mercoledì 25 aprile 2012

Un classico del 25 Aprile

Lettere di condannati a morte della resitenza italiana
8 SETTEMBRE 1943- 25 APRILE 1945

Giovanni Battista Vighenzi (Sandro Biloni), 36 anni, nato a Rovato (Brescia), segretario comunale di Rodengo Saiano. Simpatizza con le SS tedesche e italiane per poter meglio organizzare la formazione di gruppi partigiani. Scoperto, combatte, ma viene catturato, seviziato e fucilato il 26 aprile 1945, poco prima che arrivasse anche qua la Liberazione.
Scrive a Liana, la sua fidanzata.
C'è una grande sete nel mio cuore, in questo momento, e una grande serenità. Non ti vedrò più Liana, mi hanno preso, mi fucileranno.(...)
Vieni soltanto di tanto in tanto, sulla mia tomba a portarvi uno di quei mazzettini di fiori campestri che tu sapevi così bene combinare. Addio, debbo salutarti, cara e tanto amata: non m'importa di perdere la vita perchè ho avuto il tuo amore prezioso per quasi tre anni ed è stato un grande dono. Muioi contento per essermi sacrificato per un'idea di libertà che ho sempre tanto auspicata.
Arturo Turani (Arturo), 55 anni, architetto, nato a Bergamo. Diede  vita alla Brigata Matteotti. Catturato e processato, fu fucilato il 23 Marzo 1944.
Letterea senza intestazione.
(...) Non ti chiedo di difendermi se domani persone o forse anche amici si faranno beffe di me, mi basta solo il ricordare che tu tu mi conosci e mi hai giudicato. In un domani quando Mario ti chiederà di me non temere e con franchezza gli parlerai e assicuralo che non si vergogni per quanto fece suo zio. Ma ricorda anche a lui che per essere un buon italiano bisogna pur seguire le orme dei propri cari. 
Giacomo Cappellini, 36 anni, insegnate di una scuola elementare, di Cerveno (Brescia). Comandante del battaglione nella brigata <Ferruccio Lorenzini>, compie azione di sabotaggio, guida colpi di mano in cui vengono fatti prigionieri SS. Una volta catturato, il 21 Gennaio 1945, viene fucilato il 24 MArzo 1945 nel Castello di Brescia.
Ai fratelli.
Il crudele destino che mi colpisce non vi abbatta: più fortunati di me continuate la vostra vita ed essere pei cari genitori il grande conforto di cui, purtroppo, avranno costantemente bisogno. Ve li raccomando tanto. Forse solo al punto in cui io mi trovo si può capire quale dono prezioso siano i genitori, e quali sentimenti siano capaci di suscitare i loro nomi. Amate tanto la Patria mia, questa Patria tanto disgraziata, e, senza odio accettate il sacrificio di vostro fratello.
Addio Martino, Alfredo e Elvira, il vedervi sarebbe stato di grande conforto, ma pazienza...Ancora vi raccomando il babbo e la mamma.
Non dimenticatemi...
Lettere...Copertina, Einaudi.

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