sabato 22 giugno 2013

Venuto al mondo (libro), Margaret Mazzantini

E' un libro lungo, impegnativo, triste, duro.
Non so se mi sarei mai avvicinata a un libro simile di mia iniziativa.

Venuto al mondo, Margaret Mazzantini,
Mondadori, 2008
Di cosa parla
Questo libro parla di madri, figli e padri. Del desiderio di maternità, del significato del mettere al mondo un figlio: di quanti padri e madri siamo figli?
Nel libro ci sono anche la guerra, la violenza, la disperazione.
E' la storia di Gemma e Diego, dove lei è più grande di lui, più seria, più rigida, più triste; mentre lui è così intenso, curioso, sempre con la sua Leica in mano a fotografare pozzanghere.
Un'intensa storia d'amore che si corrompe, si sporca quando qualche ingranaggio comincia a non funzionare.
Una storia dimenticata in qualche angolo della vita di Gemma, finché un giorno non arriva una telefonata, da parte di un amico creduto perduto, il poeta-soldato Gojko.
E così Gemma parte con il figlio, destinazione: Sarajevo. 

Ho letto questo libro perché lo sta leggendo il mio quasi gruppo di lettura.

Non credo l'avrei preso in mano da sola.
E' uno di quei libri che all'apparenza traboccano di italianità da tutti i pori, ovvero: argomenti seri, personaggi tormentati, atmosfere tristi.

Se dovessi dare un colore alla cultura italiana
credo che il grigio sarebbe adattissimo.
Ora che l'ho finito se qualcuno mi domandasse: vale la pena leggerlo? Posso dire con certezza: si ne vale la pena.
Però sentirei il dovere di avvertire che è una lettura impegnativa, molto impegnativa.
Quando prendi in mano questo libro devi prenderti il dovere di finirlo se vuoi "godertelo", un po' come ho fatto io: mi sono imposta di finirlo solo per il gruppo di lettura.
Altrimenti credo che l'avrei mollato a metà.

Gojko, dal film. E' un bel personaggio, migliore di Gemma,
mi è piaciuto perché non cerca mai l'approvazione del lettore.

In Venuto al mondo la prima parte è un molto piatta secondo me: la minuziosa descrizione della vita di Gemma. Capisco che sia servito a descriverci perfettamente il suo stato d'animo, le sue lotte e le sue paure...però Gemma non è quel tipo di personaggio che senti "tuo", per cui speri nel lieto fine. Per questo ho trovato noiosa la prima parte, perché Gemma non mi ha coinvolto emotivamente: l'ho compatita, l'ho compresa ma non l'ho sentita vicina.

In questa parte inoltre, secondo, me ci sono alcune incoerenze. Diego è un fotografo amatoriale all'inizio, Gemma lavora in redazione, è precaria come dice lei stessa, allora come riescono a fare tutti quei viaggi a Sarajevo? Tutte le visite mediche, l'appartamento etc?
Non so, è una cosa che mi son domandata per tutto il romanzo.

Sarajevo. Una parte bella del libro è quando viene descritta
la vita quotidiana di questa città, che molti, io per prima,
conoscono solo per via della guerra, dei bombardamenti.
La svolta comunque arriva nella seconda parte, forse anche un po' dopo. Quando inizia la parte della guerra, delle granate, degli sniper.
Quella si che è interessante, che ti prende, che ti fa male.
E poi arriva la conclusione, che non ti aspettavi. Solo allora capisci la genialità e crudeltà della storia, l'orrore.
Però, come dire, la seconda parte del libro è quasi una storia a sé, quasi staccata dalla prima parte, legata solo dal sottilissimo filo conduttore del romanzo, la maternità.

Posso dire che il libro racconta una bella storia, però triste, triste, triste.
A chi lo volesse leggere direi di sforzarsi di arrivare alla fine.
E non so se è giusto che un libro ti "costringa" ad arrivare alla fine per poter essere apprezzato.
Secondo me un libro deve saper coinvolgere anche prima, deve stuzzicarti ad andare avanti.

In ultimo, nonostante abbia apprezzato la storia, non ho amato il modo di scrivere della Mazzantini.
Questo suo descrivere ogni singola scena, ogni gesto, con molta calma, mi ha esasperata; e l'alternarsi di poesia e imprecazioni mi dava l'impressione di guardare una ragazzina di chiesa che vuole provare l'ebrezza delle parolacce, un po' imbarazzante.
Nel finale la lentezza della descrizione diventa micidiale, ti stritola lo stomaco, anche se nella prima parte ti uccide di noia.

Lo scorso inverno è stato anche estrapolato un film dal libro, che guarderò al più presto ovviamente.

9 commenti:

  1. Nutro dei sentimenti contrastanti per la Mazzantini. E' un'ottima scrittrice, ma a volte mi urta il sistema nervoso. E lo fa perchè per dire qualcosa abusa della sua padronanza di linguaggio. Questa è l'impressione che ho, ogni volta che la leggo ... nonostante tutto. Tra l'altro, mi hanno detto che il film tratto da questo libro è straziante. La tua recensione mi ha incuriosito, me lo farò prestare ;)

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    1. Ah si ? Sul film come sempre- ho sentito tanti pareri contrastanti, gli attori mi piacciono, tranne la Cruz che è troppo bella per il personaggio XD. Secondo me cmq è straziante perché il succo della storia è straziante, te l'assicuro!
      Se lo leggerai, buona lettura :D

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  2. L'ho letto due anni fa. È stato il mio primo approccio alla Mazzantini e per me non poteva essere migliore. Non ho faticato per niente per arrivare alla fine, la storia mi ha presa subito e in due, tre giorni l'avevo finita. "Venuto al mondo" mi ha emozionata e stravolta come pochi altri libri. Il film devo ancora vederlo.
    Comunque dopo un primo contatto così esaltante volevo assolutamente approfondire la Mazzantini. "Nessuno si salva da solo" non mi ha convinta. "Mare al mattino" mi è piaciuto di più, ma l'ho trovato un po' frettoloso e sintetico. Ho sentito come se mancasse qualcosa, avrei voluto tante più pagine tra le mani. Adesso ho iniziato "Non ti muovere". Nonostante non siano tutti belli allo stesso modo di "Venuto al mondo" i suoi libri, la Mazzantini ha un modo di scrivere crudo e forte che non mi fa sbadigliare e che mi spinge ad arrivare velocemente alla fine. Tanto sono solo questioni di gusti!

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    1. Pensa che io per leggere la prima parte ci ho messo giorni.. (la parte con Fabio secondo me boh, c'entrava poco), la secoda (dalla guerra in poi) l'ho divorato in un giorno. Rimango dell'idea che siano troppo sbilanciati, forse fatto apposta eh.
      In passato avevo letto solo "Non ti muovere" ma anche quello non mi era piaciuto granché. Venuto al mondo lo apprezzerò sempre per la storia, questo si, mentre il modo di scrivere non fa proprio per me.

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  3. Ho letto questo libro l'anno scorso.
    Era nato da pochi mesi il mio terzo bimbo, era un periodo intenso.
    Quando sono entrata nel vivo ho cominciato a maledirmi "ma perché mi sono impantanata in questa storia proprio ora???".
    Per dire che sono proprio d'accordo con te sulla cautela ... io l'ho "incontrato" per caso (ma forse non era un caso) ed una volta invischiata ho dovuto andare avanti. Ma che scossone!
    La cosa che ho apprezzato di più è stato il racconto della guerra, così vicina e così poco conosciuta. Veramente importante.
    Invece gli ho trovato una lacuna enorme.
    La totale mancanza di interrogativi sul significato che una vita prenatale e postnatale del genere può avere in un essere umano.
    Come se fosse indifferente.
    Come se tutti i problemi che Gemma accenna di avere avuto con suo figlio fossero scorrelati, senza motivo, dovuto a tratti caratteriali ... ma dai ... vai così a fondo nei sentimenti di una donna adulta e nel suo bisogno di maternità e dimentichi del tutto quelli dell'altro essere umano che ne è così profondamente coinvolto?
    Tralasci la voragine che possono scavare dei primi mesi come quelli?
    Poi si colma pure la voragine, ma serve soprattutto averne la consapevolezza!
    Sarà che sono temi di cui mi occupo, ma l'ho trovata una mancanza proprio pesante. Un vuoto più pesante del pieno.

    PS. complimenti per le tue belle recensioni e questo prezioso blog.
    E per l'articolo sulle proposte editoriali per bambine, a cui sto pensando tanto.
    Caterina

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    1. Non oso pensare come sia stato leggere questo libro durante una gravidanza :P !
      Comunque anch'io ripensandoci a mente fredda ho notato questa lacuna...mi son detto che è perché il punto di vista assoluto è quello di Gemma: di lei sappiamo tutto, dei sentimenti degli altri molto poco se non quello che percepisce lei.
      Oppure mi son detta che forse fa parte del suo personaggio, il suo egoismo la spinge a non pensare ai sentimenti di Pietro, di Diego..forse riesce a comprendere solo quelli di Gojko.
      E' sopratutto il personaggio di Pietro che mi ha lasciata un po' male, il non spiegare cosa i suoi effettivi sentimenti al di là del suo essere un quindicenne...mi son domandata se tutte queste lacune appunto fossero volute o una dimenticanza...
      Poi non so, a me Gemma non è piaciuta proprio come personaggio.

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    2. No no, in gravidanza non avrei potuto .. il bimbo era nato ..e le notti lunghe ;)
      A me Gemma è piaciuta a metà. Mi ha intenerito a tratti. Anche nella sua incapacità di empatia mi ha intenerito, anche il suo papà alla ricerca di un riscatto ..

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    3. Gemma io proprio non l'ho sopportata, anche se credo sia dovuto anche al modo di scrivere della Mazzantini, che mi ha fatto venire l'ansia nel leggere il romanzo.
      A Diego mi sono affezionata di più, per le foto delle pozzanghere :), per il rapporto con il padre di Gemma, per la sua ingenuità...è stato doloroso scoprire la sua parte nella storia.

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  4. un grande romanzo, dalla prima all'ultima riga. il romanzo va letto con gli occhi di Gemma, è la sua vita, le sue emozioni, la sua sofferenza. ho condiviso con lei la sua spasmodica ricerca di una maternità, non solo fine a se stessa ma quale completamento della sua storia d'amore che sapeva benissimo correre sul filo di un rasoio. sapeva cosa le aspettava. ho amato lo stile, i periodi brevi e duri. ho amato ogni aggettivo, ogni sostantivo, ogni metafora..... grandioso!!!!

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