Fino all'ultima mezz'ora, Matteo Manera, Eris Edizioni |
Guidare è un processo che diventa meccanico quando lo fai continuamente. Arrivi ad un certo punto in cui tu non devi fare più niente, è il tuo corpo che agisce, per istinto. Ed è in questi momenti che la tua mente trova il tempo di osservare, guardarsi attorno e pensare. Una parte di te sta guidando, è attenta alla strada, l'altra rimugina. Sulla giornata che deve venire, sui vecchietti cui non dovrebbe più esser concesso uscire dal paese con la macchina, sul paesaggio sempre uguale a se stesso: desolante.
Matteo guida una moto da enduro, una moto che “borbotta”. Schiva un camion, sorpassa un vecchietto, insulta un automobilista. Una frase, una parola buttata lì apre la sua mente, libera i ricordi.
Enrico, le vacanze da bambino, l'adolescenza. Matteo ci racconta tutta la sua vita a pezzetti. Leggendo è come se fossimo dentro la sua testa, sotto quel casco da cui osserva il paesaggio che si sta popolando dei personaggi della sua infanzia.
Ad essere sinceri la sua vita non è proprio qualcosa di straordinario: Matteo ha vissuto una vita come tante altre, tranquilla, niente di impressionante in fondo, nulla che non abbiamo già letto in qualche altro libro. È il come racconta i suoi ricordi che mi è piaciuto: un disegno e una scrittura che lasciano trapelare il bambino ingenuo e spontaneo che era. E anche un po' imbranato, sempre con la testa tra le nuvole o tra le pagine di un libro.
Poi arriva l'adolescenza e Matteo cresce. Si legge la sua voglia di fare, di essere notato, di combinare qualche "ragazzata" ma senza la malizia di oggi. Rubare per sentire il brivido, per il gusto della sfida, non per il possesso. Ma quando agisci senza malizia succede che prima o poi ti beccano. E allora arriva la paura e prendi coscienza dei tuoi gesti, mentre te la fai sotto.
E poi di colpo non sai più dove sei, stavi guidando si, ma quanto tempo è passato?
Ripiombare in strada di colpo, senza ricordarmi come ho fatto ad arrivare lì.Ecco, è questo che mi è piaciuto.
Succede spesso, mi guida l'abitudine. Torno al comando quando si presentano situazioni anomale. Le code, per esempio.
Quando tra un ricordo e l'altro affiora la vita reale, le code, le macchine che non mettono la freccia. E tu non sai bene cosa è successo, affronti e poi te ne ritorni nella tua bolla di pensieri.
Fino all'ultima mezz'ora è un racconto delicato, un alternarsi di passato e presente forse già visto ma che non annoia, ti lascia invece una sensazione di allegra malinconia. Perché all'interno dei ricordi di Matteo è un po' come rivedersi: più o meno siamo lì, anno più anno meno, la sua infanzia è simile alla mia e a tante altre. Certo mancano i particolari caratterizzanti, ma quelli generali ci sono tutti. Le vacanze al mare in spiagge sovraffollate, le persone gentili, la televisione.
Mi è piaciuto e lo consiglierei a chi ama questi fumetti un po' così, dove non c'è una storia con un inizio e una fine ben definiti, dove tutto è un po' sfumato ma il gusto del leggere sta proprio qui, nell'abilità del narratore di coinvolgerti, di farti pensare, ricordare.
Un'ultima cosa. Di questo volume mi ha divertita anche la -breve- descrizione dell'autore che riporto pari pari:
Matteo Manera è nato a Mondovì ne 1984.
È cresciuto sognando di illustrare per vivere, ma si è preparato un piano B laureandosi in Fisica nel 2008.
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