La storia è ambientata in Giappone e, come si può vedere dalla copertina (di Francesco Sanesi), i protagonisti sono tre ragazzini di 6° elementare: Kiyama, lo spilungone; Kawabe, quello con gli occhiali; e Yamashita, il ciccione.
Il tutto inizia quando Yamashita va al funerale della nonna: ai tre ragazzini viene la curiosità di sapere come funzioni esattamente la morte.
Una curiosità ben strana, no?
Comunque, per soddisfare questa macabra curiosità, iniziano a tampinare un povero vecchio.
Lo osservano con attenzione e decidono che potrebbe essere questione di giorni; quindi iniziano a pedinarlo facendo veri e propri appostamenti. All'inizio con discrezione, ma poi, essendo tre ragazzini un po' sfigati, la discrezione va a farsi friggere e vengono scoperti.
E così, dopo vari battibecchi, Kiyama, Kawabe e Yamashita iniziano a frequentare regolarmente la casa del vecchio, sempre con la scusante di volerlo vedere morire, ma ben presto inizia a farsi strada un altro sentimento.
Amici è un romanzo per ragazzi, un romanzo di formazione.
La storia raccontata dura il tempo di un'estate: in pochi mesi i tre amici affronteranno un'esperienza che alla fine li vedrà trasformati in giovani uomini.
È un romanzo che sicuramente piacerà a chi ama il Giappone.
La storia ha come protagonisti tre ragazzini che sono molto amici tra loro, sono un trio, stanno sempre insieme. Non parlano molto di sé, di quello che provano, ma Yumoto Kazumi raccontandoci come passano il tempo ci fa capire molto di loro.
Sono bambini soli. Come tanti bambini giapponesi sono cresciuti in solitudine, con genitori distanti da loro: li guidano, li osservano, li fanno crescere ma non sono vicini. Forse per questo Kiyama, Kawabe e Yamashita stanno sempre così attaccati, anche fisicamente. Trovano conforto l'uno nell'altro, il loro legame è la loro forza.
Chi ci racconta la sotria è Kiyama, lo spilungono, quello intelligente, quello che sembra essere il più normale tra i tre. Yamashita è il ciccione: così lo chiamano gli altri, così si chiama lui, adeguandosi al suo status sociale. E Kawabe, quello con gli occhiali, è un piccolo sbruffone, bugiardo, instabile psicologicamente.
Ed è proprio lui ad avere la brillante idea di pedinare il vecchio, per vedere come si muore.
Che cos'è la morte? Cosa succede dopo che si è morti? Cosa significa morire?
Sono queste domande che spingono i bambini ad assecondare la stramba idea di Kawabe.
Una curiosità del tutto legittima che parte dall'episodio della nonna di Yamashita.
Tutti dobbiamo morire, ma cosa significa davvero morire?
Così conoscono il vecchio.
All'inizio è come giocare a guardie e ladri, a nascondino.
Dopo che vengono scoperti però inizia la storia vera e propria, quella che richiama il titolo, Amici.
I ragazzini trovano uno spazio, un luogo, una casa dove poter stare.
Il vecchio li accoglie malvolentieri, si lamenta di loro ma c'è. Li ascolta, li osserva, insegna da lontano.
Quello che poteva essere uno scherzo di cattivo gusto diventa una dolce abitudine: prendersi cura della casa, ascoltare il vecchio, piantare fiori, mangiare l'anguria.
In questo romanzo si racconta la più classica delle estati giapponesi, con una sottile malinconia che fa da sottosfondo.
Perché per i ragazzi arriva il momento di crescere.
Si diventa grandi in tanti modi.
Per i nostri tre protagonisti succede quando finalmente affrontano i bulli che da tempo li tormentavano.
Come?
Ammettendo la paura, ammettendo le nostre debolezze.
Dichiarare la loro paura e la loro amicizia li rende forti, li rende finalmente consapevoli della forza del loro legame. E poi saranno finalmente pronti, per l'atto finale.
Amici è un romanzo molto bello, delicato come quasi tutta la narrativa giapponese, fragile come le cosmee che i tre piantano nel giardino del vecchio: ci si aspettava che non nascessero, si era già fuori stagione, i semi erano troppo vecchi. Eppure fioriscono, crescono, resistono al temporale e poi sono ancora lì, quando tutto finisce.
Amici è un romanzo dal ritmo lento, come un'estate che non vuole finire; potrebbe venir voglia di lasciarlo perché non succede niente ma se si arriva alla fine ci si accorge che tutto è già successo. Mentre noi leggevamo, loro sono cresciuti. E una volta chiuso il libro, ci mancheranno.
“L'odore dolciastro che riempiva la stanza era quello dell'uva.
Sul tavolino c'erano quattro grappoli d'uva sistemati in una ciotola, e avevano un colore simile a quello del cielo di notte illuminato da un incendio lontano.
Di sicuro, prima di addormentarsi, il vecchio li aveva lavati pensando di mangiarli insieme a noi.”
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