeccogiallo in un crescendo di cortesia, fino ad arrivare alla Caravan Edizioni  dove una "commessa" carinissima mi ha parlato del libro che avevo in mano con un tale entusiasmo che l'ho preso: mi interessava dalla copertina e dalla quarta, ma sentire lei che me ne parlava perchè le era piaciuto davvero mi ha convinta a prenderlo. E' questo quello cerco: un contatto umano per farmi sentire diverso, per farmi sentire che non sto comprando il detersivo per piatti, sto comprando un'emozione. 
Cosa ho comprato

Acquisti.
Un libro che desideravo da tempo, Un inverno con Baudelaire, scontato al 20%. Ero tentata da altri libri [ alcuni al 25 % si sconto ]ma mi dovevo trattenere. - Elliot
Ho presto Anna Politkovskaja e Ballata per Fabrizio De André entrambi a 10€ [ uno costava 14, l'altro 15 ].-  Beccogiallo
Da Caravan [ vedi sopra ], ho comprato Passeremo per il deserto, libro di un ragazzo cileno 24enne [ questo ]
Una casa editrice che mi ha tentata molto era Tunué: c'era un albo con disegno dell'autrice, bellissimo, ma costava troppo. Gli albi di questa casa editrice sono molto belli, ma un po' cari. Ero seriamente intenzionata a prenderlo ma ho resistito.

 Riflessioni
Dopo aver letto questo post il mio iniziale entusiasmo era andato scemando lasciando il posto a perplessità. Dopo aver passato in rassegna i grandi e alcuni piccoli, il Salone non mi sembrava molto diverso da un mega centro commerciale di libri. Alcuni piccoli poi erano veramente imbarazzanti per me, vendevano palesemente libri fuffa. Per fortuna altri compensavano queste aberrazioni.
Il Salone per me alla fine vale la pensa vederlo solo per due motivi: cercare e comprare dai piccolissimi editori e gli incontri.
Nuovi Editori Indipendenti
Per piccolissimi intendo editori non come Beccogiallo, Elliot, Iperborea che oramai si trovano tranquillamente in libreria sotto la dicitura "editoria indipendente di qualità". Intendo editori come Caravan, Caratteri Mobili, Intermezzi etc etc: perchè sono giovani, perchè propongono altri autori italiani, fuori dal giro di quelli urlati in tv. E anche i libri sono molto belli a livello tecnico: carta riciclata di qualità, copertine dal design divertente e intrigante, di bell'aspetto insomma. Ne ho comprato uno [ anzi due ]perchè oltre a vedere che sono belli esteticamente e che chi li ha fatti ci ha messo tanto impegno voglio appurare quanto valgano a livello qualitativo : per vedere se la passione può bastare oppure se la professionalità delle major sia necessariamente doverosa.
L'altra cosa per cui vale la pena andare sono gli incontri con gli autori e i laboratori per bambini e ragazzi. [ ieri c'era anche Del piero alle 18.00 - si, ha scritto un libro, l'autore è lo stesso dei libri di Fabio Volo probabilmente- e alle 3 la gente era già in fila ]
Io ho sentito il signor Mercalli, e per quel poco che ho sentito [ tema: ultramobilismo ] mi è piaciuto: ogni evento vale per quel momento, ogni cosa non tornerà più una volta passata. Vogliamo davvero perdere tutto perchè non abbiamo tempo ? Ha senso andare in Giappone [ o paese straniero ]per due settimane, tornare e dire " Ho visto il Giappone"? Tu in quel brevissimo lasso di tempo credi davvero di aver visto il Giappone ? Ne è valsa la pensa? Non avresti conosciuto di più immergendoti nei suoi testi, nella sua produzione culturale ?
E via così. In tema con la Primavera digitale, la tecnologia che facilita e accelera troppo la nostra vita.
Considerazioni finali: 
1- Non lo considero più così vitale andare al Salone di Torino ogni anno. E' utile solo per la concomitanza di editori indipendenti e incontri con autori.
2- Tanta gente non è mai entrata in una libreria o non sa che esistono. Altrimenti non mi spiego perchè diavolo comprassero pacchi di libri da Einaudi, Mondadori, Gems...
3- Al Salone c'è tantissima fuffa: grossi editori inutili, piccoli editori pronti a tenderti agguati, tanta gente ignorante [ le file di ragazzini davanti alle copie venute male di Twilight ].
Accorrete gente, grandi sconti, detersiv..ehm, libri al 3x2 !
L'ultima moda in fatto di copertine:
faccioni enormi di ragazzine dalle labbra carnose
con sguardo malinconico.

giovedì 10 maggio 2012

La Primavera Digitale e i libri che vorrei

Primavera Digitale.
 Oggi inizia il Salone del libro di Torino.
In breve:
  • Tanti autori, tanti incontri, tante case editrici. Ci saranno 1200 espositori in totale, alcuni con un proprio stand, altri dentro uno spazio collettivo o istituzionale.

  • Tema: "La Primavera Digitale". Ovvero come la rete - il vivere in rete- ha trasformato il nostro modo di leggere, scrivere, comunicare, conservare le informazioni e le culture. [ e da quest'anno il Salone del libro è su twitter:@SalonedelLibro
    @SalonedelLibro.@
    ]
    Ma come cambia la produzione-distribuzione-ricezione dei prodotti intellettuali?
    Primavera perchè stiamo andando oltre: oltre la questione degli e-book e dell'editoria cartacea, il digitale sta cambiando l'intera società. [ qua ]

  • Ben 2 paesi ospiti: la Romania [ Padiglione 3 ]e la Spagna [ Padiglione 2 ]che portano a Torino i loro autori e la loro cultura.
    Perchè 2 paesi ?
    Perchè per i 25 anni si è pensato di ospitare 2 paesi collocati agli estremi geografici dell'arco e della cultura latina.  [ qua ]

  • Si festeggeranno i 25 anni del Salone di Torino: ad essi si dedica una mostra, "Torino, la città visibile. Torino 1988-2012"[ padiglione 5].
    Da città-fabbrica produttrice di beni materiali a vivace metropoli che crea e scambia conoscenza: la metamorfosi di una città attraverso oggetti, intenzioni, svolte che l'hanno scandita e determinata. [ qua]

  • ....e una miriade di altri eventi riassunti brevemente qua.

  • Grandi Ospiti:
    Henning Mankell, maestro del giallo svedese;
    Elizabeth Strout : ritita Premio Mondello Internazionale;
    Tahar Ben Jelloun: parlerà della Primavera Araba;
    Christopher Paolini, scrittore americano della saga di Eragorn;
    Bjorn Larsson, autore svedese;
    e altri. [ qua. ]

  • Autori Italiani
    Di tutto e di più! [ qua]
    Gianrico Carofiglio ed Emanuele Trevi, in corsa per lo Strega, Milena Agus, Niccolò Ammaniti, Maria Pia Ammirati, Ginevra Bompiani, Enrico Brizzi, Massimo Carlotto, Mauro Corona, Roberto Costantini, Michele Dalai, Alessandro d’Avenia, Maurizio De Giovanni, Paolo Di Paolo, Giuseppe di Piazza, Alain Elkann, Marco A. Ferrari, Marcello Fois, Fabio Geda, Paola Mastrocola, Melania Mazzucco, Dacia Maraini, Carlo Martigli, Francesca Melandri, Marco Missiroli, Antonio Monda, Edoardo Nesi, Aurelio Picca, Ugo Riccarelli, Domenico Starnone, Filippo Tuena, Hans Tuzzi, Alessandro Zaccuri.
    E non mancheranno le lezioni magistrali, come quella di Alessandro Baricco («Sette cose che ho capito in questi venticinque anni») o Erri De Luca («Parole indelebili») etc.
    essi il Salone dedica nel Padiglione 5 la mostra La Città Visibile. Torino, 1988-2012
    essi il Salone dedica nel Padiglione 5 la mostra La Città Visibile. Torino, 1988-2012
    essi il Salone dedica nel Padiglione 5 la mostra La Città Visibile. Torino, 1988-2012
    essi il Salone dedica nel Padiglione 5 la mostra La Città Visibile. Torino, 1988-2012
    coincidono con una profonda metamorfosi della città e del suo ruolo. Ad essi il Salone dedica nel Padiglione 5 la mostra La Città Visibile. Torino, 1988-2012
    la Romania e la Spagna, che portano a Torino una significativa rappresentanza dei propri autori e della propria cultura. E nel tradizionale focus realizzato assieme alla Camera di commercio di Torino si fa il punto sulle sfide che la Romania offre ai player economici ed editoriali.
Io sarà al Salone del Libro solo lunedì 14 Maggio.
Mi perderò gran parte degli eventi interessanti [ si concentrano tutti sabato e domenica ]. 
Dato che questo è il mio primo anno del Salone [ giustamente mi vergogno ] mi limiterò comunque ad esplorare i vari padiglioni e sopratutto a comprare libri cui aspiro da tempo, sperando che - essendo l'ultimo giorno - qualche pigro editore abbia poca voglia di andare ore su e giù con il carrello e svenda i suoi libri. Sarò ben attenta a qualsiasi segno di cedimento.
Sono ancora indecisa sui libri da comprare. Comprare quelli di nicchia che si fatica a trovare in libreria [ ma esiste amazon che ha tutto ] oppure fare incetta di quelli dei grandi gruppi editoriali che sicuramente li svenderanno [ io conto sulla loro bullaggine, del tipo: " Io ho venduto più libri di te lurido piccolo editore che gioca a fare l'alternativo ! " ] ?
In ogni caso al momento i libri che vorrei sono:
- J.S. Foer, Se niente importa. Perchè mangiamo gli animali ?
[ è da tempo che lo voglio, eppoi in questo periodo c'è lo sconto Guanda ]
- S. Gandolfi, Il club degli amici immaginari. 
[ In biblioteca è al prestito, uff.]
- S. Algozzino, Ballata per Fabrizio De Andrè.
[ Mi intriga da tempo ]
- Zerocalcare, La profezia dell'armadillo.
[ Lo aspetto da tempo. Spero che ci siano sia il libro che l'autore. ]
-  H. Cobert, Un inverno con Baudelaire.
[ Non lo trovo in nessuna biblioteca, non lo conosco ma m'ispira il titolo.]

Chissà se ne prenderò qualcuno di questi o andrò per l'ennesima volta fuori fase acquistando d'impulso.

lunedì 7 maggio 2012

Verso il tirocinio !

Oggi c'è stato l'incontro di presentazione del tirocinio: ci hanno spiegato cosa faremo o dovremmo fare, come sarà articolato il nostro percorso di formazione, e cosa produrre alla fine: un elaborato, una relazione, un progetto di promozione (alla lettura).
Il tirocinio lo farò in una biblioteca di pubblica lettura,
ovvero a scaffale aperto.
Questa è la biblioteca di Bologna, Sala Borsa.
Ho deciso di scrivere anche sul blog quello che succederà durante il mio "apprendistato".
So già che sarò in una biblioteca di un paese qua vicino, per fortuna, nemmeno 20 km. Non sono mai entrata in quella biblioteca, quindi sono andata a sbirciarla su google. E' nuova, o almeno l'edificio lo è, e sembra abbastanza grande, attiva e "moderna" nella gestione: tanti incontri, tanti progetti, aperture serali.

Fare la bibliotecaria non era il mio obiettivo. E non lo è nemmeno adesso, ma qualcosa è cambiato. Sono più consapevole di come dovrebbe essere questa professione, altamente sottovalutata in Italia. Da questo tirocinio mi aspetto di vedere se effettivamente potrebbe piacermi gettarmi in questo mondo, magari non necessariamente quello dietro al bancone. Sono molto curiosa e ansiosa di vedere come sia la promozione alla lettura fatta sul campo, di vedere come si costruisce un laboratorio, di progettare qualcosa per gli altri.

Sono curiosa di vedere se il mio entusiasmo reggerà, se dopo il primo giorno non avrò già decretata morta la cultura dopo aver distribuito solo Danielle Steel e Nicholas Sparks.
Vedremo.
 Sono 250 ore di tirocinio, 150 da fare entro Agosto. Manca solo la firma e forse venerdì prossimo inizierò.
Nicholas Sparks, l'idolo delle cinquantenni.
( e una raggiante fan)
Danielle Steel, l'altra idola.

Blankets

Avevo tanto sentire di questo fumetto, Blankets. Un capolavoro, un'opera pluri-premiata, da leggere, etc etc.
Ero molto incuriosita da questo "romanzo grafico" e una volta tra le mie mani l'ho letto tutto d'un fiato, o quasi. 
E' una storia autobiografica: l'autore, Craig Thompson, è anche il protagonista. 
Parla della sua vita, da ragazzo, da adolescente un po' emarginato di un paese sperduto del Wisconsin, in una famiglia cristiana ultra-credente. Sono nove capitoli, nove episodi che si incentrano e concentrano su alcuni temi: il rapporto con il fratello Phil, la religione, Raina. E a far da cornice c'è la vita dura e povera dell'America profonda, quella che nei film si vede di scorcio prima che il protagonista parta per New York o altre città. E poi c'è la neve: bianca, soffice, fragile. 

Craig e Raina
E' in mezzo alla neve che si svolge la storia principale: è in un freddo inverno che Craig incontra Raina. Raina è una ragazza carina, gentile, diversa dagli altri ragazzi bigotti e ipocriti del campo religioso. Tra Craig e Raina nasce un'amicizia, si cercano e si trovano in mezzo a tanti: è quel tipo di amicizia che prelude a qualcos'altro, all'amore, ma che ancora non è, perchè non sai ancora come definirlo, però ti fa venire il batticuore. Prima di perdersi di nuovo si scambiano gli indirizzi, si tengono in contatto, si scrivono, si telefonano, a Craig torna la voglia di disegnare. 
Blankets - Craig Thompson
E' difficile descrivere il tipo di rapporto che s'instaura tra i due. Banalmente si potrebbe dire che è amore. Ma non di quelli con la A maiuscola, tipo vero amore, o di passione sfrenata. Ma non è nemmeno un amore platonico. E' un'amicizia/amore/affetto tra due bambini che si trasformano in adulti, tra entusiasmo e goffaggine. La neve spettatrice incarna alla perfezione il legame che li unisce: il candore tipico delle prime volte (non in senso fisico, ma come sensazioni), la fragilità: quando camminiano con più sicurezza crolla inserabilmente sotto il nostro peso, il freddo e il silenzio che scatenano in noi la voglia di cercare qualcuno o qualcosa che ci scaldi, come una coperta. 

Un Romanzo Poetico 
Blankets - Craig Thompson
In Blanktes Craig Thompson rivive con noi gli episodi significativi della sua adolescenza. 
Come quando ricordiamo, a volte le immagini scorrono veloci e la storia è lineare, altre volte un banale ricordo scatena riflessioni su riflessioni perchè rivediamo tutto con il nostro io di oggi. 
Come in un romanzo lui parla, racconta, rivive, sorride, rimpiange. 
Ma poi in mezzo, lascia delle 'poesie': immagini di tavole intere, senza parole, ma vivide, cariche di parole non dette, di sentimenti. E questa poesia non si limita alle tavole silenziose, fa capolino anche "tra le righe" delle altre tavole, quelle dove si narra la storia: vi sono tavole con due o tre parole, ma le vignette, gli sguardi, le ombre creano delle vere e proprie poesie disegnate. Perchè sono delicate nei tratti, ma dal significato forte, a volte opprimente, straziante, a volte liberatorio.

Consigliato
Blankets a me è piaciuto. 
Blankets - Craig Thompson
La storia non è unica, ci sono Craig e Raina, ma ci sono anche Craig e Phil e il rapporto tra i due fratelli è quello più vero e profondo: complici da bambini, validi alleati da grandi. Alcune scene tra i due sono geniali (quella della pipì). Ci sono i genitori di Craig, degni rappresentanti della civiltà religiosa bigotta americana: chiesa, Bibbia, messa, catechismo, Gesù. Ma Craig è stato giusto nel disegnarli: poteva sbizzarrirsi quanto voleva ( e con gli altri si è sbizzarrito abbastanza: vedi i compagni di catechismo) ma in fondo sono pur sempre i suoi genitori, testardi cattolici ma in fondo buoni.
Mi è piaciuto perchè la storia non è banale, affatto. Sulla carta poteva correre questo rischio: la vita di un giovane disagiato (sfigato), sai che novità. Ma Thompson riesce ad esprimere perfettamente il suo ( e nostro) disagio di quando era ancora un bambino nel corpo di un adolescente:
"Non riuscivo a capire come l'anima racchiusa nel mio corpo da bambino potesse essere trapiantata nella sua grottesca controparte adolescente"Blankets - Craig Thompson
Mi è piaciuto, ma...ma mi aspettavo di più. Da un'opera tanto decantata da più parti mi aspettavo tantissimo. I disegni sono belli ma per me sono ancora grezzi, a volte sembrano schizzi, a volte abbozzi. E alla storia manca un qualcosa: sono stata a lungo ferma su alcune pagine, a osservare i disengi, ad assorbire la storia. Alcune pagine mi hanno commossa per la loro semplicità e delicatezza, per le parole non dette. Ma alla fine non so, mi aspettavo quel qualcosa in più.
Sicuramente è un autore che tornerò a leggere, la sua ultima opera è Habibi e anche di questa ne ho sentito parlare molto bene.
 

mercoledì 2 maggio 2012

Mi ricordavo di Giulia Orecchia...

Venerdì dovevo partire per il lungo week-end. Per rendere umanamente accettabile il mio zaino alla mia schiena (ho la tendenza a infilarci tutto quello che potrei aver voglia di leggere) avevo evitato di prendere i libri che sto leggendo ( Fiesta e Le cronache- Il dominio della regina) per portare solo quelli per lo studio.

Ma passando dalla biblioteca non ho resistito alla tentazione di prendere un libro, da leggere sul treno o in stazione, un libro 'così '...ho scelto un libro per bambini che mi aveva incuriosita: era estremamente colorato e in copertina campeggiava Italo Calvino. Colori e Italo Calvino? Strano.
Beh l'ho preso: letto e guardato.
La storia è carina, semplice semplice, proprio per bambini. Parla di Lodolinda e dei suoi disegni: quello che disegna quando è felice, arrabbiata, triste, annoiata...poi arriva Federico, bambino antipatico che inizia a farle dispetti...e tra i due nasce una guerra di disegni. Il gioco dei bambini: "Tu disegni che...? Allora io disegno che ... ! "
E' una storia che era stata pubblicata anni fa, nel 1977, sul Corriere dei Piccoli. Una storia semplice, dal sapore antico e moderno: i bambini lasciati in casa dai genitori, il figlio antipatico di qualche amico di famiglia con cui forzatamente socializzare, i disegni sui fogli: semplici e colorati.  
Io non so che disegni ci fossero in quell'edizione, ma quelli di questo libro mi hanno ricordato perfettamente i miei disegni sghembi di bambina. Perchè ci sono Lodolinda e Federico che sono i protagonisti, i bambini, disegnati come si disegnano tutti i protagonisti: carini e ben proporzionati. Ma poi ci sono i disegni fatti da loro, che disegnano come ogni bambino: con semplicità, attenzione ai dettagli e improbabili colori. Disegni nei disegni.
Giulia Orecchia_I disegni arrabbiati




I disegni mi sono piaciuti tanto che ho fatto una breve ricerca sull'illustratrice, nome a me già noto.
Sapevo infatti che era la stessa di L'isola del tempo perso di Silvana Gandolfi, libro da me letto e riletto, amato e stra-amato, una vera religione quando avevo 11 anni.
E' un libro di cui un giorno parlerò, tanto, meglio. Comunque mi era piaciuta molto la storia di questo libro, ma anche i disegni, anche se in bianco e nero. 
Rappresentevano perfettamente i personaggi descritti nel libro. Una volta guardati non potevo far altro che immaginarmeli così, come li aveva creati Giulia Orecchia. 
Giulia e Arianna, le protagoniste, dovevano essere proprio così: nei disegni, nel libro, nella mia testa tutti si muovevano con quei capelli, quegli abiti, in quei posti. Ho passato lunghi momenti ad osservare i vari disegni, sopratutto uno mi piaceva, dove comparivano quasi tutti i personaggi. E ho apprezzato tantissimo la cartina, alla fine, dell'isola: sapevo dove far muovere quei personaggi diventati miei.

Comunque ho fatto una breve ricerca dicevo, e ho scoperto che è un'illustratrice molto molto prolifica. Ha disegnato molte -se non tutte- delle copertine della serie Le Ragazzine (leggevo anche queste).
Ma sopratutto è una brava disegnatrice. Mi sono innamorata dei suoi disegni, di nuovo.
Delle Ragazzine ricordo che le storie erano così-così, a volte veramente carine, ma la maggior parte delle volte erano i soliti prevedibili drammi adolescenziali (dove la tragedia era la mamma che non ti portava dal parrucchiere). Due cose erano inconfondibili di questa serie: le copertine rosa shoking, verde acido, giallo limone; e i disegni in copertina, molto fumettosi e fantasiosi. Perchè per disegnare una ragazza diversa per ogni copertina di quella infinita serie occorre davvero molta fantasia. Ricordo che io quando disegnavo (una volta disegnavo) non sapevo mai come vestire i miei personaggi immaginari: quindi rimanevano allegre teste svolazzanti. E invece Giulia Orecchia queste ragazzine le acconcia, le trucca, le veste ... regala loro piccoli significativi dettagli.

Ma oltre le Ragazzine, c'è un mondo. Un mondo di disegni per bambini soprattutto. Dove i colori sono pochi ma intensi, dove le linee sono morbide e affusolate, dove il soggetto è solo una figurina in un paesaggio più ampio che lascia respirare il nostro sguardo e ci lascia immaginare e ricordare a volte:
"Serata nebbiosa a Torino con la nonna"
Anche se i disegni dipendono ovviamente dal libro che deve illustrare.
Filastrocche del buio e del sonno_Paola Parazzoli: Le paure dei bambini , Giulia Orecchia
 Però nel suo blog ogni tanto qua e là lascia qualche disegno, così, per divertimento (credo).
Grandi Pulizie
 E qualche "poesia":

Curiosando il blog ho anche scoperto che ha appena finito d'illustrare un libro, di Silvana Gandolfi: "Il club degli amici immaginari". Ho avuto un fremito perchè ho letto due parole che hanno attirato la mia attenzione: Daniele e Isola del tempo perso. Probabilmente, forse, magari è una specie di seguito, potrebbe fortemente esserlo, del mio libro di pre-adolescenza. Quindi non vedo l'ora di leggerlo. Anche se una cosa mi ha disturbata: la copertina non mi piace proprio. Così scura e tetra, sembra un libro di fantascienza di serie b per bambini. Però ci sono i disegni di Giulia Orecchia e questi si che mi invogliano a leggere questo libro. In bianco e nero, a matita, grezzi ma incisivi. Mi ricordano proprio i libri della Salani, con quella carta giallognola e ruvida, impregnata di storie su storie. Peccato che non esistano più.

Tornerò a parlare di questa bravissima illustratice.
Le illustrazioni le ho prese dal suo blog: http://giuliaorecchia.blogspot.it/
Ha anche un sito, che è più che altro una sorta di book on line: Giulia Orecchia.




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