Treno regionale, interrogionale, suburbano. Ogni settimana è un treno diverso, ma sempre treno è.
Sono anni che prendo il treno, perchè non ho la macchina, perchè costa(va) poco, perchè non inquina ( è quello che vogliono farmi credere quando giro il bigliettone). E' una routine, abitudine, tradizione, personalmente mia.
Ogni mattina sono nella sala d'aspetto: gneek-sbam, la porta finalmente si apre ed entro dentro, guarda gli orari, treno in orario, ok, mi siedo, libro. Nessuno parla, nessuno ha voglia di niente, solo i ragazzi che saltano la scuola sono eccitati, il treno, wow, solo i ragazzi che hanno l'esame, agitazione, brrr. Gli altri, noi, pendolari, siamo fermi, immobili, guardiamo, pensiamo, aspettiamo. Il libro è nella mia mano, aperto e immobile, il treno sta sempre per arrivare.
Finalmente il treno arriva. Salgo, cerco, trovo, ho di nuovo in mano il libro. Ulisse avrebbe approfittato dei suoi viaggi per conoscere sia i luoghi dove gli uomini vivono, sia la mente degli uomini. Le persone dormono, si ritrovano, guardano il paesaggio sempre uguale là fuori. Fermata. Porte che si aprono, gente che entra, posso sedermi? Certo. , cappotti che si tolgono, zaini che si spostano, cambio libro. Vide i loro vessilli al vento mentre i cavalieri emergevano in una lunga colonna polverosa dal verde della foresta risparmiata dal fuoco.
Il treno riparte, la gente è sistemata, il caldo ci avvolge, si chiudono gli occhi, un rimasuglio di sogno, un sorriso. Biglietto prego. Certo, un attimo grazie, eccolo. Il libro, pagina persa, trovata. « Quanti vessilli conti?». Fermata. Il mercenario si fece visiera sugli occhi con una mano. Qualcuno urta qualcosa, una porta si apre, un cellulare suona. «Pod vieni qui. Descrivi gli emblemi che vedi, e dimmi a quali case appartengono». Fermata. Qualcosa in lontananza succede. Un simile spiegamento di forze e di blasoni era un messaggio.
Stazione di Brescia. Stazione di Brescia.
Fine.
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