giovedì 21 marzo 2013

Su certi aspiranti scrittori

Illusi, arroganti, modaioli.

Da un po' di tempo a questa parte ho l'impressione che gli aspiranti scrittori siano quintuplicati.
Magari sono solo io che me ne accordo adesso, il web riserva sempre infinite sorprese, però ho notato che anche tra le mie conoscenze sono sempre di più le persone che mi dicono tutte contente e molto orgogliose "sto scrivendo un libro" oppure "ho scritto un libro e adesso lo invio alle case editrici così mi pubblicano" o ancora "la mia vita è così divertente che credo proprio che scriverò un libro, farà sicuramente successo".
Quando mi dicono queste cose io rimango un po' perplessa, storco il naso.
Sembra che scrivere e pubblicare un libro sia diventata una cosa così facile, semplice, naturale: io scrivo e l'editore deve pubblicare, ovvio.
Da quando ho iniziato a studiare seriamente l'argomento (quindi da almeno 3 anni) e a capire i meccanismi dell'editoria ho appreso che scrivere un libro e vivere di rendita di questo sia una tra le cose più difficili ora come ora.

Eppure molti aspiranti scrittori (ovviamente mi riferisco ad alcuni: non tutti gli aspiranti scrittori sono così per fortuna) sono convinti che basti scrivere qualcosa, pubblicare in qualche modo e aspettare. Aspettare che il mondo si accorga della sua genialità, della sua originalità, della sua unicità e quindi aspettare il successo, la fama, la gloria...i soldi.
Una volta si sperava di fare l'affarone sposando quella/o ricca/o così, adesso basta pubblicare e "sono sistemato".
Da qualche parte (purtroppo non riesco a ritrovare l'articolo) avevo letto che in questo periodo la scrittura è diventato una specie di conseguenza anche della crisi: dato che molti giovani non riescono ad entrare nel mondo del lavoro (o non hanno voglia, alcuni sono disgustosamente viziati) si buttano sulla scrittura perché credono sia facile: basta avere un po' di tempo e tanta fantasia.

Geronimo Stilton, scrittore di successo.
( è un topo)
Quando sento queste persone parlare così io mi domando sempre se facciano sul serio.
Si fanno sul serio.
Scrivono e inviano manoscritti a tutte le case editrici senza informarsi nemmeno se il loro malloppone rispetti il catalogo di tale casa editrice, senza sapere come si pubblica un libro, senza sapere della mole di lavoro degli editori.
La cosa che mi dà più fastidio di tutte è che tutti hanno sempre dannatamente fretta: dopo neanche un mese si domandano perché nessuno risponde, eppure è già  passato un mese.
Come diceva la nonna "la fretta è cattiva consigliera", e visto che codesti aspiranti scrittori hanno tanta fretta ecco che cadono nella rete degli editori a pagamento: i primi a rispondere con tanto entusiasmo e tante lodi.

Un editore a pagamento si presenta
Spesso tali aspiranti scrittori cedono alle lusinghe abboccando a tutte le sciocchezze propinate dagli EAP (l'editoria è in crisi, tutti fanno così, il tuo libro è un capolavoro ma devo pagare gli alimenti alla mia ex-moglie...). Dopo si rendono conto di quello che hanno fatto, soprattutto quando si ritrovano con un pacco di capolavori già pagati da vendere a qualcuno.

Ora io apprezzo sinceramente tutta la campagna fatta dal Writers Forum e tutti gli altri blog contro l'editoria a pagamento, perché l'editore e a pagamento non è un editore, ma ultimamente mi è venuto questo dubbio: e se questi fossero un male necessario ? Se aspiranti-scrittori e Eap si meritassero a vicenda ?
Io credo sinceramente che con tutta la campagna che esiste contro l'editoria a pagamento se uno alla fine "cede" solo perché non vuole aspettare o non vuole credere che in fondo non abbia scritto il capolavoro del secolo...ecco uno così merita che l'EAP di turno gli succhi tutto il denaro sangue che ha.

Un editore a pagamento in un momento di normale routine
Oggi esiste il web, google...gli strumenti di base per sapere come si pubblica un libro ci sono tutti.
In ogni sito/blog serio che si rispetti che parli di scrittura c'è scritto che l' EAP non è editoria.
Eppure molti pubblicano lo stesso a pagamento e dicono (li ho sentiti con le mie orecchie)  che sanno che è "sbagliato" ma nessun altro glielo voleva pubblicare il loro libro e loro volevano per forza vederlo pubblicato.
- Auto-pubblicarlo no ?  
- Eh no, non è la stessa cosa...
La domanda che poi non ho fatto per non sembrare la solita stronza era:
Ma sei sicuro/a che il tuo libro meritasse di essere pubblicato ? Tanti poveri alberi meritavano di essere abbattuti affinché il tuo romanzo fosse pubblicato e lasciato a marcire al sole nella tua macchina mentre cerchi di sbarazzartene (=vendere a amici e parenti)?
Non l'ho fatta perché secondo me con persone simili non credo serva sprecare ulteriore fiato.
A questo punto mi vien da augurare agli EAP: fate pure! Prendetevi pure tutti questi illusi!
(Io però quei libri non li comprerò mai).

Buon lavoro !
Non è finita.
Pensavo di aver visto tutto con aspiranti scrittori che pubblicano coscientemente (e felicemente) a pagamento, che non si domandano quanto valga effettivamente la loro opera.
Poi mi è capitato poi di leggere questo:

Voglio vedere il mio libro tra gli scaffali della Feltrinelli <3<3<3<3<3

(un esempio).
In ogni caso è un pensiero comune a quanto pare, sopratutto tra le aspiranti scrittrici più giovani.
Il nuovo status-symbol è vedere il proprio libro sugli scaffali della Feltrinelli.
E' questa l'aspirazione più grande: la Feltrinelli. Un negozio di una catena di librerie, dove spesso (ma non sempre per fortuna) i commessi sono un po' freddi e poco competenti, dove oltre ai libri trovi tutta la cartoleria, i cd, gli strumenti musicali, le riviste, il cibo di lusso, i souvenir, i poster,  i videogiochi, le borse, le magliette, le cartoline.
Sia chiaro: a me la Feltrinelli piace.
Però mi mette sconforto pensare che vedere il proprio libro lì sia la massima aspirazione di una persona che scrive.
La massima aspirazione non dovrebbe essere quella di trovare qualcuno che creda nel tuo manoscritto per poter così essere letti e apprezzati da qualcuno (dicesi lettori)?

Il momento preferito di un libro
Credo di essere troppo dura a volta, lo so.
Il punto è che credevo che gli aspiranti scrittori s...sciocchi fossero relativamente pochi, come questi. Però navigando nella rete e ascoltando i discorsi altrui  (sono una spiona) sto incappando sempre più in gente incapace, ingenua all'inverosimile, senza un briciolo di umiltà che crede che scrivere un buon libro sia come schioccare le dita.
E mi domando come mai ?
Quando è successo che è passata l'idea che tutti possono scrivere ?
Ultimamente mi pare che sia diventata una vera e propria moda.
Forse perché certa editoria non fa che propinarci l'ultimo libro di questo vip o dell'altro ( avete letto i libri  di Emanuele Filiberto ?) e uno -giustamente- pensa: se uno così lo pubblicano, perché non anch'io allora ?
Nella zona in cui abito, Lombardia, stanno spopolando i corsi di scrittura creativa. Dalle città si stanno espandendo fino ad arrivare nei paesi di pianura e di montagna: sedicenti esperti che ti insegnano a scrivere.
E ancora sottolineo che contro i corsi di scrittura creativa di per sé non ho niente, ma mi domando quale valore abbiano effettivamente.
Ho letto quanto scritto su Gamberi Fantasy dove, libro a parte, ci si domandava appunto sul valore dei corsi di scrittura creativa se poi i risultati erano quelli.
( Davide Roma, autore de Il bacio di Jude, Sperling & Kupfer, era il migliore del corso tenuto da Raul Montanari: peccato che il suo libro sia veramente imbarazzante per trama, logica, markette alla Apple, luoghi comuni, luoghi comuni da gggiovani).
Leggere quel post è stata un po' la conferma a quello che penso dei corsi di scrittura creativa: pochi buoni, tanta tanta tanta fuffa, utili per creare contatti, poco utili quando tenuti in luoghi fuori dal "giro" a meno che il docente non sia una persona seria.
Esempio di scrittore serio, poco fashion.
Certo tutti possono scrivere ma non tutti possono pretendere di essere pubblicati secondo me.
E non parlo del tema di un libro, ma proprio saper scrivere: se non sai dare un inizio, una fine, caratterizzare i personaggi, dare un senso logico al testo per me non puoi pretendere di essere pubblicato ( o magari puoi se i lettori di quella casa editrice stanno imparando come non si deve scrivere).
Mi sembra proprio che ultimamente un aspirante scrittore ( ma che forse non bisogna più chiamare scrittore) miri soltanto alla pubblicazione fine a se stessa e alla vanagloria, basta.
Quando mi dicono con fare segreto:
-Eh, sai, poi io ....sai, io sto scrivendo un libro! Adesso sono a metà eh...poi magari divento famoso... 
Io rispondo sempre.
- Si beh, come mezza Italia direi. Aspetta e spera.
Se tutti scrivono, chi legge ? Nessuno ovviamente, o almeno, i soliti quattro.

In ultimo, la cosa che più mi dà fastidio è che certa editoria incoraggia questo stato di cose.
A scrittori meritevoli, che trovano rifugio nelle piccole, ne sono sempre più convinta, preferiscono pescare dal mucchio degli illusi, aggiustare in qualche modo il loro deplorevole testo, e lanciarlo come capolavoro-ironico-divertente-controverso-stupefacente-ambiguo etc etc.

Scrivere fascette è un'arte
Il mio rammarico è che alla fine io, da lettrice, devo aspettare spesso eoni per leggere qualcosa di buono, cercare bene nel mare magnum delle pubblicazioni.
Mi dispiace sapere che tante case editrici buone hanno pacchi enormi di romanzi-anteprime-capitoli da leggere (spesso spazzatura) prima di poter decidere cosa pubblicare e questo rallenti tutto e renda necessario passare per le conoscenze/raccomandazioni.
Mi dispiace che questi ignoranti continuino ad alimentare il mercato degli EAP in cui ogni tanto incappa anche chi non merita (rari).
Mi dispiace che tanti scrittori che meriterebbero di esser pubblicati devono aspettare anche loro eoni prima di esser presi in considerazione.
A loro mi sento di dire: non mollate.
Forse un giorno andrà di moda leggere. 

18 commenti:

  1. Io credo che prima o poi si sgonfierà la cosa. EAP e sedicenti scrittori si meriteranno per sempre felici e contenti nel loro angolo, e la gente capirà che scrivere non significa pubblicare. Che scrivere non significa scaffale di libreria e pubblicare non significa far soldi. Perderanno interesse e via.

    C'è stato un momento in cui tutti volevano diventare musicisti. Io ho studiato musica a livello professionale con la consapevolezza che forse forse uno su cento di quelli che studiavano al mio livello ce l'avrebbe fatta.

    Di corsi di scrittura non ne so molto, ma ad esempio nella mia città mi ero informata avendone visto uno, che pareva ben organizzato. Una sera a settimana. Scopro poi che l'autore ha scritto un libro da titolo e trama imbarazzanti e che il costo del tutto è inguardabile, ma seriamente inguardabile. Credo esistano corsi raccogli soldi, che sfruttano queste vanità diffuse per cui ciò che si desidera è il nome sulla copertina e la gloria eterna. D'altro canto, quella di raccontare un po' di sé, quella di scrivere, è un'esigenza comune. Io credo TANTISSIMO nell'amatoriale, nel porsi obiettivi personali e sfidare se stessi, cercando anche di condividere questo con altre persone. Conosco persone fantastiche che organizzano questo tipo di corsi, utilissimo anche per leggere libri (e diciamolo, questi scrittori improvvisati NON leggono libri). Penso alla consapevolezza maggiore dello stile o della gestione del punto di vista o delle caratteristiche della trama. Corsi di questo tipo sono bellissimi e credo molto utili e si associano a tutti gli hobby-passioni che colorano la vita di tante persone.

    Il problema è quando ci si improvvisa senza umiltà e si ammorba la vita altrui più che colorare la propria :)

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    1. Dici che si sgonfierà? Lo spero, perché solo in quest'ultimo mese (e febbraio è un mese corto) sono state ben tre le persone che ho sentito che stanno per inviare il proprio manoscritto, e sono persone che sanno pochissimo di libri&co e leggono anche molto poco.

      Sui corsi di scrittura mi è venuto il rigurgito. Tanti li cercano, tanti li fanno, però è che a farli non sono persone serie. Sono spesso improvvisati, hanno l'unico "vantaggio" di conoscere un po' meglio il mondo del libro. Sono corsi che potrebbe fare qualunque blogger un po' sveglio secondo me. A vedere programmi e bibliografia proposta mi vien davvero da dire "Si ma una cosa del genere posso farla anch'io.."
      E lo dico con dispiacere perché mi piacerebbe frequentarne uno, per saperne di più. solo che sono tutti mezze delusioni, spesso con alle spalle delle EAP.

      Il problema come dici tu è che poi vengono da te e pretendono che tu legga il loro libro, ne parli bene, lo consigli ad altri e che addirittura lo metta in bella vista all'entrata (è successo quando stavo in biblioteca). E quest'ultimi erano a volte libri con refusi e scritti un po' così (gente che s'improvvisa appunto), mentre altre volte erano libri EAP..

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    2. Ma in realtà in un certo senso potresti organizzarli pure tu. Io per esempio credo molto nei corsi di lettura, chiamiamoli così. La gente continua a parlare di "gusti": se non ti piace una cosa è perché hai gusti diversi, quando non sempre è così. Esistono alcuni elementi oggettivi per riconoscere se una cosa è scritta bene o scritta da schifo. Il fatto che piaccia è poi secondario.
      Ma la gente non sa nemmeno riconoscere l'assurdità di punto di vista in una frase come "mi accarezzo i capelli neri e lacrime sgorgano dai miei occhi color ametista".
      Io vivo da anni la scrittura amatoriale, senza alcuna pretesa. (E non parlo di quei forum di insopportabili grammar nazi e sedicenti scrittori pieni di sé). Ed è pieno di persone che la vivono così, che si divertono a scrivere cose senza alcun fine ultimo come mia sorella ama nel suo tempo libero dipingere e migliorarsi in questo e non per questo invia tele ai musei di mezzo mondo.

      Purtroppo in tutti i campi artistici c'è una lunga serie di soggetti che si crede l'ultimo genio nato su questa Terra. Che fan oggettivamente schifio ma "è il mio stile, non sai apprezzarlo!!!!!!!!", che è una gran stronzata.
      Il mio fidanzato è un fotografo amatoriale, peraltro bianconerista analogico, dove c'è massa di gente piena di sé. In quel campo si credono tutti geni, più o meno incompresi, e se fan foto urende dicono che il loro io artistico e che chi critica è stupido. Alla fine è una barca comune.
      Credo che nel campo della scrittura siano però più rompipalle che negli altri campi, perché è più facile improvvisarsi e ottenere presto risultati immediati (un capitolo, a prescindere dalla qualità, lo possono scrivere tantissimi, anche senza esperienza e cultura in fatto di scrittura; un novellino che si attacca alla tastiera di un pianoforte può anche iniziare a piangere prima di ottenere qualcosa di decente), e inoltre attira tantissimo una fascia di età che ha un pessimo rapporto con la critica: i cinquantenni. Che perché han vissuto mezzo secolo vogliono raccontare la loro storia. Anche se l'ultima volta che han letto un libro era Topolino in quinta elementare. O Bruno Vespa. Che hanno un atteggiamento aggressivo perché PRETENDONO di essere letti, perché sono arrabbiati se non vengono scelti e iniziano a imprecare contro il mondo che li circonda e quindi si fanno strada tramite EAP (e solo un cinquantenne con un lavoro può permettersi EAP, diciamolo. Di certo non un giovane precario o neolaureato aspirante scrittore) e spam molesto. Ma gente del genere non ama davvero scrivere, e non solo perché EVIDENTEMENTE nemmeno ama leggere. E se ama scrivere, deve rassegnarsi che non tutti hanno le capacità per farlo. E' una verità dura, ma c'è di peggio nella vita.

      Non oso immaginare la faccia di bronzo di questo personaggio che esige il proprio libro esposto in biblioteca D:
      Del resto io mi sto ancora chiedendo perché da mesi ci sia questo volume albatros che ammorba le novità delle due feltirnelli della mia città.

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    3. Sul fatto dei gusti sono più che d'accordo. Secondo me questo attaccarsi ossessivamente al pensiero "sono gusti/è la mia opinione personale/è quello che penso" è il leitmotiv di questi anni. Non credo di esagerare pensando che spesso uno non può più nemmeno criticare un libro (ad esempio) interessante ma scritto obiettivamente male senza che qualche fan non intervenga e dica "beh ma tu non sei 'nessuno' e questo è solo un tuo parere, quel libro è bellissimo perché mi ha fatto piangere tanto". E se poi provi a contestare guardando alla prova dei fatti (es: abuso della punteggiatura) ti dicono "si beh, cmq mi ha fatto piangere tanto quindi è bello lo stesso". Boh, mi sembra che basti che la storia ti faccia "emozionare tanto" per essere stupendissimissimo, al come è stato scritto non interessa quasi più a nessuno. E' una cosa che succede in alcuni generi in particolare secondo me.

      Il punto è che secondo me moltissimi nell'ambito dei libri confondono la trama narrativa (sempre quando esiste una trama narrativa logica) con la scrittura. Si pensa che basti avere una storia forte e il libro sia fatto, però poi quando si tratta di "scrivere" non sanno farlo. E per questo i cinquantenni credono che poter scrivere un libro, perché credono di avere tutto, ovvero una vita vissuta, quando invece mancano alcune cose essenziali: 1- saper scrivere e 2-saper scrivere decentemente.
      Che poi qui entra in ballo il classico gap-generazionale: tu ai vecchi devi portare rispetto a prescindere, se sei più giovane non puoi (quasi) permetterti di dire che hanno scritto una schifezza, che forse il mondo faceva a meno della loro storia.

      E ritornando alla biblioteca ecco perché io alle vecchie non potevo dire niente, se non nascondere il loro libro quando se ne andavano perché mi sembrava un insulto ai lettori intelligenti metterlo vicino alle novità o ai "consigliati dalla biblioteca".

      Voci di corridoio mi han detto che alcune librerie di catena si fanno pagare dalle case editrici per mettere in bella vista un libro piuttosto che un altro.

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  2. LePagineStrappate: questa dei corsi-fuffa non la sapevo °__° cioè, sapevo della loro esistenza, ma... mah.

    Beh, nulla da aggiungere. Ultimamente ho cominciato a pensare pure io che EAP e wannabe-scrittori si meritino a vicenda. Magari un tempo era più facile cadere nel trappolone, ma ormai basta fare un giro veloce su Internet per rendersi conto del tranello. Se uno non ha neanche voglia di farsi una ricerca beh, spiace giusto per gli alberi, ecco.
    Comunque credo pure io che l'impennata nel numero dei wannabe-scrittori(sòla) sia dovuta all'impoverimento di tanti e tanti successi letterari. E forse anche al successo dei vari reality, al fatto che dopotutto decine di milioni di persone stanno in casa a guardare gente che non fa niente dalla mattina alla sera. Cioè, se uno guarda con piacere il GF, perché non dovrebbe leggere con piacere anche le storie di vita di un Signor Qualunque? Cioè, ha anche una sua logica ò_ò
    Non so, ovviamente spero che questa mania smetta, più che altro per alleggerire il peso alle case editrici. E soprattutto perché magari, intasate come sono, rischiano di farsi sfuggire qualcosa di meritevole.

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    1. "wannabe-scrittori" è una definizione fantastica!
      Detto ciò, condivido (ovviamente).
      Che si abbia esigenza di scrivere lo capisco; ognuno ha le proprie motivazioni.
      Però, in ogni cosa, ci vuole sempre una bella dose di umiltà (ed anche un pò di consapevolezza aggiungerei!).
      Scrivere per scrivere, su un taccuino, su un blog, su un post it da attaccare al frigo... mi sta bene, ma da qui al farsi pubblicare il passo è troppo lungo, troppo importante. Non è da tutti.

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    2. Ma appunto, la cosa che non riesco a concepire è il legame logico che collega 'scrivo' con 'pubblico' °__° Cioè, non è che se tieni un Caro Diario a qualcuno gliene deve fregare qualcosa... mah. O i flussi di pensiero. Brrr.

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    3. @ Leggivendola, giusto l'altro ieri una signora mi ha proprio detto che la sua vita è così divertente&emozionante ( fa la professoressa) che vuole scrivere un libro perché avrebbe sicuramente successo. Ora io le voglio bene, lei è brava ad insegnare, ma quando le parlo di libri viene "giù dal pero"...

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    4. Si potrebbe poi parlare di cosa significa "successo", che è una parola che non posso soffrire ma che ai più di oggi tanto piace.

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    5. Successo ovvero fare soldi a volte, altre essere riconosciuti come scrittori->quindi intelligenti-> quindi degni di rispetto->quindi anche degni di essere omaggiati (soldi o salami van sempre bene).

      Questa è l'impressione che avevo parlando con alcuni che hanno pubblicato da soli e con eap.

      Ah poi qualsiasi schifezza senza senso scrivano su facebook o sul giornale del paese dopo tu devi dirgli "ooohh, ma come sei profondo/complicato/incompreso".

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    6. Premesso che condivido più o meno tutto quello che è stato detto, possiamo formulare ipotesi diverse a seconda di chi si voglia individuare come responsabile.
      Mi spiego meglio.
      Fase 1. Tizio scrive (per diletto, per passione, per raggiungere il fatidico "successo" di cui sopra).
      Vogliamo dare una colpa a Tizio solo perché scrive? No. Bene, procediamo.
      Fase 2. Tizio, acclamato da parenti ed amici, si propone ad uno o più editori. Tizio si addosserà colpe per questo? No. Tizio scaricherà la responsabilità sull'editore. Della serie "Se lui mi pubblica, perchè io dovrei farmi tutti questi problemi?". Perfetto.
      Fase 3. L'editore, che si trova di fronte ad un bivio:
      a. Pubblicare la storia melensa e mal strutturata del wannabe-scrittore per pure esigenze commerciali (fanculizzando ogni sorta di etica professionale);
      b. Non pubblicare Tizio, a vantaggio della qualità.
      L'editore, secondo voi, si darà responsabilità di questa scelta? No. L'editore liquiderà il problema in questo modo: io pubblico sia Tizio che Caio, poi sta alla massa scegliere e giudicare, non sono problemi miei. (trasferimento di responsabilità, secondo atto).
      Stesse conseguenze dell'effetto traslativo dell'imposta (giusto per ficcarci un pò di economia!)
      Fase 4. Sempronia, adolescente (col gusto dell'orrido) compra il libro di Tizio. Perchè le piace la copertina, perchè Tizio "fa figo", perchè parla di vampiri che slinguazzano su una tomba (sto scendendo troppo nel volgare mi sa), comunque... lei lo compra. Se ne farà una colpa di questo? No. Anzi, a domanda risponderebbe "Io spendo i miei soldi come voglio". E noi potremmo star lì ore a spiegarle che quello non è leggere, quello è atrofizzarsi il cervello e magari imbastire una bellissima discussione, citando Kafka e Shakespeare e affini. Però ciò non toglie che la bambina abbia detto una verità sacrosanta, ossia: i soldi li spende come vuole e su questo, anche ricorrendo a tutte le motivazioni del mondo, non si può obiettare.

      Quindi... alla fine... di chi è la responsabilità?

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    7. Direi sempre e comunque dell'editore, colui che sceglie se pubblicare.
      Proprio qui sta il fulcro per cui alcuni decidono di rivolgersi alle EAP (che si pongono molti meno problemi etici) o si autopubblicano.
      Tra l'altro proprio l'auto-pubblicazione sta "spaventando" il mondo dell'editoria sembra, si pensa che presto non ci sarà più bisogni degli editori.

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  3. Quello che a me stupisce di più è che ci sono tanti, tantissimi editori, medio-piccoli, non a pagamento, che pubblicano senza alcuna richiesta di contributo, che valutano ed editano senza alcun costo per gli autori... basta fare una ricerca su internet e si trovano. Certo, ci va pazienza, perché la mole di inediti che hanno da leggere credo sia, come dici tu, altissima. Ma almeno hai la garanzia (ok magari non sempre sempre) che il libro è stato davvero letto, valutato al punto da decidere di investirci sopra. Ho il sospetto che chi si rivolge agli EAP abbia già tentano la strada non a pagamento e si sia trovato davanti a uno o più rifiuti... io personalmente davanti a uno/più rifiuti come reazione spontanea avrei: "ok, qualcuno più competente di me ha detto che la mia opera non è adatta alla pubblicazione, forse è meglio che mi metta il cuore in pace". Mentre probabilmente altri pensano "sti editori non capiscono la mia arte sperimentale". E vanno a farsi spennare da editori che probabilmente nemmeno sanno cosa stanno pubblicando.

    Però, onestamente, condivido il tuo pensiero e quello di La Leggivendola: EAP e scrittori che pubblicano tramite EAP si meritano a vicenda. Sanno a cosa vanno incontro, sanno qual è il parere diffuso dai più su questo sistema di pubblicazione ma se ne fregano, perché la loro opera vale tantissimo. E quindi, beh, si meritano di essere spennati. E sono sicura che prima o poi se ne renderanno conto.

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    1. Hai toccato un altro punto, pazienza. Invece hanno tutti fretta. Fretta di cosa ? Sui siti di molte piccole casa editrici free c'è scritto che l'attesa è alta, si aggira sempre sui 6 mesi circa.
      Però a questo punto io, se proprio volessi pubblicare per forza, ricorrerei all'auto-pubblicazione...invece è vista come una cosa "degradante", mentre pagare un finto editore no...mah.

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  4. Premetto che condivido tutto, ma proprio tutto quello che hai scritto. In questi giorni mi ronzavano le stesse domande nella testa: perchè in Italia tutti scrivono e nessuno legge? Perchè tutti credono di saper scrivere e non azzeccano neppure i pronomi? Perchè questa smania di vedere il proprio libro pubblicato e poi letto da nessuno, salvo amici e parenti? Per anni ho scritto articoli di cultura per un giornale online e mi toccava sorbirmi le presentazioni di pseudo libri di pseudo autori locali. Oggi ho un blog e mi riservo di scegliere chi recensire, ma quando mi arriva un messaggio di questo genere:

    che meraviglia..vi scopro in cerca di belle sensazioni e pagine che mi toccano il cuore!
    vorrei inviarvi ..una richiesta..ho scritto e pubblicato un piccolo libro..ma grande nel mio cuore e per sentimenti e vive emozioni. si intitola..*** parla di dolore e rinascita lungo il mio cammino! se avete voglia e vi sembra giusto dategli voce ..forse più di una persona potrà leggere e leggersi nelle mie pagine!ho una pagina proprio su facebook!! che ha il tittolo del libro..! per ora un abbraccio di luce ed ombra..senza la quale..la mia luce non potrebbe splendere così forte!allego il link della pagina..se vi fa piacere incollatelo sulla vostra!

    Ditemi, come faccio a rispondere? Questa persona ha scritto e pubblicato un libro e non sa neppure mettere una lettera maiuscola, una virgola... Ora, io non sono una lettrice esigente, o meglio, con gli esordienti cerco di essere conciliante, però c'è un limite a tutto. Potremmo lanciare una campagna: "scrivete meno, leggete molto ma molto di più", qualcosa del genere.
    La mia conclusione è che anche in campo letterario viga oggi il monito di Andy Wharol: tutti vogliono essere famosi, anche solo per 15 minuti.

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    1. Purtroppo i libri restano, tanti non si accontentano dell'e-book (vedi i cinquantenni di cui sopra) e in libreria/biblioteca rimangono questi libri che contribuiscono a riempire i già risicati spazi.

      Comunque si, servirebbe una campagna pro-lettura seria.

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  5. Io credo che faccia parte tutto di un'evoluzione della società: tutti vogliono fare gli attori, tutte vogliono fare le veline, tutte vogliono fare le make-up artist, tutti vogliono fare gli chef, tutti vogliono fare i medici (basti notare il numero degli iscritti al test di Medicina)... Tutti vogliono fare gli scrittori.
    Il problema è che, a partire dalla seconda rivoluzione industriale, tutti i lavori di forza si sono persi e, parallelamente, la popolazione è cresciuta. Dal dopoguerra, in particolare, le persone hanno vissuto sopra le loro possibilità (e ora ne paghiamo le conseguenze).
    Ma tutti quelli che in un'altra epoca, teoricamente (anche se non amo l'ideale dell'ostrica), sarebbero stati destinati a essere contadini o artigiani, adesso cosa fanno?
    Siamo arrivati a un punto di saturazione del mercato, e purtroppo ciò va a discapito della qualità.

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    1. Hai toccato alcuni punti interessantissimi che mi hanno dato altri spunti di riflessione, ad esempio "vivere al di sopra delle proprie possibilità " quindi anche sognare al di sopra delle proprie possibilità, guardare ben oltre i propri limiti e non saperli accettare.
      Non so se possa "valere" il discorso del SE, perché non credo sia paragonabile il vivere di adesso al vivere di una volta.

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