Sto studiando Montale.
Dietro ci sarebbero storie lunghissime da raccontare, ma il fatto nudo e crudo è che tra una settimana ho un esame di letterature comparate e sto smattando. Sto maledicendo non l'allegro Montale che ad ogni poesia mi ricorda che in ogni oggetto posso trovare il male di vivere ( vedi il biscotto che annega nel caffelatte la mattina, l'acqua del water che va giù-giù e non ritorna più...continuate voi), non il magrolino Eliot (Montale lo descrive così), non Ezra Pound il (finto) matto. Maledico i professori d'università. Si potrei maledire me stessa per non poter studiare bene visto che ho un sacco di altre cose da studiare, ma preferisco prendermela con coloro che scrivono i saggi. Il primo è senza dubbio Contini: grande studioso di letteratura per chi lo conosce, grandissimo. Peccato che quello che scrive lo capisca solo lui. Io ci ho provato, ma intere pagine di francese non posso capirle appieno: beh, si colpa mia che non so/ho dimenticato il francese. Sconfortata allora poi passo a un'altro saggio, di una donna, Tiziana De Rogatis: sono alla seconda lettura e lo capisco ora. E' molto interessante, MA : perchè deve essere tutto così complicato? Perchè devono esserci interi periodi di quattro o cinque righe con virgole, parentesi, due punti e quanto di più allegro esista nella grammatica italiana? Forse il punto è questo, giocare al rilancio: più spezzetto la frase principale più gli altri faticano a comprendere più fingeranno di aver capito ed apprezzato il tutto. Oppure più gioco con la grammatica più dimostro di saperla usare. Non ce l'ho con tutti i saggisti, ma solo con alcuni, quelli che si divertono a complicare una materia già complessa di suo nelle sue sfumature. Infatti, il saggio che studio per consolarmi è quello del Blasucci: questo è chiaro, semplice, diretto. Deve dirmi che Govoni ha ispirato Montale in diverse poesie, bene, come dirlo? Semplice: breve introduzione di Govoni, e poi elenco di versi di Govoni e versi di Montale a confronto, e io ho capito. L'elenco è importantissimo, evita di barcamenarmi tra le parentesi e fare i molti collegamenti a mente.
Dopo aver studiato Meneghello, Libera Nos a Malo, e i saggi allegati ho compreso che quello di complicarsi/complicare la vita è una preoragativa tutta italiana. Meneghello vive gran parte della sua vita a Reading, Inghilterra, e si forma nella/con la cultura inglese ( molto, molto, molto brevemente), e da italiano che vive all'estero e guarda all'Italia non capisce perchè gli accademici, gli studiosi per esprimere un concetto debbano essere così complicati (usare i paroloni insomma), anche nelle interpretazioni della sua materia. Per dimostrarlo in Jura, il tremaio confronta due pezzi di saggio, uno inglese e uno italiano, e li commenta ironicamente, sbeffeggiando quello italiano ovviamente.
Tornando al mio amicone Montale. Studiando gli odiosi saggi ho pensato che anche lui fosse come loro. E invece no. Tra le varie cose, ho anche una 'bellissima' dispensa con articoli e mini-saggi, tra cui alcuni scritti da Montale: e sorpresona, lui è chiarissimo. A volte fatico, ma perchè sono pensieri complessi, non perchè sono periodi complessi. Come Eliot, e gli altri. Loro sono chiari nel dire quello che vogliono dire.
Allora perchè i professori devono giocare sporco ?
Io ho abbandonato questo corso dopo due lezioni. Il professore aveva la voce piatta, citava almeno 3 poesie al secondo, e aveva tutti quei difetti da classico professore-universitario-snobbone. Non so come sarà l'esame. So solo che i saggi che devo preparare sono al limite del comprensibile, so che probabilmente al professore interesserà poco che Montale penso di averlo capito davvero, so che molto facilmente non mi ricorderò una sciocchezza e per questo mi manderà via (successo ad una mia amica ahimè). E allora io non potrò fare a meno di domandarmi (ancora): ma a loro, a questi professori, interessa davvero che noi capiamo? Oppure deve essere solo un sapere&sapere? E se non sai ti boccio, e se anche hai capito l'angoscia del male di vivere ma non sai ti boccio lo stesso.
Magari dico queste cose solo per potermi giustificare nel caso vada male, ma non credo: dopo cinque anni di saggi sono stufa. Sarei più rassegnata se non avessi mai incontrato professori validi, ma purtroppo ne ho incontrati: professori che ti ascoltano, parlano, e fanno passare l'esame come una chiaccherata (se hai studiato). O forse il mio lamento è solo la scoperta dell'acqua calda: i professori che insegnano nelle grosse università se ne fregano di te essenzialmente, forse anche loro non vedono loro di timbrare il cartellino e andare a casa.
Per finire...Montale non mi piaceva molto. E continua a non piacermi molto, ma adesso posso dirlo consapevolmente. Ma come persone mi piace, anche come poesia. Certe poesie sono bellissime quando le leggi, poi le capisci, e beh, sono un po' meno belle forse, vedere il male di vivere ovunque non è il massimo (Il che ci porta a quant'era angosciato Montale). Ogni volta che studio un grande autore penso sempre: come-è-possibile. Come è possibile sapere tutto questo, pensare tutto questo, conoscere tutto questo...senza scoppiare. Poi mi ricordo di chi sono (o dove sono: al limite del fuori corso) e tutto torna.
PS. Per non sapere intendo le piccolezze, in fondo sono solo più di mille pagine di poesie, esclusi i saggi, credo sia impossibile sapere tutto di ogni poesia, quindi se ti faccio l'analisi al momento e te la collego ai temi principali, beh dovresti essere contento. Ma sembra non sia così.
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