mercoledì 22 febbraio 2012

Nel mare ci sono i coccodrilli di Fabio Geda: il lungo viaggio di Enaiatollah, bambino afgano

Nel mare ci sono i coccodrilli - Fabio Geda
La storia
Tre cose Enaiatollah non dovrà mai fare: usare droghe, usare le armi, rubare. Sono le ultime parole che gli lascia sua madre, sussurate nella notte; la mattina dopo lei non c'è più.
Enaiatollah Akbari, afgano, a dieci anni è costretto a crescere. E' solo, in Pakistan, un paese che non conosce e di cui non conosce la lingua. Inizia a lavorare, per avere qualcosa da mangiare e un posto in cui dormire e lavarsi. Enaiatollah è bravo, è gentile, non ruba. Un giorno un mercante gli propone di fare il venditore per lui, con i soldi del suo lavoro avrebbe potuto comprare la merce  e poi dividere a metà i guadagni.
"Osta sahib, io non ricevo soldi per mio lavoro al samavat. Solo la possibilità di vivere lì."
Così inizia il lungo viaggio di Enaiatollah. Da un lavoro all'altro per racimolare ogni volta quel tanto che basta per vivere e poi per andar via, inseguendo il sogno di una vita migliore: dal Pakistan all'Iran, dall'Iran alla Turchia, dalla Turchia alla Grecia, dalla Grecia all'Italia. Un viaggio lungo quasi dieci anni. 

Il grande coraggio di Enaiatollah
La storia ha il sapore di uno schiaffo datoci da nostra madre. Veloce, forte, doloroso. E' la storia vera di un bambino di 10 anni abbandonato in quella parte del mondo che noi uomini occidentali non vedremo mai. Si, esistono tante altre storie di migranti, questa non è certo la prima e non sarà l'ultima a cui i media hanno dato voce, perchè leggerla? Perchè non te lo aspetti. Si sa come viaggiano i migranti, si sa che i bambini lavorano, si sa che in quei paesi non si può vivere tranquillamente. Si sa già tutto, ma non si conosce davvero: si preferisce compiangere la storia tragica sul momento ( i media ci hanno abituato a questo), pensare che esiste tanta gente cattiva, dimenticare. Quante volte si riflette davvero?
Enaiatollah Akbari
Leggendo questa storia non mi ha colpita la vita difficile di Enaiatollah. No, nessuna lacrima retorica, tanta amarezza semmai. Mi ha raggiunta la sua voglia di non arrendersi, di non accontentarsi, dettata dalla speranza e dalla disperazione. Quando non puoi dormire tranquillo, quando non puoi lavorare tranquillo ( a 10 anni), quando sai che verranno a cercare sempre te, il diverso, l'unica soluzione è partire. C'è tanta paura e tanta ingenuità in questo libro. Il coraggio di Enaiatollah è un mix di ingenuità e ignoranza. E' stato rimpatriato 2 volte, ha visto morire i suoi compagni di viaggio, è quasi morto lui stesso, ma non ha mai smesso di cercare un posto migliore. E non è vero che quando non si ha più niente da perdere è tutto più facile: in gioco c'è sempre la propria vita, fare una scelta è la differenza tra vivere e morire. 
Ha avuto anche tanta fortuna Enaiatollah. Se ha raccontato questa storia lo deve anche alle poche persone occidentali che l'hanno aiutato nel suo viaggio, a quei pochi italiani (purtroppo) che gli hanno fatto pensare che forse poteva fermarsi finalmente.
E' una storia che mi ha commossa per il suo grande coraggio, per la sua grinta, per aver sempre cercato di vivere dignitosamente nonostante tutto. La lotta per la sopravvivenza rende bestiali, ma Enaiatollah ha dimostrato che un'altra strada è possibile.
Qui sotto la cartina del viaggio di Enaiatollah.
Un viaggio di sola andata: Afghanistan-Torino
Il libro
Fabio Geda ha prestato la sua voce a Enaiatollah, scrivendo la storia come fosse una chiaccherata tra il bambino e l'autore. Non ho molto apprezzato questa modalità di narrare perchè i pochi interventi di Geda mi sono sembrati superflui e retorici.
 E' un libro scritto in modo molto semplice e diretto, un pregio e difetto. Difetto perchè per me la storia poteva essere approfondita e raccontata meglio: certe parti mi hanno incuriosita, avrei voluto saperne di più o gustarmi di più certi momenti. Ma così il libro avrebbe perso quella sua semplicità e freschezza che lo caratterizza e che lo rende leggibile da un pubblico composto da bambini e ragazzi. Pregio perchè i suoi difetti lo rendono fruibile anche da un ampio pubblico, quello che non legge molto, magari solo i libri più famosi. Un libro facile, veloce, 'leggero'.
La mia edizione era quella della Mondadorieducation: copertina morbida, brossura, ideale per lo zaino di un bambino/ragazzo. All'interno del libro sono state inserite delle schede informative sui temi trattati nel libro, schede che ho molto apprezzato: brevi interventi per avere un'idea di come funzioni il mondo dell'immigrazione. Ideali per un ragazzino che lo deve leggere per la scuola, ma anche per un adulto che vuole capire qualcosa di più.

Media
Questo libro ha venduto oltre 100mila copie, è stato caso letterario del 2010 e attualmente è in lavorazione un film. E' indubbiamente un libro di successo, magari non un best seller stile Fabio Volo con decine di ragazze urlanti ed eccitate fuori dalla libreria, ma ha comunque fatto breccia nei salotti letterari, primo fra tutti quello di Fazio (qui e qui). In rete ho letto anche commenti molto negativi e acidi su questo libro, critiche a Geda e critiche alla storia stessa. Non capisco queste critiche e le persone che si dicono stupite del successo di un libro comunque mediocre o chi ha detto che la storia può piacere solo a chi s'indentifica nel protagonista. Certo il libro non rimarrà negli annali della letteratura superseria: quello che per me deve rimanere è la storia di Enaiatollah, il modo in cui ha saputo vivere al di là di tutto. Oltre ovviamente a tutta la trafila dell'immigrazione, ma tutto quello per me viene dopo la sua straordinaria voglia di vivere.

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