lunedì 11 marzo 2013

Il film "Educazione siberiana"

E' stato una grande delusione.
Il mio personale punto di vista sul film tratto dal libro Educazione Siberiana.
[ ATTENZIONE: SPOILER SUL FILM ]



Quando si va a vedere un film tratto da un libro si ha sempre "paura" se il libro è piaciuto. Si ha paura che il libro sia stato tagliuzzato troppo, che gli attori non siano esattamente uguali a come li avevamo immaginati, a volte ci si aspetta addirittura che gli sceneggiatori utilizzino le stesse parole del libro. 
Pensavo più o meno queste stesse cose, a 15 anni. 
Questo per dire che quando ieri sera sono andata al cinema a vedere Educazione siberiana ero conscia del fatto che il film non sarebbe mai stato esattamente il libro. 
Secondo me un film dovrebbe ricreare le stesse atmosfere del libro, dare le stesse sensazioni, dare -perché no?- la voglia di saperne di più, spingerci a ritrovare quei personaggi sulla carta, magari diversi però pur sempre loro. Mi aspettavo questo.
Mentre guardavo il film ero totalmente disorientata. Avevo la sensazione di guardare un film che casualmente si chiamava come un certo libro che avevo letto anni fa e che mi era piaciuto parecchio all'epoca. 
Nel film di Educazione siberiana non c'è niente, o quasi. 
Forse esagero un po', forse.

Del libro io non ricordo esattamente tutto: tutti gli episodi narrati, tutte le regole di nonno Kuzja. Mi ricordo però l'atmosfera del libro, dove la violenza, l'orgoglio, la durezza, le pistole, i coltelli erano all'ordine del giorno. I personaggi del libro erano criminali e si comportavano come tali, seppur ponendosi certi limiti da non superare, assolutamente. 
Nel film invece Salvatores ha eliminato quasi tutto. 
La storia raccontata nel film non c'è nel libro. Salvatores si è liberamente ispirato a certi episodi e ha proposto una storia che aveva in mente, la più banale di tutte secondo me, lo scontro tra bene e male. 
In questo caso il bene è rappresentato da Kolyma, soldato, a caccia dell’amico d’infanzia Gagarin, criminale, il male. 
I due sono cresciuti insieme, seguendo gli stessi insegnamenti di nonno Kuzja, finché le loro strade si separano bruscamente: Gagarin nel tentativo di salvare l’amico si consegna alla polizia. Quando i due si ritrovano anni dopo sono cambiati: Kolyma è un “bravo e onesto criminale”, Gagarin invece è stato corrotto dalla prigione e dalle ideologie di Seme nero, è diventato malvagio. Tra i due nasce uno scontro ideologico: Kolyma difende gli insegnamenti del nonno, Gagarin invece ci sputa sopra, vuole solo diventare ricco. Tra i due lo strappo definitivo avviene a causa  di Xenja ( Ksusjia nel libro), una ragazza voluta-da-dio, una loro amica, verso cui Kolyma prova un forte sentimento; alla ragazza proprio Gagarin infliggerà una profonda ferita. Il protagonista decide di arruolarsi nell'esercito per uccidere personalmente l’ex-amico. 

Questa è la storia raccontata da Salvatores. 
Ora io credo che un regista abbia il diritto di smarcarsi dal libro quando lo trasforma in film, non è per questo motivo che sono delusa. 
Sono delusa perché la storia non racconta nulla di nuovo, ha il gusto del visto e stra-visto: due ragazzi amici-nemici, una ragazza, l’inevitabile vendetta. 
Sono delusa perché nel finale sembra che si voglia fare una sorta di morale, un banalissimo “se hai sbagliato devi pagare”, il bene vince sempre.
Sono delusa per come è stato dipinto Kolyma: criminale di nome, ma bravo ragazzo nel cuore, mentre Gagarin è proprio un criminale cattivo, per davvero!
Sono delusa perché col materiale a disposizione si poteva fare un bel film, nonostante la storia così diversa. Invece è un film mediocre, che non invita per niente alla lettura del libro, è una storia chiusa.  
Gagarin e Kolyma
Nel film non c’è niente dell’atmosfera del libro, solo i paesaggi freddi e qualche massima di nonno Kuzja. 
Non volevo un film con morti e cadaveri a ogni scena, ma che passasse l’idea dell’ambiente crudo, violento narrato nel libro. I siberiani sono invece tratteggiati come criminali soft: loro sono i buoni anche se rubacchiano, sempre vestiti bene tra l’altro. Uno degli episodi più crudi che ricordi, quello sul carcere, è stato talmente rivisitato da non essere credibile. Quando Kolyma vi entra trova tanti bambini, ragazzi e ragazzini che lo accolgono direi quasi “con gioia”. All’interno della cella c’è una sorta di microsocietà, dove ognuno ha un ruolo, così ognuno può aiutare l'altro. Nella cella poi c’è tutto: fornelli e padelle, letti, chitarre...quasi un campeggio. Se il carcere lo si dipinge così allora perché Gagarin è diventato un delinquente della peggior specie ? 
Questo è l’episodio che più mi ha lasciata perplessa.



Il film in generale richiama molto alla lontana il libro. Secondo me poteva essere un'ottima occasione per colmare i difetti del libro, troppo episodico in certe parti, raccontando una storia lineare, magari approfondendo uno dei molti episodi narrati. 
Invece Salvatores ha tolto quello che era il succo del libro, [la forte identità della comunità siberiana che fa si che gli appartenenti sappiano sempre chi sono, da qui la loro forza fisica e psicologica], ha estrapolato alcuni dogmi dell’educazione siberiana e ne ha fatto un film tiepido, che non ti prende, a tratti annoia, che fa dire “ma quando succede qualcosa?”.
I personaggi non convincono, sia rispetto al libro, sia nel film stesso: aspiranti criminali e così deboli, ingenui e impreparati alla vita, sopratutto Kolyma. Senza parlare del finale, che ricalca il cliché della "giusta" giustizia personale.

Di questo film ho comunque apprezzato la fotografia, le scenografie, l'interpretazione di John Malkovich (nonno Kuzja) e Eleanor Tomlinson (Xenja).

Non mi sento di consigliarlo a chi ha letto e apprezzato il libro.
Agli altri direi NI: non è un brutto film, è godibile per chi non ha conosciuto il mondo di Kolyma, ma sinceramente credo che al cinema ci possa essere di meglio ( Anna Karenina ?). 


Per approfondire rimando a un'intervista a Nicola Lilin, soddisfatto del film: qui
Il trailer:

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